VAMPIRE_ciconauts

222 7 1
                                    

Ship: CicoNauts
Universo: una realtà in cui "mostri" come vampiri e lupi mannari vivono nascosti tra gli uomini comuni

!poco sangue (ma veramente poco)!

In un paesino in periferia di una grande città, in fondo ad un lungo viale, c'erano due case pressoché identiche. Una aveva le pareti esterne rivestite con pannelli bianchi, gli infissi azzurri, una recinzione di legno chiaro ed era fiancheggiata da un grande caco sul quale stavano già crescendo i primi frutti. La seconda, invece, abbandonata da tempo, aveva le pareti scrostate, il giardino incolto e alcune finestre rotte.
Proprio in questa casa si trasferì la famiglia di Alex con l'intenzione di ristrutturarla e riportarla al suo originario splendore.
E in poche settimane riuscirono a fare molto: per quanto l'esterno fosse ancora privo di vernice, cambiarono le finestre, sistemarono i pavimenti, aggiustarono i bagni e cambiarono completamente la cucina.
Una mattina, proprio in quella stanza, mentre Alex sedeva tranquillo sul divano, la madre stava cucinando una torta. Stava mescolando i vari ingredienti quando si accorse della mancanza dello zucchero e così mandò il figlio maggiore a chiederne un po' al vicino, che le era parso "così gentile e cortese" quando, qualche sera prima, si era venuto a presentare.

Dopo pochi metri il ragazzo si ritrovò davanti alla casa del vicino, di cui fino ad ora aveva visto solo l'esterno, dato che le porte e le finestre restavano sempre chiuse. Provò a suonare il campanello, scoprendo che era rotto e così dovette usare il battente di ferro grigio attaccato alla porta. Prima ancora di riuscire a finire di battere, però, la porta si spalancò con uno scatto.
Apparve un ragazzo alto, avvolto in una vestaglia nera dai ricamo bordeaux che copriva tutto il pallido corpo. Aveva un aspetto magro, ma forte, e sembrava avere più o meno la stessa età di Alex. Aveva l'aria assonnata, il viso asciutto, il mento prorompente, le orecchie leggermente a sventola e le labbra sottili dalle quali spuntavano i due canini bianchi come la luna piena. Alcuni ciuffi rosso scuro gli ricadevano sugli occhi, piccoli e grigi. Si teneva lontano dalla luce che entrava dalla porta come se fosse del veleno.
"Buongiorno!" disse con un'allegria che stonava col suo aspetto.
"Salve...." rispose Alex con indecisione "sono il suo nuovo vicino..."
"Ah, il figlio di Sara giusto? Sono passato a presentarmi qualche giorno fa, ma eri a scuola. Come posso aiutarti?"
"Beh, vede, non vorrei disturbarla..."
"Nessun disturbo, tranquillo, dimmi pure."
"Stava facendo un torta, mia madre, ma abbiamo finito lo zucchero e mi ha chiesto di..."
"Vado subito a controllare in dispensa! Accomodi pure in salotto." Disse con un cenno della mano invitando l'ospite all'interno.
Alex entrò piano in casa, quasi impaurito, e si accorse con stupore di quanto fosse ospitale: un ampio open-space includeva il soggiorno e la sala da pranzo, tutto in stile minimalista, sul bianco e sul grigio. Nonostante le finestre fossere chiuse, l'ambiente era ben illuminato da molte lampade a led dalla luce fredda. Appesi alle pareti c'erano molti quadri impressionisti e una piccola scultura polimaterica di una ballerina faceva bella mostra di sé su di un espositore classicheggiante.
Alex si girò verso il padrone di casa, stava per chiedere qualcosa, ma si interruppe ancora prima di iniziare, poiché egli era scomparso nel nulla.
Confuso si guardò un po' attorno, notando una credenza di legno dipinta di bianco contenente una vasta serie di alcolici conservati in bottiglie di cristallo dall'aria antica.
"Ricordo quando ho preso ciascuna di quelle."
Un brivido gli percorse la schiena e il ragazzo si voltò di scatto. Era riapparso il proprietario.
"Purtroppo ho terminato lo zucchero. Sai, non sono un amante dei cibi dolci"
"N-Non importa"
"Se vuoi, però, può rimanere a farmi compagnia."
"N-no, a dire il vero ora devo proprio andare....Mia madre, mi sta aspettando..."
Balbettò Alex con una risata alquanto nervosa.
Indietreggiò ma, nel tentativo di uscire il più in fretta possibile, inciampò e fece cadere l'espositore con la statuetta.
Veloce come un lampo, il proprietario riuscì a prendere al volo la ballerina nonostante, in quell momento, fosse dall'altra parte della stanza.
"Ma- ma come ha fatto?!" chiese Alex allibito.
"Degas era il migliore, non pensa anche lei?" rispose l'altro, ignorando completamente la domanda.
"Questa è originale, sai? Me la regalò per il mio decimo compleanno. Ho sempre amato la sua arte..." si fermò con un lungo sospiro. Sembrava in un altro mondo, perso nei ricordi. Poi, un attimo dopo, raddrizzò la schiena, come se avesse appena preso una scossa: "Cioè, insomma, volevo dire... 'me la regalarono', i miei genitori... già!"
Alex guardò per qualche istante il vicino: i denti, la carnagione chiarissima, le finestre chiuse... Gli sembrò di essere colpito da un fulmine.

WGF one-shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora