IL MIO PATROCLO_Lyontobbi

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Lyontobbi

Universo: i wgf sono degli adolescenti, vivono nella stessa città e sono compagni di classe

Cico's pov

Eravamo alla lezione di storia, la seconda ora consecutiva. L'argomento della lezione era la guerra di Troia, uno dei più importanti avvenimenti del mondo greco, che avrebbe influenzato le dinamiche della storia di tutti i secoli a venire.
O almeno così diceva il prof.
In verità lo diceva di tutti gli argomenti, dalle pitture rupestri degli uomini preistorici all'istituzione della prima città stato.
Forse era vero, forse ogniuno di quegli eventi era un tassello fondamentale per l'evoluzione umana.
O forse lo diceva soltanto perché era pagato per insegnare e quello era un vano tentativo di farci ascoltare.

Che poi, l'argomento in sé, e anche la storia in generale, non mi dispiaceva affatto. Trovavo anzi molto interessanti le guerre, le tattiche militari e le dinamiche con cui si svolgevano. Ma la voce piatta e inespressiva del professore prosciugava in me ogni più piccola forma di interesse.
E così, a dieci minuti neanche dell'inizio della lezione, mi ritrovavo a pasticciare il libro di testo scarabocchiando semplici disegni e ghirigori.
In quel momento stavo realizzando un piccolo fumetto: Achille che infilzava con una lancia Ettore, trapassandogli lo stomaco e tenendolo sollevato per aria, dopo che il troiano aveva ucciso Patroclo, fedele compagno di armi del mitico eroe.
Infatti il prof ci stava spiegando il profondo rapporto tra i due che, cresciuti insieme, erano non solo l'uno il compagno militare dell'altro ma veri e propri migliori amici, che avrebbero fatto di tutto per proteggerci a vicenda. Secondo alcuni, ci disse, erano anche cugini.

Ero nel mezzo della mia accurata rappresentazione artistica, quando qualcosa mi colpì dietro la nuca. Mi girai, confuso e leggermente infastidito, portandomi una mano nel punto in cui ero stato colpito e scrutai i volti dei miei compagni. Erano tutti distratti, chi col cellulare chi tra i propri pensieri, e nessuno di loro mi stava guardando.
Abbassai lo sguardo esaminando il pavimento, per capire che cosa mi avesse colpito. Dietro di me, tra le gambe di ferro della sedia, una pallina di carta appallottolata era immobile sulle piastrelle. Col piede, la spinsi il più possibile fino a farla arrivare in avanti e poi, facendo attenzione a non farmi vedere dall'insegnante, l'afferrai in fretta.
Appoggiai la pallina sul banco, seguendo con gli occhi lo sguardo del prof e quando fui sicuro che non mi notasse, spiegai la carta seguendo con cure le pieghe in modo da non romperla.
La carta spiegazzata si rivelò un foglietto. Un breve messaggio scritto sopra, l'inchiostro rosso brillante sulla superfice leggermente macchiata dallo sporco del pavimento e della suola con cui l'avevo trascinata.

"Vuoi essere il mio Patroclo? ;-) ♡"

Fissai il foglietto per un istante, tenendolo ben aperto sul banco davanti a me.
Riconobbi immediatamente la scrittura: il tratto deciso, la linea precisa, una piccola sbavatura sulla doppia s, le l leggermente storte.
Lyon.

Mi girai, alla ricerca del mio compagno di classe, nonché uno dei miei migliori amici da sempre. Era lì, ultima fila, terzo banco partendo dalla finestra. Mi ero girato così tante volte verso di lui durante le lezioni che ormai conoscevo la posizione a memoria.
Quando notò i miei occhi su di lui sul suo viso comparve un sorriso strano, una specie di ghigno, le guance leggermente arrossate. Non riuscivo a decifrare quello sguardo.
Sembrava uno di quei sorrisi che faceva subito dopo aver risposto ad un insulto con una battuta sottile e tagliente, di quelle il cui messaggio ci mette un po' ad essere recepito, e che, quando vedi l'espressione dell'altro mutare da confusione a rabbia, è un piacere assurdo.
Ma il volto di Lyon in quel momento aveva qualcosa in più, o forse in meno.
Non conteneva tutta quella gloria, era come sospeso su un filo, come se stesse aspettando la reazione alla sua battuta, incerto se verrà capita o no. Era una spavalderia finta, che celava un qualche nervosismo, o forse un'insicurezza.
E poi, aveva un non so che di malizioso.

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