if you're hearing this, I'm sorry

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Universo: minecraft posseduto (la serie dove Lyon, Anna e Cico esplorano il mondo trovato nelle USB "infestato" dall'intelligenza artificiale) [ma trattata come effettiva serie del canale]

Ship: nessuna in particolare (la Spyon è canon perché è ambientata nel mondo reale; LyonTobbi come friendship)

Warning: un po' "horror" (sulla falsa linea della serie ma in realtà non succede nulla), triste :)

~🌱~🌹~🥀~

"Se stai ascoltando questo, mi dispiace."

<Lyon...> la voce assonnata di Anna protestò impastata, seguita da un breve mugugno di Cico.
Era presto, lo sapeva. Prestissimo. Il giorno prima aveva registrato fino a tardi con loro. Quando finalmente avevano terminato aveva augurato loro la buona notte e aveva garantito a tutti la mattinata dell'indomani libera. Se lo meritavano. E anche lui, che si impegnava al massimo nei video, sarebbe dovuto andare a dormire. Ma non era riuscito a resistere. Amava i misteri. E quello, da tempo, era il più intrigante che gli fosse capitato. Si era sentito pervaso da quella vecchia, intrigante, curiosità verso il pericolo e l'ignoto, una spinta quasi originaria che non percepiva da anni. E quindi non ce la aveva fatta. Non era riuscito a resistere. Aveva continuato. E quello che aveva trovato non avrebbe potuto aspettare un secondo di più.

