La verità di Alba

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Roma, 18 aprile 1944

Come ogni mattina, Elena si dirigeva alle lodi, ma da quando aveva conosciuto il partigiano Aldo Fabbriconi, nascosto in convento in attesa del passaporto per scappare, vi si dirigeva in maniera diversa: prima il suo cuore era inondato di calma e di pace; adesso invece faceva delle strane capriole nel suo petto, come se sperasse di incontrarlo nel chiostro, a leggere qualche libro comunista addossato a una colonna.
Non avrebbe dovuto assecondare quelle emozioni, erano sbagliate per una novizia: aveva scelto che Gesù Cristo diventasse il suo sposo, non il primo conosciuto da qualche giorno e per di più anche ateo.
<< Buongiorno, bella fanciulla! >> fece quella voce nota e un po' impertinente.
<< Ti sembra una frase consona? >> rispose Elena, voltandosi verso di lui: con la barba appena ricresciuta e la camicia un po' sbottonata era talmente bello da ricordarle il suo amato Maurizio; immaginò che avrebbe dovuto recitare diverse Ave Marie per penitenza.
<< Non dovresti fare queste levatacce. Ti verranno le occhiaie e poi ti troverò brutta >> affermò questi.
<< Non credo che questo cambierà la mia vita >> si difese lei, anche se il pensiero che rughe e occhiaie le deturpassero quel volto che il ragazzo poi non avrebbe guardato più le faceva mancare la terra sotto i piedi.
Doveva dare un taglio a tutto ciò.
<< Con Maurizio Filomusi invece ti preoccupavi per il tuo aspetto... >> la punzecchiò l'uno.
<< Era un'altra vita >> ribatté subito l'altra.
<< Io invece direi che la vita è oggi! >> replicò Fabbriconi, avvicinandosi pericolosamente alla Belmonte, cosicché le loro labbra furono vicinissime. Elena sperò che nessuna consorella passasse in quel momento.
Aldo l'attirò a sé e la baciò; la giovane non si ritirò, anzi ritrovò in quel bacio la travolgente passionalità di Maurizio e tutte le promesse che si erano fatti a San Felice Circeo, prima che l'Italia entrasse in guerra.
Ma la novizia che stava diventando riprese il suo ruolo e lo scansò bruscamente.
<< Allontanati da me! >> esclamò, rossa in volto, sparendo dentro la cappella col cuore che le batteva forte nel petto. Aldo la guardò andare via con un sorriso soddisfatto.
Elena pregò con maggiore intensità, affinché Dio le perdonasse quella leggerezza; non sapeva se fosse il caso di confidarsi con le cugine o addirittura con Suor Teresa.
Fu proprio lei a chiamarla, nel bel mezzo di un rosario.
<< Elena? >> le fece.
<< Cosa succede? >> saltò su la Belmonte, temendo che la suora o qualche altra religiosa l'avesse vista con Fabbriconi.
<< C'è una tua amica che ti cerca >> rispose la suora.
Elena tirò un piccolo sospiro di sollievo, misto a curiosità di capire chi la cercasse; uscì perciò dalla cappella con Suor Teresa e vide davanti a sé Giada Spinelli: aveva le braccia conserte e gli occhi luccicanti come se le fosse venuta la febbre.
<< Giada! Come mai sei qui? >> domandò a quella ragazza che per poco non era diventata sua cognata.
<< Mi devi aiutare. E mi dovete aiutare anche voi. Siete Suor Teresa, giusto? >> replicò Giada, guardando la religiosa.
<< Sì, sono io. E voi sareste? >> fece quest'ultima.
<< Giada Spinelli >> ribatté la prima.
<< Spinelli... Me lo ricordo, questo cognome. E non solo perché siete una famiglia importante, ma per una cosa che successe in passato, che ero appena stata ordinata... >> ricordò la seconda.
<< E ricordate anche il cognome Ferraro? Alba Ferraro? >> insistette la Spinelli.
<< Che c'entra tua zia adesso? >> chiese Elena.
Suor Teresa guardò prima la Belmonte, poi la loro ospite.
<< Per spiegarvi tutto è necessario che vi porti in un posto >> disse, incamminandosi verso la porta d'uscita del convento. Le due ragazze la seguirono fino ad una specie di ospedale, dove molte crocerossine e consorelle erano già al lavoro.
La suora salì le scale fino al primo piano, con Giada ed Elena che le venivano dietro.
<< È successo qui, mi ricordo che era il giorno della Marcia su Roma. Vostra zia, Alba Ferraro, era scappata da Villa Spinelli, dove era stata scambiata per una cameriera e le avevano rivelato del fidanzamento tra tuo padre Guido, che lei amava, e vostra madre Arianna Torrente >> iniziò, indicando un letto dove adesso riposava una giovane donna.
Giada immaginò che al suo posto vi fosse sua zia, in preda ai dolori fisici e del cuore.
<< Era incinta? >> le domandò.
Elena le guardò entrambe sbigottita.
<< Sì, e anche di qualche mese. Era affaticata e affranta, in preda a dolori fortissimi. Io e alcune consorelle l'assistemmo. Per il bambino non ci fu niente da fare... >> continuò la suora, immersa nei ricordi.
<< E mio zio, Giulio Spinelli? >> volle sapere Giada.
<< La venne a cercare, pur con tutta la confusione che c'era a Roma. Era sera, quando arrivò. Lo accompagnai da lei, mi incuriosì sentire cosa si dissero: lui le promise che l'avrebbe sposata, che avrebbero vissuto nella villa sulla collina, a San Felice Circeo. Lei ammise di non poter più avere figli >> raccontò Suor Teresa.
<< Ecco perché sono sempre vissuti così appartati! >> dedusse la Belmonte.
<< Se si fosse saputa la verità, i pettegolezzi del paese li avrebbero distrutti. Hanno deciso di nascondere la tristezza dietro un'aura di altera solitudine. La signora Alba non ha mai dimenticato quel figlio perduto >> spiegò la religiosa.
<< Era mio fratello, quel bambino. E io devo andare ad affrontare i miei genitori >> decise la Spinelli.
<< Sei sicura di quello che stai per fare? Con certi segreti che tornano a galla, la tua famiglia rischia di andare in pezzi! >> l'avvertì Elena.
<< Siete stati tu, e Annalisa, e Tiberio, e Cesare e Luciana ad insegnarmi che dalle famiglie, se piene di ipocrisie, è meglio affrontarle e in caso prenderne le distanze! >> esclamò decisa Giada, incamminandosi verso la scala che portava al pianoterra e poi all'uscita.
Né Elena né Suor Teresa le avrebbero fatto cambiare idea.

Storia d'amore e di guerra - Il ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora