Capitolo 9

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Entriamo nell'ufficio di Julian e vediamo i nostri genitori. Mi domando come abbiano fatto ad arrivare prima di noi. Anzi, non voglio saperlo. È una cosa che non deve interessarmi.

«Dite che non state disobbedendo, eppure state facendo tutto il possibile per non portare a termine questa missione.» dice freddamente Julian.

«Noi non vogliamo disobbedirti. Sai che non lo faremo mai. Ma per favore Julian, questo no. Noi non siamo pronte per vendere droga. È una cosa troppo grande per noi.»

«I vostri genitori l'hanno venduta senza sbattere ciglio. Non vedo perché voi non dobbiate fare lo stesso.»

«Io ho solamente diciannove anni, Ila quindici. Siamo solamente delle ragazzine che non dovrebbero nemmeno pensare di vendere una cosa simile.»

«E pensi che a me freghi qualcosa? La risposta è no. O fate come vi ho detto o le vostre amiche ci rimettono la pelle.»

«No ti prego!» esclama Ila sul punto di piangere.

La situazione peggiorerà se ci faremo vedere così fragili e sensibili. Non so cosa diamine fare. Non voglio obbedire, ma non voglio nemmeno che quel psicopatico di Julian faccia del male alle altre.

«Non voglio sentire più storie. Andate a svolgere la missione.» dice Julian.

«Mi dispiace, ma non la faremo.» dico trovando per la prima volta il coraggio di disobbedire a Julian davanti a lui.

«Come prego?» dice lui incredulo.

«Mi prenderò io le conseguenze delle mie azioni. Ma lascia stare le ragazze, Minho e Luke.»

«Mary no.» dice Ila dandomi un piccolo schiaffetto sul braccio.

La ignoro e mi concentro su Julian. Si alza e viene verso di me. Il coraggio di prima svanisce, e lascia il posto alla paura.

So di starmi mettendo nei guai, con Julian non si scherza. Ma non ho la minima intenzione di vendere quella diamine di roba.

«Bene. Voi tre, seguitemi.»

Confusi lo seguiamo, usciamo dal suo ufficio ed entriamo in ascensore. Clicca sul pulsante "-1" e l'ascensore inizia a scendere.

Stiamo nel silenzio più totale. Senza farsi vedere da Julian, Ila mi prende la mano e intreccia le sue dita con le mie. Non ci penso due volte a ricambiare la stretta.

Non so cosa io stia per affrontare, ma ho paura e in questo momento ho bisogno di Ila. Ho bisogno di qualcuno al mio fianco che mi sostenga. Ho bisogno di qualcuno che non mi lasci da sola in un momento così critico.

Adesso c'è Ila a sostenermi, a non lasciarmi da sola. Proprio come io ho fatto con lei. Ci siamo l'una per l'altra, e ci saremo per sempre.

Vengo destata dai miei pensieri da Ila che mi trascina fuori dall'ascensore. Attraversiamo un piccolo corridoio e poi scendiamo delle scale.

A sinistra e a destra del lungo corridoio vediamo delle celle vuote. Una strana sensazione inizia a farsi strada dentro di me. È una sensazione negativa, e ho paura di scoprire cosa sta per succedere.

Finalmente ci fermiamo davanti una cella. Ma non è una cella qualsiasi, è la cella dove sono rinchiuse le ragazze e Luke. Le osservo e noto che stanno bene e che non sono ferite.

Mentalmente sospiro di sollievo.

Vederle stare bene è tutto ciò che conta per me.

«Bene. È proprio qui che affronterai la conseguenza della tua azione, Mary. Entra.» dice Julian aprendo la cella.

Qualcosa mi dice che non mi rinchiuderà qui dentro. La conseguenza sarà molto più grave di questa, me lo sento.

«Prendi questa.»

Mi volto verso di lui e davanti al mio viso vedo una pistola. La prendo titubante tra le mie mani.

Questa situazione non mi piace per niente.

«Nicole. Chi è la persona del vostro gruppo con cui Mary ha legato di più?» le chiede Julian.

«Mary è legata a tutte noi. Però ha un rapporto particolare con Ary.» dice sospetta.

«Bene. Sapete... ho dato una missione a Mary, Ila e Minho. Ma loro hanno ben deciso di disobbedire. Dovevano vendere droga, più precisamente cocaina.» inizia a dire Julian e a quelle parole tutti i presenti nella cella spalancano gli occhi increduli.

«Ma la vostra cara leader, Mary, ha deciso di non portare a termine la missione, prendendosi così la conseguenza della sua azione.»

«Cosa c'entra Ary in tutto questo?» gli chiede Sara guardandolo con sospetto.

L'aria tesa si può tagliare con il coltello. Tutta questa situazione non mi piace affatto. L'unica cosa che voglio è che le ragazze escano di qui e che noi torniamo a casa sane e salve.

«Mary. Spara ad Ary. Dritta al petto. Questa è la tua conseguenza.»

A quelle parole sgrano gli occhi. Punto il mio sguardo su Ary, sconvolta e spaventata.

«C-cosa?!» esclamo incredula girandomi verso di lui.

«Hai sentito bene, spara ad Ary. Uccidila.»

«E questa volta cerca di obbedire.» una voce arriva da dietro la schiena di Julian.

Guardo dietro di lui e vedi tutti i nostri genitori.

«N-no... no io... non posso farlo.» dico sentendo le lacrime formarsi agli angoli dei miei occhi.

E me ne frego se risulto patetica ai loro occhi. Ma io non ucciderò una delle persone più importanti della mia vita.

Non posso vivere senza di loro. Ma soprattutto non posso vivere senza Ary.

«Girati e sparale!» urla Julian facendomi sobbalzare.

Mi volto verso le ragazze e le lacrime rigano le mie guance. Se proprio devo obbedire ai suoi ordini, allora preferisco vendere la droga.

«Se non la uccidi tu, lo farò io.» dice con un tono freddo e serio.

E sono consapevole del fatto che lui sarebbe capace di farlo realmente. Sarebbe capace di ucciderci tutte se solo volesse.

«Venderò la droga. Ma non ucciderò Ary.» dico cercando di non balbettare e di non fare trapelare il mio tono di voce rotto dal pianto.

«Adesso hai cambiato idea?»

«Non posso ucciderla. Non voglio ucciderla.»

«Che questo ti serva da lezione.» dice Julian per poi andare via.

«Avete dieci minuti di tempo per parlare. Poi Mary, Ilaria e Minho dovrete uscire da qui e portare a termine la missione.» dice mio padre in modo autoritario.

Poi sentiamo dei passi, poi il nulla. Segno che si sono allontanati. Ed io crollo. Cado sul pavimento scoppiando definitivamente in un pianto disperato.

Sento delle braccia circondarmi, alzo lo sguardo e riesco a vedere la figura sfocata di Ary.

«M-mi dispiace... n-non volevo metterti in p-pericolo.» dico aggrappandomi a lei come se fosse la mia unica fonte di salvezza.

«Sh, non importa.»

E restiamo così, abbracciate per un tempo indefinito, strette l'una all'altra con le lacrime che non smettono di scendere copiose dai nostri visi e con i nostri cuori che battono all'impazzata per tutto ciò che è appena successo.

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