Lyon sapeva che si erano persi qualcosa. Qualcosa di grosso. Gli mancava un tassello, se lo sentiva. Era un groviglio annodato nello stomaco e nel petto, qualcosa che lo spingeva ad andare avanti e che lo teneva indietro, ancorato a quel mondo, a quelle chiavette, a scoprire tutta la verità, qualunque essa fosse stata. Così, quella sera, mentre si rigira nel letto, ripercorrendo ogni blocco di quel mondo, come da qualche tempo aveva preso a fare prima di addormentarsi, ad un tratto, si alzò. Andò al computer. Lo accese. Entrò su minecraft, sull'ultimo salvataggio che gli era stato recapito. Lo giró, da cima a fondo, ogni casa, ogni stalla, ogni coltivazione, dalle costruzioni più normali a quelle più strane. Una volta, due, tre... Rilesse il diario, ancora e ancora. Quello era l'ultima versione del mondo, da tempo non ne riceva un'altra, perciò doveva essere lì, la risposta, doveva per forza trovarsi lì. Ma dov'era? Ma cosa era? Come aveva fatto a non trovarla? Lui aveva visto tutto, esplorato tutto. Se era lì come era possibile che non l'avesse ancora trovata? Perché era lì. Doveva essere lì. Aveva esplorato tutto. Tutto. Tutto tranne...
Come un fulmine si rese conto che c'era un luogo in cui non era andato, quello che temeva di più e che, forse, inconsciamente stava evitando. L'origine di ogni mondo, lo spawn, il cuore da cui parte il primo battito, e che in quel mondo era un cuore malato, mangiato da una piaga oscura. Là la bedrock sembrava essere risalita come un fiume che scorre al contrario ed era sgorgata fuori dalla terra insieme a redstone e rocce nere. Là, l'aria sembrava farsi pesante, come se d'un tratto si fosse entrati in una bolla densa e soffocante. Là, tutto era iniziato e là doveva esserci la risposta.
Un senso di nausea pervase il suo corpo quando prese il piccone e iniziò a scendere, navigando nel buio in un tunnel a spirale. E scese, scese, scese finché più in fondo non sarebbe potuto andare. Si guardò attorno, nel buio più totale, finché una fioca luce rossa non attirò il suo sguardo. Le andò incontro e, accanto ad una torcia di redstone, trovò una cassa. Intorno il nulla. La aprì, con il cuore che palpitava nel petto. Dentro, al centro, due soli oggetti: un disco musicale dai bordi scheggiati e un giradischi. Li prese, la mano che tremava per la tensione. Provò a leggere il titolo del disco, ma questo era formato da un insieme di carattere e segni incomprensibili, che sembravano muoversi sotto i suoi occhi. Preso dalla curiosità, con una sconsideratezza impulsiva, lo inserì nel giradischi. Il silenzio. Un ronzio. E poi, all'improvviso, un intruglio di rantoli, gracchi, mormorii, rumori metallici e grida incomprensibile e così forte da fare male. Dopo un attimo di shock e confusione, tolse il più velocemente possibile il disco, gettandolo a terra e allontanandosi terrorizzato. Uscì dal mondo e chiuse tutto.
Chiuse gli occhi e fece un grande respiro, due, tre. Si calmó. Gli ci volle un attimo, ma prese coraggio e riaprì il gioco. Rientrò, afferrò il disco e, con il cuore in gola, lo rimise. Con grande sforzo cercò di ascoltare, distinguere qualche suono, magari una voce o una parola. Non resistette più di un minuto. Aspettò un attimo e riprovò.
E riprovò di nuovo. Ma ogni volta era come se il caos dei rumori cambiasse, senza una spiegazione o una costante. Eppure doveva essere lì, la risposta, la verità, doveva essere lì, in quel disco, lo sapeva. Era l'ultimo mondo, doveva per forza essere quello. Se non era quello, se non era lì, allora dov'era?
E in quel momento gli venne un'idea. Se per trovare risposte era dovuto tornare all'origine del mondo, allora forse avrebbe dovuto farlo anche nel tempo. Uscì dal gioco, aprì la cartella in cui teneva i vari salvataggi di quel mondo. Selezionò il primo. Lì tutto aveva avuto inizio.
Entrò, andò allo spawn e iniziò a scavare. Arrivò al fondo, cercò la torcia di redstone, la raggiunse e aprì la cassa. Un disco rotto e un giradischi. Prese il primo. Cercò il titolo ma non c'era scritto nulla. Lo inserì nel giradischi. Silenzio. Attese. Ancora silenzio. Silenzio. Altro silenzio. Aspettò per diversi minuti ma non vi era altro. Rimase fermo, teso verso le casse ma nulla. Alla fine il disco finì, senza aver emesso un suono. Provò una seconda volta. C'era solo silenzio.
Non si scoraggiò. Chiuse tutto ed entro nel secondo salvataggio. Spawn, scava, fondo, torcia, cassa, giradischi, disco. Non se ne accorse subito, ma questa volta aveva un nome. Una sottilissimo striscia dritta, quasi trasparente. Lo inserì nel giradischi. Nulla. Lo rimise. Niente. Dovette ascoltarlo una terza e poi una quarta volta per rendersi conto non era così. C'era una suono, un bisbiglio, quasi impercettibile. Alzò al massimo il volume ma fu inutile, il suono del disco non aumentava.
Aprì il terzo salvataggio. Spawn, scava, fondo, torcia, cassa, giradischi, disco. Questa volta il titolo era una linea, lievemente zigzagata, poco più visibile della precedente. Ascoltò il disco con estrema attenzione. Lo reinserì altre due volte. Il suono era appena udibile. Un brusio.
Andò avanti così, tutta la notte, con un ritmo quasi ossessivo, con una tensione maniacale. Ogni volta il nome del disco era più evidente, sia come tratto che come caratteri, prima segni indistinti, senza significato, poi delle lettere mischiate, ma non delle parole vere. Ogni volta la registrazione era più forte e distinta, ma mai chiara. Cambiavano timbro e suono, ma non vi era mai nulla di concreto.
Pensò più volte di chiamare i suoi amici. Sarebbe stato utile, oltre che giusto. Ma non riuscì a staccarsi neanche un attimo dall'impresa, nemmeno il tempo necessario per svegliare Anna.
Finì il giro. Era l'alba. E lui era distrutto. Ma non poteva fermarsi. Non quando era così vicino. Tornò nell'ultimo salvataggio. E quello che scoprì, fu devastante.

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