Sognando ad occhi aperti

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Anzio, 15 febbraio 1944

Dalla fine di gennaio Giada e Rinaldo cominciarono a vedersi assiduamente, di nascosto dagli occhi indiscreti: in paese conoscevano tutti la ragazza e la sua famiglia, lei e il giovane Marini dovevano stare attenti; tuttavia la passione, l'ardore, la voglia con cui si desideravano nei loro incontri ripagavano di tutta quella segretezza a cui erano costretti, o meglio a cui la Spinelli costringeva il partigiano di San Felice Circeo, il quale, invece, avrebbe voluto urlare ai quattro venti che l'amava.
Si incontravano sempre al mattino presto, quando Anzio ancora dormiva tutta, nei pressi della barca abbandonata sulla spiaggia: lì rannicchiati facevano l'amore, parlavano di cosa avrebbero fatto dopo la guerra; nei discorsi di Giada c'era sempre Giovanni Medina, Rinaldo se la prendeva sempre a male a sentir nominare quel giovane chimico che avrebbe passato la vita accanto a lei, tutti i giorni e tutte le notti, avrebbe ascoltato il suono delle sue risate e percepito la sua pelle d'oca al contatto delle carezze.
Quella mattina di metà febbraio, tuttavia, la Spinelli lo spiazzò con una strana confessione.
<< Ma se lasciassimo tutto, dopo la guerra, e ce ne andassimo ad abitare in una città dove nessuno ci conosce? >> propose infatti.
<< Ma dici io e te? >> fece stupito il ragazzo, guardandola come se la vedesse per la prima volta.
<< Vedi altre persone? >> replicò lei divertita.
<< E Giovanni? E la sua famiglia? E i tuoi? >> domandò allora lui.
<< Non me ne frega niente di loro. Sono cambiate troppe cose rispetto a quando stavo a Roma. Ero una ragazzina, e non c'era la guerra >> puntualizzò l'una.
<< E allora che ne dici se andiamo a Napoli? >> decise l'altro.
<< Come mai proprio Napoli? >> chiese la prima.
<< Perché ha tutto: il mare, il buon cibo, la libertà. Ci vorrà tantissimo prima che gli Alleati liberino il Centro e il Nord, mentre il Sud ha il nazifascismo già alle spalle. Vedrai, laggiù non ci faranno domande e saremo felici... >> promise il secondo.
La Spinelli guardò Marini con il cuore pieno di gioia: se avesse detto ai suoi genitori che voleva lasciare il ricco ed istruito Giovanni Medina per il figlio di un tipografo sanfeliciano, probabilmente l'avrebbero disconosciuta come figlia; ma adesso non le importava, le bastava immaginare il futuro con Rinaldo, sognando ad occhi aperti.
Quando tornarono al centro della cittadina era già mattino inoltrato e si sentiva un brusio sempre crescente.
Giada e Rinaldo notarono che la gente era concitata, ma in maniera positiva: doveva essere accaduto qualcosa di vantaggioso, per l'Italia e per gli Alleati.
<< Cosa sta succedendo qui? >> chiese alla contessa Orsini, che riconobbe in mezzo alla confusione insieme alle sue crocerossine.
<< Gli Alleati hanno vinto la battaglia di Montecassino! >> esclamò abbracciando prima lei, poi lui.
<< Montecassino? E Tiberio? È riuscito a telefonare per dire che è vivo? >> volle sapere Rinaldo.
<< È vivo, il suo nome non è nel bollettino di guerra! >> esclamò Elsa, raggiungendoli.
Al colmo della felicità, Marini sollevò la Spinelli e la fece roteare, poi si fermarono e si abbracciarono.
Quei gesti non sfuggirono allo sguardo contrariato di Iris: non era scappata da Roma per vedersi sfilare l'uomo che amava una seconda volta.

Storia d'amore e di guerra - Il ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora