CANE E GATTO_strecico

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Universo: mondo reale, Cico (Nicola), Stre (Federico) e gli altri wgf sono adolescenti che abitano nella stessa città.

Ship: Strecico ("enemis to lovers" adolescenziale), Spyon (giusto un accenno)

Warnings:  parolacce, litigio (non troppo violento), attacchi di panico, riferimenti a violenze domestiche (non descritte)

!oneshot lunga

🌩️~🌷~☀️

I raggi del sole filtrarono attraverso le serrande semi aperte colpendogli il viso ancora addormentato. Si tirò su sedendosi sul letto e si stropicciò gli occhi intorpiditi dal sonno. Gli ci volle qualche secondo per mettere a fuoco la stanza. Un forte senso di smarrimento misto a confusione lo colpì mentre si guardava attorno: le spoglie pareti bianche, i mobili di legno chiaro appena comprati, gli scatoloni ancora ammassati negli angoli, i pochi oggetti già tirati fuori sparsi in giro... Si sentì completamente estraneo a tutto ciò che lo circondava.
Nicola, diciassette anni, si era appena trasferito in una nuova casa, in un nuovo quartiere, in una nuova città, in una nuova provincia, in una nuova regione, completamente diversa dal luogo in cui aveva sempre vissuto. Aveva abbandonato quel poco che aveva, ma che per lui era tutto, ed era partito con la madre e la sorellina, ritrovandosi in quel mondo alieno, nel quale gli sembrava impossibile riuscire a trovare posto.
Si alzò stancamente dal letto con una smorfia e si avvicinò all'armadio. Spalancò le ante e afferrò il primo paio di jeans che vide. Poi si spostò di lato ed aprì uno scatolone con su scritto "magliette estate" in grosse lettere di indelebile nero. Dopo averci frugato un po' dentro ne tirò fuori una T-shirt semplice, rosso accesso, senza né scritte né disegni. Uscì dalla stanza, ritrovandosi in un lungo corridoio ben illuminato. Si guardò velocemente intorno per poi scegliere la porta sulla destra. Entrò silenziosamente nel bagno e appoggiò i vestiti sul bordo del lavandino. Aprì il rubinetto dell'acqua fredda e se ne gettò un'abbondante quantità in faccia. Alzò lo sguardo davanti a sé, verso un pensile con un'anta a specchio che pendeva storta sui cardini. Si sistemò di lato il ciuffo rosso leggermente bagnato sulle punte. Rimase qualche secondo a scrutare il suo riflesso immobile. I lineamenti squadrati, gli occhi neri. Il colorito non uniforme. La voglia color fragola sul lato destro del viso. Il volto stanco. Era come guardare un estraneo. Afferrò l'asciugamano appeso a lato del lavandino e lo passò frettolosamente sul viso. Dopodiché prese il piccolo astuccio blu che conteneva spazzolino e dentifricio e si lavò i denti. Si cambiò e si diresse al piano inferiore.
Appena finito di scendere le scale lo raggiunse la dolce voce della madre, che lo salutò in modo affettuoso, come sempre. Nicola, però, si limitò a rispondere con un mugugno e una piccola smorfia. Nonostante sapesse che non era colpa sua se si erano trasferiti, nonostante sapesse che, quello che aveva fatto, lo aveva fatto per lui e sua sorella, per proteggerli, nonostante lo sapesse, non riusciva a non sentire uno specie di astio verso di lei. Si sedette al tavolo e afferrò la fetta di pane tostato con un lieve strato di burro che la madre gli aveva fatto trovare sul piatto. Mangiò la colazione e bevve il bicchiere di spremuta d'arancia che aveva davanti, per poi alzarsi borbottando un confuso "grazie" e uscire dalla cucina. Non appena mise piede in salotto fu travolto da un piccolo lampo peloso che si era svegliato sentendolo arrivare. Qualche giorno dopo il loro arrivo nella casa (e nella vita) nuova, sua madre era tornata da lavoro con Tobia, un cagnolino color nocciola i cui occhioni, Nicola lo sapeva, servivano ad addolcire la pillola del trasferimento. E con sua sorella aveva funzionato. Ma per quanto il rosso amasse i cani -e ne aveva sempre desiderato uno di un bel marroncino chiaro proprio come Toby- quello gli era sembrato solo uno stupido mezzo per far stare bravi lui e sua sorella. Nonostante ciò, Nicola si abbassò ad accarezzare il cucciolo. "Non è mica colpa tua", aveva pensato quando lo aveva ricevuto. Il cagnolino scodinzolò felice e saltò in faccia al padrone nel tentativo di leccargli il viso. Il rosso evitò il contato parandosi con le braccia, poi si alzò dando due piccole pacche sulla testa dell'animale ed afferrò il collarino rosso e il guinzaglio abbinato che erano appoggiati sul comodino accanto al divano. Alla vista degli oggetti il cucciolo si agitò ancora di più. Si muoveva talmente tanto che Nicola faticò a mettergli il collare, ma, dopo essere riuscito ad attaccare anche il guinzaglio, afferrò la felpa nera appoggiata sullo schienale del divano, mise in tasca il telefono e si avvicinò all'ingresso. Avvertì la madre che stava uscendo a portare fuori il cane e, senza aspettare una risposta, si chiuse la porta alle spalle.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 16 ⏰

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