Un po' di pazienza

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Roma, 27 aprile 1945

I giorni successivi furono altrettanto euforici: dal Nord al Sud, nelle città e nelle campagne la gente dormì pochissimo, arrestò gli ultimi irriducibili, si occupò dei morti e dei feriti; Rinaldo venne ospitato da Tiberio e ad altri compagni partigiani: Belmonte gli raccontò che presto gli alti dirigenti del nazifascismo sarebbero stati processati da un tribunale americano per crimini di guerra; gli parlò inoltre del periodo a Londra a lavorare per la moglie segreta di Menotti, dell'amore per Iris che non aveva mai potuto vivere.
Rinaldo venne inoltre a sapere che Giada aveva compreso alcuni segreti della sua famiglia, e portato Luciana ad ascoltare una conferenza di suo zio Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.
Seppe che la ragazza voleva raccontare ad Enrico delle sue scoperte, il pomeriggio in cui era morto cercando di raggiungere Roma.
Di comune accordo decisero che Marini sarebbe andato a riconoscere il cadavere di Iris ovunque fosse, e Tiberio sarebbe tornato a San Felice Circeo per avvertire Irene Cataldo e Jack Carter della dipartita della ragazza.
Il primo luogo dove si diresse Rinaldo fu Palazzo Orsini: era sicuro che molti morti e feriti fossero stati portati dalle crocerossine della contessa Giuliana.
La scena che lo accolse fu una delle più scioccanti che avesse mai visto: crocerossine e suore si affaccendavano in mezzo a un mare di letti, dove poveri cristi si lamentavano dal dolore e dai quali si levava un tanfo di morte che prendeva alla gola.
Mentre cercava il cadavere di Iris, non sapendo dove fossero stati messi i morti in attesa di sepoltura, vide una figura familiare che gli fece provare un tuffo al cuore e un calore che non sentiva dentro da troppo tempo.
<< Elsa! >> esclamò, riconoscendo l'amica d'infanzia e compaesana.
La Filomusi alzò lo sguardo verso di lui: tutto in lei era più adulto, in quegli anni era dovuta crescere in fretta, ma la sua espressione gentile era rimasta intatta.
<< Rinaldo! >> fece, provando un'emozione indescrivibile.
Non aveva mai smesso di amarlo, ma non poteva esternarlo: era passato troppo tempo, e poi probabilmente lui era ancora innamorato di Giada Spinelli.
<< Stavo cercando Iris. È morta per salvarmi. Tiberio è andato dalla signora Irene per avvertirla >> confessò Marini.
<< È nella sala adiacente, vieni con me >> commentò la Filomusi, guidandolo in una grande stanza dove tutti i cadaveri erano stati messi in fila, in attesa che qualcuno venisse a reclamarli.
Tra questi Rinaldo riconobbe colei che in una vita precedente era stata la donna della sua vita.
<< Era davvero innamorata di te >> gli rivelò Elsa.
<< Lo so. Non mi meritavo tutto questo amore >> dichiarò il ragazzo, spiazzato da quella visione.
Ma la presenza della crocerossina gli rendeva sopportabile perfino quel momento; tornò nell'appartamento occupato dai partigiani di Tiberio, subito dopo aver mandato un telegramma all'amico sul riconoscimento della giovane Cataldo.
Per due giorni e due notti l'immagine di Elsa popolò la sua mente: era bastato vederla e il pensiero di lei era diventato come una febbre.
Forse l'amava, o forse l'aveva sempre amata e non l'aveva mai capito.
Il terzo giorno tornò a Palazzo Orsini per parlare con la giovane Filomusi: la trovò che lavava per terra, nell'atrio.
<< Elsa, ti vorrei parlare >> esordì.
La ragazza si fermò e levò lo sguardo verso di lui.
<< Sto lavorando, sii veloce >> gli disse lei.
<< Credo di amarti >> cominciò lui.
Elsa per poco non fece cadere lo scopettone e il secchio pieno d'acqua.
<< Che stai dicendo, Rinaldo? >> riuscì a domandargli, quasi senza fiato.
<< Ti ho pensata questi giorni. Ho pensato quanto ho sbagliato tutto. A stare prima appresso ad Iris e poi a Giada, quando probabilmente ci sei sempre stata tu. E magari ti sembrerà assurdo, magari hai ancora Cesare nel cuore, ma ti prego, torna con me a San Felice Circeo. Ricominciamo, insieme. Dall'inizio. Vedrai che non te ne pentirai... >> proseguì l'uno, prendendo le mani dell'altra.
Ma quest'ultima le ritirò, sconvolta.
<< Anch'io ti ho sempre amato, ma non posso tornare a San Felice Circeo. Ho tradito Cesare con un ebreo fuggiasco prima che scappasse in Svizzera, verso la fine del 1942. Sono una svergognata >> confessò, quasi con le lacrime agli occhi e le guance che le pizzicavano dal rossore.
<< Non me ne importa, Elsa! Cazzo, c'è stata una guerra ed è naturale che ognuno abbia fatto la propria vita! >> insistette il primo.
<< Ma tu sei un uomo, a te lo perdonerebbero. Per una donna non c'è pietà, lo sai bene >> si difese la seconda.
<< Elsa, ti prego... >> la supplicò Marini.
<< Non insistere Rinaldo. Non ce la faccio >> troncò la conversazione la Filomusi.
Sconsolato, il ragazzo si diresse verso l'uscita, quando una voce femminile lo chiamò.
<< Rinaldo! >> esclamò una giovane suora, appena ordinata.
Lo sguardo di Marini si illuminò.
<< Elena? >> gli chiese.
<< Mi chiamo Suor Maria, adesso. Ma sono comunque molto contenta di vederti! >> fece la sorella di Enrico.
<< Alla fine hai abbracciato la fede? >> domandò lui.
<< Come puoi ben vedere, sì. E tu come mai sei qui? >> ribatté lei.
<< Mi devi aiutare. Sono innamorato di Elsa, ma lei mi respinge. Dice addirittura di essersi concessa ad uno che è scappato in Svizzera, e di non voler tornare con me a San Felice Circeo... >> le confidò l'uno.
<< Devi avere un po' di pazienza, Rinaldo. Lei è entrata nella Croce Rossa Italiana, è stata in Africa e in Svizzera e ha visto gente morire o scappare, ha perso suo fratello e il suo promesso sposo si è sacrificato per impedire una strage. Adesso torni e le fai questa dichiarazione spiazzante dopo che la nostra amica Iris è stata uccisa... Secondo me ti ama anche lei, ma devi darle tempo. Siete nelle mani del Signore, io pregherò per voi >> replicò l'altra.
<< Le parlerai? >> chiese il primo, speranzoso.
<< Le parlerò >> promise la seconda.
Rinaldo se ne andò, rincuorato da quella promessa.

Storia d'amore e di guerra - Il ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora