Una nuova partenza

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Roma, 25 gennaio 1944

A Palazzo Orsini c'era come sempre un gran da fare, specialmente da dopo che era avvenuto lo Sbarco di Anzio: nessuna delle crocerossine si fermava, e la contessa al solito era in prima fila, per niente spaventata dal duro lavoro.
Questa particolarità aveva colpito immediatamente Iris Cataldo, trovando riscontro nei racconti della sua amica Elsa Filomusi, che lì ci lavorava: lei e i cugini Belmonte erano rimasti i suoi unici punti di riferimento, da quando aveva lasciato San Felice Circeo per seguire Gianfranco Menotti, il gerarca fascista che diceva di amarla e le aveva promesso di aiutarla a cercare suo padre, Richard Carter il turista americano; tutto ciò che la giovane ex commessa del forno del paese aveva ottenuto erano il fratellastro Jack, che pure le voleva bene, l'odio della maggior parte dei sanfeliciani e una montagna di bugie riguardanti proprio Gianfranco: mentre aspettava il suo uomo rientrare, mettendo a posto dei libri aveva visto una busta con una foto cadere sul pavimento; dentro c'erano una foto ritraente una giovane donna con tre bambini, e una lettera indirizzata ad una certa Rebecca Tagliacozzo: era un'ebrea fuggita a Londra dopo le leggi razziali del 1938, nonché la signora Menotti.
Per capire di più su quella storia, Iris si era fatta coraggio e aveva aperto il cassetto della scrivania di Gianfranco, nello studio, il famoso cassetto che lei non avrebbe mai dovuto aprire; dentro c'era la risposta a tutte le sue domande: Gianfranco e Rebecca si erano conosciuti nel 1931, all'inizio della carriera politica del gerarca sanfeliciano; i Tagliacozzo erano ricchi, lei l'aveva aiutato ad arrivare dov'era arrivato, poi erano arrivati i loro tre figli: Miriam, Gabriele e Anna.
Quando la situazione per gli ebrei d'Europa era cominciata a precipitare Gianfranco, divenuto potente e temuto, aveva fatto carte false per trasferire tutta la sua famiglia a Londra, dove sarebbero stati più al sicuro che in Italia; tornato a San Felice Circeo, aveva corteggiato insistentemente la Cataldo sia perché ne era attratto, sia per non destare sospetti: nessuno sapeva di Rebecca Tagliacozzo, in paese, l'immagine di scapolo di Menotti era salva e anche l'incolumità dei ragazzi.
Quando lo raccontò ad Elsa, quel giorno, per poco non le caddero le garze che aveva in mano.
<< Gianfranco Menotti aveva una famiglia segreta? >> domandò sbigottita.
<< Credimi, è stata la mia stessa reazione >> ammise Iris, mentre osservava la frenesia che colpiva tutti i presenti nel palazzo nobiliare.
<< Piuttosto è la delicatezza che contraddistingue Menotti, nei loro confronti. Insomma, a San Felice Circeo era tutt'altra persona... >> ricordò la Filomusi, con l'immagine del gerarca che placcava lei e Iris di ritorno dal mercato, cinque anni prima, per dire alla Cataldo di sapere chi fosse suo padre, ancora davanti agli occhi.
<< Mi sento presa in giro, Elsa. Non voglio più stare con lui. Non voglio vederlo più neanche dipinto >> affermò la bionda.
<< Sai bene che a San Felice Circeo non ci puoi tornare >> puntualizzò la castana.
<< Lo so. Voi dove state andando? >> chiese perciò la prima.
<< Ad Anzio, per dare una mano >> replicò la seconda.
<< Voglio venire con voi! >> esclamò l'una. L'altra la guardò sgomenta.
<< Ma a te fa schifo il sangue! >> obiettò infatti.
<< Però so fare tante altre cose: stirare, cucinare, fare il bucato, rammendare, rassettare... >> elencò la Cataldo.
<< Se vuoi posso chiedere alla contessa Orsini, ma non ti prometto niente >> disse la Filomusi, sebbene volesse aiutare l'amica.
<< Grazie, grazie, grazie! Mi basta anche solo che tu glielo chieda, ma sarò grata a vita a te e anche a lei! >> l'abbracciò Iris, lasciandola andare subito dopo.
Sperò che Elsa tornasse con una risposta positiva, aveva bisogno di cambiare città.

Storia d'amore e di guerra - Il ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora