I sanfeliciani londinesi

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Roma, 15 aprile 1944

Da quando Iris e Tiberio si erano trasferiti a Londra, i cugini Belmonte ed Elsa aspettavano con ansia tutte le loro lettere: sapevano che la Cataldo aveva raccontato la verità a Rebecca Tagliacozzo sulla natura del suo rapporto con Gianfranco Menotti, e che la moglie del gerarca aveva capito e compreso le tribolazioni della giovane sanfeliciana; sapevano anche che dopo aver saputo quella verità se ne sarebbe potuta tornare al paese, ma aveva scoperto che nonostante le forti diversità con l'Italia e lo schieramento bellico opposto fino a quasi un anno prima, nel Regno Unito si stava bene, e che la compagnia di Tiberio la rassicurava, sebbene non si trattasse di amore.
Appena il postino aveva portato una lettera proveniente da oltremanica, Annalisa e Luciana avevano telefonato alla cugina Elena e ad Elsa per leggere tutte insieme la missiva, e con i rispettivi permessi di Suor Teresa e della contessa Orsini, si erano presentate all'appartamento dove i Belmonte vivevano a Roma da tre anni.
Sebbene i razionamenti avessero permesso alla cantante e alla futura ingegnere di offrire alle sue amiche della disgustosa ciofeca al posto del caffè, le quattro si erano sedute intorno al tavolo del soggiorno con grandissima emozione, poi Annalisa aveva aperto la lettera e si era messa a leggere il contenuto ad alta voce:

Londra, 10 aprile 1944

Care Annalisa, Luciana ed Elsa,
vi scrivo in uno dei pochi momenti di calma: i piccoli Miriam, Gabriele e Anna Menotti riempiono la maggior parte del mio tempo, come se fossero dei figli.
La bella stagione sta arrivando anche a queste latitudini: certo, fa sempre un po' freddo e le minacce di temporali sono costantemente agli angoli del cielo, ma nonostante tutto la primavera è riuscita a trovare il suo spazio; spesso accompagno Rebecca e i ragazzi ai Giardini di Kensington, dove gli alberi sono in fiore e le grida dei bambini fanno per un attimo dimenticare che c'è la guerra: mi hanno raccontato anche che proprio da queste parti sono stati inventati i personaggi dell'eterno bambino Peter Pan e della sua fatina Trilli.
Rebecca ha anche regalato a Tiberio un libro che racconta la sua fantastica storia e lo leggiamo insieme, prima di dormire, tutte le sere: ci piace immaginare che l'Isola che non c'è assomigli alla nostra amatissima San Felice Circeo.
Mi ama, ogni giorno di più; la mia possibilità di ricambiarlo mi pare, invece, ogni giorno di meno: Rinaldo è ancora nel mio cuore e non so se potrà mai andarsene via.
Spero di rivedervi presto, in qualche modo. Sempre vostra,

                                             Iris

Alle ultime parole della lettera seguirono alcuni minuti di silenzio.
<< Cambierà mai idea, secondo voi? >> domandò Elena.
<< Non so che dire. So solo che una parte di lei amerà sempre Rinaldo, così come una parte di Tiberio la amerà per sempre >> rispose Elsa.
<< Se c'è una cosa che mi hanno insegnato le scienze naturali, è che tutto è in continua evoluzione >> intervenne Luciana, sorridendo.
<< Qualsiasi piega prenderanno, una cosa è certa: hanno ragione a paragonare San Felice Circeo all'Isola che non c'è! >> esclamò Annalisa.
Erano tutte piene di nostalgia nei confronti del loro paese natale, sebbene non ne condividessero i modi di vivere e la mentalità: la loro vita era ormai a Roma, ma questo non impediva di coltivare la San Felice Circeo di un tempo nei loro ricordi.

Storia d'amore e di guerra - Il ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora