AWAY TOGETHER_strecico

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Strecico

AU:
Stre e Cico sono due adolescenti, cresciuti in una piccola città circondata dalle montagne e dominata da una fabbrica che inquina l'acqua e l'aria.
L'omofobia e l'oppressione di quel luogo hanno sempre impedito loro di essere se stessi.
Cico desidera da anni andarsene, ci ha provato più volte ma è sempre stato fermato. Strecatto non l'ha mai creduto possibile, fino all'incontro col rosso, che lo ha portato ad un anno di divertimento e speranze per il futuro.
Quando un giorno Cico confessa al forse più che amico di aver trovato un minivan, i due decidono di aggiustarlo e fuggire.
Il loro piano procede al meglio, finché un brusco litigio rischia di rovinare i loro sogni e il loro futuro insieme.


Lo aveva fatto. Ci avevano impiegato mesi per progettare tutto e alla fine lo aveva fatto davvero. Spinto dalla rabbia, Cico, era davvero partito senza portarsi nulla del suo passato con sé. Nulla. Neanche Strecatto.
La storia del rosso era molto semplice: intrappolato in un lurido paesino di periferia, con un padre violento e senza la madre che lo aveva abbandonato a pochi anni di vita, aveva un giorno trovato un vecchio minivan abbandonato degno di essere ospitato in una discarica. Eppure lo aveva visto, aveva visto in lui del potenziale, una speranza per la sua fuga. Era l'unica cosa che desiderava: andarsene via da lì.
Non era un esperto di motori, ma era un ragazzo cocciuto e testardo che riusciva sempre ad ottenere ciò che voleva. Si era impegnato. C'è l'aveva davvero messa tutta.
Ed era stato in quel periodo, mentre cercavo di ricostruire pian piano lo strumento per raggiungere il suo sogno, che aveva incontrato lui, Strecatto.
Anche la storia di Stre non era così difficile da riassumere: abitava nello stesso paesino di Cico ma, al contrario del rosso, andava ancora a scuola. Amava il rosa, il viola, i fiori e l'arte. Era un ragazzo speciale, troppo diverso per potersi integrare con gli altri.
Ma a Cico ciò che gli altri definivano "strano" era sempre piaciuto.
Ed fu così che un incontro casuale li portò poi ad essere amici, a condividere un sogno, quello di andare via, e a sviluppare dei sentimenti l'uno nei confronti dell'altro. E se ne erano accorti, eccome se se ne erano accorti. Ma avevano litigato e Cico preso dalla rabbia e dal dolore aveva deciso di scappare. Scappare da tutto. Dalla violenza, dalla tristezza. Da quel paesino che da tempo gli stava troppo stretto. E dall'amore.
Ed ora guidava sulla strada deserta appena fuori da quella che per anni era stata la sua gabbia, tra il fianco di una montagna non abbastanza alta per essere definita tale ed una laguna troppo inquinata per farci qualsiasi cosa. Stava per esplodere. Non ragionava più, non percepiva più nessuno dei cinque  sensi. Guidava solo, premendo sull'acceleratore senza neppure riuscire a piangere. Era una cosa che gli era sempre venuta difficile, esternare i suoi sentimenti.
Si trovava in una specie di spiazzo formato da polverosa terra secca e giallognola prima di una curva. Il suo corpo fremeva, tremava. Quando ad un certo punto un rombo, come una sorta di scoppio, seguito da un rumore metallico, lo bloccò. E bloccò il veicolo. Si fermò, lì, tutto era immobile eppure Cico si sentiva come sballottato dalla corrente. Provò a riavviare il mezzo. Una, due, tre volte. Ma niente. Sentiva il motore azionarsi per pochi istanti e poi spegnersi. Poi più niente. Forse lo aveva sforzato troppo, forse il veicolo non era ancora pronto a partire. In effetti non aveva neppure finito di controllarlo ma non ci aveva pensato, trascinato da un turbinio di emozioni negative.
Scese velocemente dal minivan sbattendo il più forte possibile la portiera metà bianca e metà verde che gli sembrava di aver ridipinto una vita fa.
Iniziò a girare in tondo borbottando nervosamente tra sé e sé lasciando dei segni sul terreno sabbioso. Si portò le mani nei capelli scompigliati mentre la testa gli scoppiava. Non capiva più nulla.
