DRIVE-IN_piadinatobby

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Universo: i wgf sono adolescenti, Cico e Piadina sono amici di infanzia e compagni di scuola

Ship: piadinatobby, Cichita×Cico, spyon, Alex×boy

Avvertenze: parolacce (scherzose), qualche crimine secondario (tipo un mezzo furto d'auto), Cichita leggermente antipatica e molto noiosa, e poco poco angost
Oneshot "lunghina" (10 000 parole, circa)

Ship richiesta da ryufy8 che ringrazio!

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E quindi sono qui, seduto nell'auto che ho preso senza permesso a mio padre, parcheggiato ad un drive-in, a petto nudo dopo aver macchiato una camicia di marca che non potrò mai più riportare in negozio, mentre viene proiettato un film terribile, con accanto il mio migliore amico di sempre, che non è assolutamente gay, e che mi ha appena baciato. Wow.

Okay, okay. Penso che sia necessario fare un passo indietro, per capire la situazione.
È iniziato tutto qualche giorno fa...

<Cazzo, cazzo, cazzo!>
<Cicotobbi, modera i termini!>
<Scusa, mamma, sono stra in ritardo per uscire>
<Questo non giustifica le parolacce. E poi la tua scuola inizia fra un'ora.>
<Lo so, ma dobbiamo consegnare il progetto di scienze prima dell'inizio delle lezioni. Dove cavolo ho messo le scarpe...>
<Sai, dubito che siano tra i cuscini del divano.>
Avevo alzato lo sguardo ed incrociato quello di mia madre. È una bella donna, ed è anche gentile. Non mi stupisce che mio padre si sia innamorato di lei. Teneva i capelli in alto con una grande pinza, che però non riusciva a racchiudere tutti i suoi ricci rossi. Non l'ho mai vista dal vivo con i capelli sciolti, solo in una foto, appesa in salotto. L'ha scattata mio padre, lui adora la fotografia. In quella foto mia madre era molto più giovane, ma il suo sorriso è lo stesso. Anche i suoi occhi. I miei sono dello stesso colore, ma il suo azzurro ha sempre avuto dentro una scintilla che io non ho mai avuto. Quando ero piccolo una volta le avevo chiesto cosa fosse. Mi aveva risposto "amore". Disse che un giorno l'avrei avuta anch'io.
<Devi fare colazione.> Aveva uno sguardo severo, di quelli che solo le madri sanno fare.
<Non posso, Piadina mi sta aspettando. Se arrivo ancora in ritardo mi uccide.>
<Almeno prendi qualche biscotto.> Aveva fatto un sospiro e mi aveva sporto il piatto. Avevo afferrato una manciata di biscotti e mi ero girato: stavo ancora cercando le mie scarpe.
Mia mamma aveva scosso la testa con aria sconsolata: <Nella scarpiera>.
Mi ero avvicinato al mobile e avevo aperto l'anta, trovandomi difronte le mie Vans rosso fuoco, ammucchiate insieme a diverse altre scarpe. <Chi le ha messe qui?>
<Intendi al loro posto?>
<Non è il loro posto.>
<Fila, prima che che faccia diventare il sedere dello stesso colore delle scarpe> Aveva quello sguardo da "io ti ho creato, io ti distruggo". Avevo annuito e preso le scarpe, ma con le mani occupate dai biscotti non riuscivo a metterle. Così me li ero spinti in bocca e mi ero messo le scarpe, sotto lo sguardo di disapprovazione di mia madre.
Avevo afferrato lo zaino e le chiavi di casa e avevo aperto la porta. Prima di uscire mi ero girato verso mia madre, boffonchiando un "ciao" mentre sputavo pezzetti di biscotto a terra. Mi aveva guardato male ma non era riuscita a non sorridere. Le voglio un bene dell'anima.

Ero uscito e avevo afferro la bici che puntualmente lancio sul prato davanti casa quando torno. <Dio solo sa perché non te l'hanno ancora rubata.> Piadina mi aspettava alla fine del vialetto, sulla sua bici gialla. L'estate scorsa ha deciso che la voleva nera, ma non aveva della vernice così ha avuto la brillante idea di rivestirla con lo scotch da elettricista. Dopo neanche due settimane ha iniziato a staccarsi, e ora la sua bici sembra un'ape che ha avuto un incontro ravvicinato con le ruote di un tir.
<Oh, dio lo sa eccome> ero corso verso di lui spingendo la bici <questa cosa è un catorcio.>
Aveva riso. Ha una bella risata. Non è limpida, anzi, sembra grezza e a volte gracchia un po' ma è sempre vera e piena. Ed è assolutamente contagiosa, quindi avevo riso anch'io.

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