Capitolo 4

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«Come possono essere così tanto insensibili?! Lasciare che i loro stessi figli vengano buttati in una cazzo di cella per una settimana intera!» sbraita Nicole, adirata più che mai.

Mi avvicino a lei e blocco il suo camminare avanti e indietro poggiando le mani sulle sue spalle. So che in questo momento non dovrei toccarla, e tantomeno parlarle, ma a volte non riesco a rimanere indifferente davanti alla sua rabbia.

«Nicole, ehi, calmati un po'. So che questa situazione non ti va a genio, ma per quanto tu possa incazzarti e ribellarti non potrai mai fare nulla per cambiare le cose. Purtroppo siamo costrette a svolgere questo tipo di vita tutti i giorni, oltre ad uccidere delle vite innocenti noi stesse rischiamo di essere uccise. Proprio come abbiamo rischiato oggi a casa di quel bastardo. E soprattutto rischiamo ancor di più la vita se non obbediamo a Julian. Certo non ci ucciderà mai, perché infondo gli serviamo per portare a termine le sue missioni, ma proprio come ora vuole farvi passare una settimana in cella. E questo non è nulla in confronto a quello che potrebbe realmente fare. Siamo costrette a sposarci ad un età in cui dovremmo solamente viverci la vita come delle semplici adolescenti, dovremmo andare a scuola, studiare, uscire e divertirci. Eppure siamo costrette a sposarci, ma in questo c'è un lato positivo. Tu ti sposerai con Ila. Non con una sconosciuta o uno sconosciuto. Ma con Ila. E per quanto voi possiate negarlo, dai vostri occhi si legge tutto l'amore che provate l'una per l'altra. Vi amate di quell'amore puro e raro che si trova in pochi casi, ma vi amate anche di quell'amore ardente e passionale che è possibile percepire attraverso la tensione che si crea tra di voi quando non fate altro che provocarvi a vicenda. Perciò direi di iniziare ad accettare l'idea che questa è la nostra vita. O perlomeno dimostra davanti a Julian e ai nostri genitori di esserti rassegnata, con noi puoi essere libera di incazzarti quanto vuoi. Ma davanti a loro fingi, perché continuando a ribellarsi non si otterrà nulla. E se loro continueranno a vedere questa ribellione da parte tua prenderanno seri provvedimenti. E noi non vogliamo rischiare di perderti.»

Ci guardiamo negli occhi, poi la sento sospirare. Chiude per un attimo gli occhi, poi li riapre. Adesso è decisamente più calma rispetto a prima, ma un filo di rabbia è rimasto dentro di lei. E non posso biasimarla per questo.

«Lo so che dovrei arrendermi. Ma non ci riesco, non riesco ad accettare tutto questo. Siamo solo delle ragazze Mary. Stiamo svolgendo una vita che non ci appartiene. Stiamo svolgendo una vita che i nostri genitori hanno scelto per noi. Ed io inizio a essere stanca di tutto questo.» dice con tono stanco.

«Lo so amore. Tutte noi siamo stanche, siamo sfinite e distrutte. Non sappiamo cosa voglia dire vivere realmente, non sappiamo cosa voglia dire divertirsi, amare ed essere felici. Anzi, l'unica felicità, l'unico divertimento che proviamo è quando siamo insieme. E l'unico amore che proviamo è quello le une verso le altre. Per il resto non sappiamo nulla. Ma forse un giorno riusciremo a liberarci di tutto questo e ad ottenere la nostra libertà.»

«E allora spero che quel giorno arrivi presto.» dice ormai rassegnata. Le faccio un sorriso e poi le lascio un bacio sulla fronte.

«Ila perché piangi?!» esclamo preoccupata appena noto delle lacrime sulle guance di Ila.

Lei tira su col naso e poi si avvicina a me e Nicole.

«No è che... ho ascoltato tutto quello che vi siete dette e... sono scoppiata a piangere. Scusate.»

«Oh Ila, non c'è bisogno di scusarsi. Dai vieni qua.»

Stringo Nicole e Ila in un abbraccio. Vorrei poter promettere loro che prima o poi tutto questo finirà, che prima o poi vivremo una vita felice e serena, che prima o poi abbandoneremo questo mondo che non fa altro che distruggerci sempre di più ogni giorno che passa.

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