Tirò un calcio alla lamiera del veicolo sulla quale, non molto tempo prima, Strecatto aveva disegnato dei fiori, dei bellissimi fiori colorati che risaltavano sullo sfondo lime. Un calcio e poi un altro. Si rimise le mani nei riccioli rossi che gli ricadevano disordinati sulla fronte ed un nodo alla gola gli bloccò il respiro.
E solo allora pianse.
Enormi gocce salate gli scivolarono dagli occhi solcandogli le guance e cadendo pesantemente a terra tra la polvere. Era distrutto. Stava per esplodere ed era esploso, esploso in un pianto fatto di singhiozzi strozzati e lacrime che racchiudevano un dolore troppo grande.
Gli sembrava di star impazzendo. Voleva ragionare, calmarsi, riflettere, ma tutti i pensieri gli vorticano in mente in modo confusionario sovrapponendosi gli uni agli altri.
Poi, una voce. Una voce flebile e gentile che racchiudeva profonda tristezza e dispiacere, parlò con un tono estremamente preoccupato: <Cico...>
Il rosso alzò lo sguardo, riconoscendo quel suono, e per un attimo le lacrime smisero di scendere ma lui non smise di piangere. Sollevò i suoi occhi gonfi e arrossati, inarcando le sopracciglia in un'espressione di stupore, speranza e sensi di colpa, come chi, dopo aver compiuto un atto terribile, si vede porgere la mano in segno di aiuto.
Strecatto, vedendo l'altro sconvolto e riconoscendo in lui un dolore mai visto prima si precipitò verso il rosso. Gli afferrò il viso tra le mani in modo che i loro occhi si incastonassero e lo guardò dolcemente.
<Hey, hey... Va tutto bene> disse, mentre la sua voce iniziava a tremare <Hey, tranquillo, ci sono io adesso, okay?>
E una piccola lacrima gli bagnò la guancia.
Stre si alzò in punta di piedi senza mai lasciare la presa dal viso dell'altro e fece congiungere le loro fronti.
<Ce ne andremo via da qui insieme> sussurrò chiudendo gli occhi <D'accordo?> continuò mentre altre delicate lacrime gli sfioravano le guance.
Cico annuì freneticamente, con il cuore che ancora batteva a mille ed il tornado nella sua mente che piano piano si calmava.
Strecatto si staccò, allontanandosi di pochi centimetri e riaprendo gli occhi. Con un dito asciugò una delle ultime lacrime di Cico che, poco prima, avevano ripreso a scendere lentamente.
Scrutò il viso stanco e sconvolto del rosso. Anche così, era bellissimo. Strecatto non riuscì a trattenersi. Con uno scatto fulmineo unì le loro labbra in modo quasi violento. Era un bacio semplice, ma pieno di passione.
Cico appoggiò le sue mani sui fianchi di Stre stringendolo a sé come da tempo desiderava fare.
Assaporò le sue labbra, poi lo sollevò e lo spinse contro il minivan. L'impatto tra la sua schiena e il rigido metallo del veicolo fece mugugnare Stre che però si strinse ancora di più a Cico.
Il rosso portò la mano destra accanto al viso di Stre, in modo sia da reggersi che bloccare l'altro.
Le loro labbra e i loro corpi erano come calamite che si attraevano senza riuscire a staccarsi.
Approfondirono il bacio trasformandolo in uno ancora più passionale, con le loro lingue che si rincorrevano e le loro bocche che si rincollavano immediatamente ogni volta che dovevano allontanarsi di qualche millimetro per permettere ai due di respirare.

Fu Cico il primo a separarsi definitivamente dall'altro, ponendo fine a quel bacio tanto agognato e che avrebbe volentieri voluto continuare.
Il rosso guardò l'altro, che come lui respirava con affanno cercando di riprendersi.
<Wow> ridacchiò Stre, completamente rosso in viso.
<Già> rispose Cico, sorridendo.
<È stato stupendo...> sussurrò Stre dopo essersi accoccolato al petto del rosso. Il maggiore lo avvolse tra le sue braccia appoggiando la testa sulla sua socchiudendo gli occhi.
<Come ai fatto a raggiungermi?> Chiese poi, dopo diversi minuti di silenzio.
<Ho corso> Disse l'altro.
<Ma tu odi fare sport>
<Già> Rise Stre.
Cico gli accarezzò i morbidi capelli sempre ben curati.
<Ti amo gattino> Sussurrò col cuore in gola.
<Anch'io> Rispose Stre.
Sorrise e si strinse ancora di più a Cico.
Mai, in tutta la sua vita, era stato così sincero.



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*FANART NON MIA*

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