La speranza distrutta

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Lo trovò mentre era intento a districare le reti da pesca: faceva tutto con nonchalance, e questo le portava i nervi ancora più a fior di pelle.
<< Rinaldo! >> lo chiamò, con la voce traboccante di rabbia.
<< Giada, amore... >> la salutò il giovane, ma prima che potesse aggiungere "mio", la Spinelli gli mollò un ceffone.
<< Ma che sei matta? >> sbottò, sbigottito da quello schiaffo.
<< Ero matta a crederti, semmai! Come hai potuto tradirmi con quella puttana di Iris? Sapendo quello che ha fatto, poi... >> proseguì lei, con un diavolo per capello.
<< Elsa te l'ha detto? >> domandò subito lui, massaggiandosi la guancia colpita.
<< Se non me l'avesse detto lei, qui la gente parla! Che svergognati che siete stati... Fare l'amore in mare, il più banale dei cliché! >> replicò furibonda l'una.
<< Mi ha provocato, non ero in me... Ma Iris non conta niente, non è mai contata niente a confronto con te! >> esclamò l'altro, cercando di essere perdonato.
<< Beh, potevi pensarci prima a cadere in quella trappola! Io stavo per lasciare tutto, pur di vivere con te! >> rinfacciò la prima.
<< Perché parli al passato? Non lo faresti più? >> volle sapere il secondo.
<< Cosa siamo noi, Rinaldo? Amanti clandestini? Amici? Conoscenti? Promessi sposi? Non siamo niente, e non cominceremo adesso! >> puntualizzò la Spinelli, spiazzandolo.
<< Non puoi farmi questo... >> mormorò Marini, guardandola con gli occhi sbarrati.
<< Oh, sì che posso. Anzi, sai che faccio? Torno a Roma! >> sibilò la ragazza, lanciandogli un'occhiataccia per poi voltargli le spalle e camminando verso la villa della sua famiglia.
Ma Rinaldo non ci stava, ad essere lasciato a quel modo, per cui le corse dietro.
Giada sentì i suoi passi, così corse più forte per non farsi prendere: quando sparì dietro il cancello, Marini capì di non poter fare altro che prendere a pugni le sbarre e gridare il suo nome.
La Spinelli entrò di corsa dentro casa, suscitando lo stupore della servitù.
<< Che avete da guardare, anche voi? Tornate al lavoro! >> berciò, inducendoli a farsi i fatti loro mentre correva su per le scale: per loro tuttavia non fu facile, con Rinaldo che invocava il nome di Giada aggrappandosi alle sbarre del cancello.
Finalmente sola nella sua stanza, la giovane chiuse la porta e si buttò sul letto a piangere disperatamente: era pronta a cambiare vita, per Rinaldo; avevano in mente di tornare a San Felice Circeo, dopo la guerra, di vivere del suo lavoro di tipografo e della pensione della signora Gisella.
Adesso tutti questi progetti erano andati in fumo per colpa della leggerezza di lui, che fuori dalla villa invocava il suo perdono.
Perciò si avvicinò alla finestra e la chiuse, per non sentire più la sua voce; successivamente prese la valigia e cominciò a metterci dentro tutti i vestiti che si era portata.
Più tardi avrebbe chiamato sua madre, le avrebbe comunicato che sarebbe tornata nella Capitale.
La voce di Rinaldo non si sentiva più: il ragazzo si era arreso.

Storia d'amore e di guerra - Il ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora