VI

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"Joey, Joey svegliati, è solo un brutto sogno"

Il piccolo cerca di aprire gli occhi ma è difficile per via della luce della lampadina accesa.

-l'ho sognato ancora-

"stai bene?"
"si, grazie Anne"

-mi sono riaddormento sul divano-

Si strofina gli occhi e si alza portando con sé la coperta che ha addosso.

"Vado nella mia stanza"
"va bene"

-a distanza di 1 anno continuo a sognarlo, mi ero anche illuso che stesse venendo verso di me per attaccare bottone, e invece...
Sono proprio un cretino.
Sono solo un cretino.
Ha ragione mio padre.
Ha ragione mia madre.
L'unica che forse mi vuole bene è Anne, in questo anno si è proccupata per me, dopo quello che è successo sembra spaventata, come se ora avesse paura di perdermi.
Forse anche mia madre, ma non me lo dimostra al 100%-

Il piccolo si infila nel letto, prende il telecomando da sopra al comodino accanto a lui e accende la tv, non dorme se non ha qualcosa acceso in sottofondo.

-Chissà perché proprio a me, si forse lo so.
Alla vista sono snervante, sono un nano di merda, si vede palesemente che sono gay, mi trucco, o meglio, mi truccavo, tanto ora non esco più, che senso avrebbe truccarsi..

Ricordo ancora quando mi sono svegliato in ospedale, ero confuso.

Appena aprì gli occhi, non vidi niente, era tutto buio, vedevo solo la luce verde di un macchinario accanto a me, sentivo che quello non era il mio letto, quell'odore non era quello della mia stanza, quel cuscino non era il mio, non capivo dove mi trovavo.
Mi spostai in cerca di qualcosa per fare più luce, ma non trovai niente, e girandomi mi accorsi di avere dei fili sulle braccia, toccai meglio, erano nelle mie vene.
Mi portai le mani al viso, qualcosa mi da vastidio, avevo dei tubi nel naso, volevo staccarmeli, ma sul naso non avevo solo dei tubi, anche delle bende.

Il cuore mi stava iniziando a battere sempre più forte dalla paura, iniziai a sudare freddo, tremavo, tremavo tantissimo, nonostante i tubi, sentivo che non riuscivo a respirare bene.
Avevo bisogno di un po' d'acqua.

All'improvviso, un flash veloce mi venne in mente, accompagnato da un terribile mal di testa che mi fece mettere le mano fra i capelli, qualcuno, nel flash c'era qualcuno, con un coltello.
Un altro flash subito dopo mi apparì, erano le mani di questo tizio, piene di sangue, del mio sangue.
E poi un altro ricordo, io sdraiato su un pavimento, con questo ragazzo sopra di me che mi prendeva a pugni.

Come ci ero finito in quella casa? Chi era quello?

Continuavo a tremare, il mal di testa aumentava, e senza nemmeno deciderlo, un urlo disperato usci dalla mia gola, accompagnato dalle lacrime.

Poco dopo entra una ragazza nella mia stanza, aveva un camice bianco, e cercò subito di farmi tranquillizzare, anche se mi vide in quello stato, sul suo viso c'era un sorriso.

Uscì dalla stanza e mi portò un bicchiere d'acqua, e questa volta non entrò solo lei ma anche un'altra ragazza, sembrava un po' più grande.

-Come ti senti Joey?- mi disse poggiando dei fogli su un tavolo, iniziando a scrivere.

-be... bene, ho un po' di mal di testa-

La ragazza accanto a me mi diede delle medicine, che ingoiai con quel poco di acqua che mi era rimasto.
Non chiesi nemmeno che medicine fossero, in quel momento ero solo tanto confuso.

"Perchè so...sono qui? Che giorno è? che ore sono?" chiesi spaventato
"Sei qui perché una signora ti ha trovato svenuto per strada, direi quasi in fin di vita, pieno di ferite, e sei stato in coma per 3 mesi, vogliamo sapere come mai eri in quelle condizioni"

Quelle parole mi riportano indietro..

Si sedette di fianco a me.
Non capivo perché, come può un ragazzo così sedersi accanto a uno sfigato come me.
Parlammo un po'.
Per la prima volta dopo 1 anno intero, stavo parlando con qualcuno.
Non mi sembrava vero.
Mi sembrava quasi un sogno.
Non stavamo dicendo niente di che, ma mi aveva fatto sorridere.
Non sembrava cattivo come dicevano a scuola, era gentile.

Mi chiese se volessi fare 2 passi, e dissi di sì, senza pensarci 2 volte.

Iniziammo a camminare, era molto vicino a me, quasi mi sfiorava la mano.

Dopo questo ho un vuoto totale, mi ricordo solo che mi ritrovai a casa sua, in una stanza buia senza finestre.
Tre secondi dopo era pieno di sangue ovunque, lui era piano del mio sangue anche sul viso, mentre mi prendeva a calci e pugni, sembrava davvero non umano.

Piangevo.
Urlavo.
Lo imploravo di fermarsi.
Ma sembrava che più mi vedesse soffrire, più si divertiva.
Così decisi di non urlare più, era difficile, il dolore era immesso.

Le lacrime uscivano incontrollate dai miei occhi.

Quei minuti, mi sembravano ore.

Dopo una serie di pugni e coltellate qua e là, all'improvviso si fermò.
All'improvviso smise di picchiarmi.
Mi guardava dall'alto, mentre ero sdraiato a terra, sentivo il sangue colare dal naso, dalla bocca.

Fece dei passi in dietro.
Sembrava spaventato.

Mi ricordo le sue parole.

-Vattene, scappa, puoi anche dirlo a qualcuno, non mi interessa, ma se non vuoi morire, vattene via-

E così l'adrenalina mi aiutò ad alzarmi, arrivai alla porta, e uscì senza nemmeno chiuderla, scappai con le ultime forze che avevo nel corpo.

In realtà avrei anche potuto farmi uccidere, tanto la mia vita era vuota, triste, ero solo, tante volte ho pensato di suicidarmi, ma in quel momento decisi di salvarmi.

Mi allontanai abbastanza, così decisi di chiamare mia madre, ma la vista mi stava abbandonando, un po' tutto il corpo mi stava abbandonando, caddi, e prima di chiudere completamenre gli occhi, vidi una signora venire verso di me. Era molto spaventata, tremava mentre cercava di prendere il suo telefono.

Da quel giorno non sono più uscito di casa.
Passo dal mio letto al divano, dal divano al letto. Così ogni secondo. Giorno dopo giorno.

-

Ora, a distanza di 7 anni, eccomi, amico della persona che mi ha quasi ucciso, anzi, innamorato, della persona che mi ha quasi ucciso.

E sono qui, seduto accanto al suo letto dell'ospedale a convincerlo di non bere e non drogarsi più.
Forse dovrei smettere anch'io, forse possiamo farlo insieme, forse.

"I've felt the hate rise up in me" ||JOREY||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora