"Lo penso anch'io", rispose lui con un ton impressionante di calma, il suo volto ancor immobile verso il terrazzo con dei fasi di piante a cessare.
Quella stanza emetteva una sensazione di tranquillità, leggerezza, nessuna paura, solo calma.
È propio con quella calma che il riccio si girò verso la stanza dove mi trovò con le braccia incrociate al petto con la speranza di non dover iniziare il discorso, non ero lì per un preciso motivo, solo, scusarmi, sperando di non commettere ulteriori errori.
Inquadrò il mio volto, in quel momento potei notare la chiarezza del suo volto, le palpebre quasi a ricadergli sul volto.
Un sussulto di dolore riempì le quattro mura mentre Harry appoggiò la schiena dove, fino a qualche secondo prima erano posati i suoi occhi.
"Cosa ti porta qui caro Tomlinson?", mi chiese lui, il suo sguardo era un miscuglio tra superiorità e stanchezza, mentre portò le sue braccia a circondargli le gambe, appoggiato su quel rialzo che portava sul davanzale.
"Pensavo di, beh, vedere come stavi", inventai la mia prima scusa di quella giornata, ma in realtà era semplicemente la verità.
"Beh come vedi sto più che bene", affermò lui senza mai togliere il suo sguardo dai miei occhi, cosa che io non riuscii a fare, il suo sguardo era davvero pesante da reggere.
Ma qualunque persona poteva notare che lui non stava affatto bene, a partire dal suo volto pallido per continuare nel incavature della mascella, le sue braccia dello spessore del suo stesso polso.
"Non credo affatto a quello che dici lo sai vero?", in quel secondo che io dissi quella frase le sue sopracciglia si piegarono per mettere in volto uno sguardo sgradevole.
"Louis se tu non l'abbia capito io non sto bene da quattro fortuitissimi anni, e indovina un po', nessuno si è mai preso il peso di aiutarmi perché io non volevo, non volevo e non voglio nessuno ad aiutarmi, le persone hanno già i propri di pensieri negativi da subire, immaginati di avere persino i miei". Sbottò lui di colpo, il suo respiro affannoso, era quello tutto quello che sentivo, pensavo solo quando fossero giuste e veritiere le sue parole.
"E scusa ma vorrei stare da solo, per favore", continuò lui abbassando lo sguardo sulle sue mani iniziando a giocherellare con il suo anello inserito all'indice della mano.
"Potrei tenerti compagnia", gli proposi lasciando la mia presa sulle mie stesse braccia.
"Potresti ma non me la sento", continuò lui alzando lo sguardo sul mio viso.
"Oh beh caro Styles penso dovresti mettere l'anima in pace perché resterò propio qui a tenerti compagnia, anche perché non ho nulla da perdere".____________________________
Uhhh la situazione si fa interessante giusto?.
Vorreste il continuo?
Vi sta piacendo la storia🤎
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Waiting for fate
FanfictionDove Louis Tomlinson , capitano della squadra di calcio del Doncaster , si trova a giocare la semifinale del suo penultimo anno di scuola. Ma come sempre nella sua vita qualcosa andrà storto e si ritroverà chiuso in una struttura ma non sarà solo, e...