Due, io e te un minuto.

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Sei seduto nella sedia di quella scrivania che per te risulta essere un po' piccola.
Osservo ogni tuo movimento da qua, da qualche piccolo metro di distanza. Hai i ricci che vanno un po' da tutte le parti, una felpa e un pantalone della tuta. E un po' la voglia di voler rubare una delle tue solite felpe ce l'ho, ma ritorno in me pensando che non posso rovinare tutto quello che abbiamo.
Non posso e non voglio, perché io voglio tenerti con me.
Io il mio cuore lo so controllare.

Hai le spalle curve e penso che lo capisco il motivo del tuo lamentare mal di schiena, tutte le volte che ti osservo fare qualcosa dove metti concentrazione sei quasi chiuso su te stesso.

-"Manu ti metti dritto?"
vengo verso di te, le mani nelle spalle e cerco di farti sistemare
-"È che me lo dimentico"
-"Eh poi vai di mal di schiena, 24 anni e sei un vecchietto"
-"Beh forse non hai tutti i torti"
-"Io non ho mai torto"
tu ridi
-"Non che tu a 22 sia meglio, Simò"
fingo dell'offesa, una mano sul cuore e gli occhi un po' più aperti
-"Come osi?".

Il resto del tempo tu lo passi giocando al computer e io a guardarti, che per me devo dire che va benissimo. Amo questa calma e serenità, poche volte sento quest'atmosfera.

Però vorrei anche parlarti
e la verità é che non so come si fa,
ho timore
non so qual è la cosa giusta da dire,
come iniziare un discorso,
se ti interessa o meno.
Che mica voglio annoiarti, io
che mica voglio perderti, io.

Dio quante paranoie che mi faccio, mi rimprovero da solo mentalmente.
A riportarmi con i piedi per terra ci pensi tu, ormai è una cosa che fai spesso e che mi aiuta, anche se non te l'ho mai detto.
-"Che fai oggi?"
e un po' mi viene da sorridere, perché sembrano quelle domande che poni ad una persona con cui vuoi parlare ma che non sai che dire.
-"Eh boh, penso ncazzo. Forse mi guardo un film e tu?"
-"Che film?"
e un po' mi viene da sorridere, perché che qualcuno volesse sapere di più di ciò che dico non mi è mai successo. Mai, prima di te.
-"Collateral beauty"
-"Ammazza, ce vai giù leggero e allegro eh"
mi scappa una risata
-"A volte sento il bisogno di rivederlo"
-"Perché?"
quello che sento è imbarazzo, non sono abituato a parlare di cose personali
-"Boh, a volte perdo la strada e il film me la fa ritrovare. Ma tu che fai oggi?"
-"Allenamenti di calcio e poi svengo sul divano"
una delle tante cose che di te non sapevo, mi viene da pensare
-"Ah, fai calcio? Sei bravo?"
-"So na pippa, però me diverto"
sorrido.

A rompere questo momento idilliaco ci pensa Chicca, che entra dalla porta.
-"Ah insomma qui si lavora mi hanno detto eh"
ridiamo, la verità é che le rare volte in cui io e Manuel capitiamo da soli a me di lavorare proprio non va.
Quando ci siamo io e lui in quel lasso di tempo l'unica cosa che voglio é sentire la sua voce, la sua risata, i suoi occhi che guardano i miei.
E chi si ricorda del lavoro, quando hai tutto questo. Si ferma tutto ciò che facevo prima, non ha più importanza.

Questi, sono solo dei pensieri. Dei pensieri tra i mille che mi attraversano la mente tutti i giorni. Non gli do peso, piuttosto li mando via e metto sù un sorriso.

-"Ma questo è un lavoro!" rispondi tu convinto
-"Davvero? Ammazzare zombie ora è un lavoro?"
-"Certo, dovete ringraziare me se in giro non se ne vedono più"
-"Seh, salvatore della patria torna a lavorare va"
Obbediamo entrambi, io mi dileguo nel negozio e tu da altre parti.
Del resto al capo non si può dire di no.

Faccio un po' di fatica a compiere le stesse cose di prima perché nella mia mente rimane tutto,
rimani tu. E non mi basta un solo minuto di noi, io con te voglio trascorrerci le ore.

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