«Julian ti prego!»
«Mary ho detto di no.»
«Te lo chiedo per favore. Ho bisogno di vedere come stanno!»
«Ho detto di no!» urla alzandosi dalla sedia e sbattendo le mani sulla scrivania.
Sobbalzo e abbasso lo sguardo, puntandolo per terra, come se il pavimento fosse improvvisamente interessante.
«Hai davvero pensato che la conseguenza delle vostre azioni fosse semplicemente la settimana in cella? Sei solo una piccola illusa. Loro staranno in cella per una settimana, ma tu, Ilaria e Minho non potrete vedere nessuno di loro. E adesso passiamo a cose più serie, ho una nuova missione. Questa volta dovete uccidere una donna.»
Alzo lo sguardo sulla scrivania e vedo la solita cartellina con dentro i vari fascicoli. La prendo e dopo aver salutato Julian esco dal suo ufficio.
Vado dritta in ascensore, e una volta che le porte si chiudono mi appoggio con la schiena alla parete, porto le gambe al petto e le circondo con le braccia. Appoggio la testa sulle ginocchia e scoppio a piangere.
Sono passati tre giorni. Tre giorni passati in tristezza e agonia, chiedendomi come stessero Sara, Nicole e Ary. Tre giorni in cui non so nulla di loro. Tre giorni in cui sento un vuoto incolmabile nel petto.
Speravo che Julian mi desse il consenso di vederle, avendo il disperato bisogno di sapere come stanno e se qualcuno stia facendo loro del male. Speravo di riuscire a portare buone notizie a Ila, che adesso sta a casa insieme a Minho.
Voleva venire insieme a me, ma non glielo permesso. Non perché non volessi, ma perché si sarebbe mostrata fragile davanti a Julian e i nostri genitori. E loro non sopportano le persone fragili e sensibili. Ci hanno cresciute con freddezza e apatia, non ci hanno mai mostrato affetto e amore.
Ma purtroppo per loro siamo totalmente diverse.
A differenza loro abbiamo delle emozioni e dei sentimenti, ci emozioniamo per le piccole cose, proviamo felicità e amore quando stiamo insieme, proviamo sensi di colpa quando uccidiamo delle vite innocenti che avevano una vita d'avanti.
Ma davanti a loro mettiamo una maschera, mostrando emozioni con le quali pensano di averci cresciute. Solo che Nicole e Sara mostrano rabbia e rancore, io cerco di mostrarmi fredda e impassibile, Ila e Ary cercano di mostrarsi indifferenti. Ma loro due essendo le due più fragili del gruppo devono ancora imparare a gestire bene le loro emozioni.
Per questo ho deciso di non fare venire Ila con me. Perché non volevo che succedesse qualcosa anche a lei. Non me lo sarei mai perdonata. In questo momento abbiamo bisogno l'una dell'altra per continuare a sopravvivere senza le altre, dobbiamo essere forti per non crollare in uno stato emotivo deprimente.
Tutto è già abbastanza difficile, non serve che crolliamo distruggendoci più di quanto non lo siamo già adesso.
E siamo distrutte abbastanza, per distruggerci ancora.
[Skip time]
Ore 11:00«Sono a casa!» urlo per farmi sentire da Ila e Minho.
Vedo Ila correre verso di me, seguita subito dopo da Minho. Punto il mio sguardo sulla ragazza più piccola, vedendo che mi guarda intrepidante attesa, con una speranza negli occhi che purtroppo non durerà ancora a lungo.
«Le hai viste? Come stanno? Come sta Nicole?»
«Purtroppo non le ho viste. Julian non me lo ha permesso.»
E così, la speranza svanisce dai suoi occhi, lasciando spazio alla tristezza. I suoi occhi diventano lucidi, ed io non posso fare altro che sentirmi in colpa per non aver insistito di più per vedere le altre.
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Dangerous Life
Teen Fiction~DAL TESTO~ "Siete solamente delle insolenti ragazzine." "Tsk! Saremmo anche delle ragazzine. Ma siamo delle ragazzine che sparano delle pallottole nelle persone. Siamo delle ragazzine che ogni giorno girano con delle pistole. Siamo delle ragazzine...