Quattro, pensieri e gusto.

190 13 1
                                    

Quando non vuoi pensare ad altro cerchi di impiegare tutta la tua concentrazione su ciò che stai facendo in questo esatto momento.

Lo faccio, ci provo, non funziona.

Un altro metodo è quello di focalizzarsi sul proprio respiro, questo quasi funziona.

Seduto a fare colazione con una tazza, rigorosamente di una serie tv che amo, fumante di cappuccino senza schiuma (o per meglio dire un latte e caffè) faccio caso al mio respiro, perché fissare la tazza non ha avuto effetto.
Un cucchiaio mosso pigramente dalle mie mani si muove tra quel liquido lievemente marrone, è domenica e c'è forse l'ultimo sole della stagione.

Il mio sguardo si posa tra la finestra e la tazza, la mia mente tra due occhi castani e un nome che mi sforzo di scacciare. Anzi, in verità sono due i nomi e a quanto pare stanno purtroppo insieme. So che non dovrei, ma insomma non sono bravo a controllare quella parte di me.

Quindi: espiro, inspiro.

Passano dieci minuti.

-"Buongiorno a te, come mai già sveglio?"
Dante, mio padre, fa capolineo dalla porta diretto in questa sala
-"Boh, avevo la tapparella abbassata male e il sole mi andava in faccia"
-"Ottimo, che ne dici di abbassarla sempre male?"
Si guadagna una mia occhiata, lui risponde con una risata
-"Ascolta, oggi viene la nonna a trovarci quindi direi di lavarti almeno la faccia"
mia nonna, la persona più stravagante che ti contagia con la sua stranezza e ti porta allegria.
Una bella dose di nonna Virgina mi serve, altroché dose di Manuel.
L'ho rifatto, vero? Misà di sí.
Espiro.
-"A che ora arriva?"
-"Tra un'ora"
-"Okkei, sei uscito per sapere che temperatura c'è?"
-"Giacca pesante, Simone"
-"Che palle, di già?"
-"Niente parolacce, finisci questo latte e caffè che ti ostini a chiamare cappuccino e vai a prepararti. Rischiamo di fare tardi"
ordini eseguiti, quest'uomo ha la capacità di trasformarsi in un nanosecondo da padre a madre e viceversa.
A cappuccino finito mi alzo e me ne vado in camera.

Apro l'armadio, tirare fuori la prima giacca pesante mi costa un po' di fatica perché dai, che noia sono i vestiti invernali?.
10 minuti dopo di doccia veloce e 5 di vestiti sono pronto con una t Shirt, la giacca e un jeans. Controllo l'ora sul telefono abbandonato sopra il letto, compaiono notifiche dal gruppo whatsapp di lavoro e in maniera molto veloce e svogliata le leggo. Invio una emoji (un po' a caso e veloce) di risposta, continuo a leggere e ha scritto anche lui. Un po', tipo tre secondi, ci ripenso però dai che fai, ti privi di andare a guardare la sua immagine profilo?.
In un clic la visualizzo e sí, Simone, te ne dovevi privare.
Perché quello che viene visualizzato dallo schermo è la foto di due ragazzi su un monte bianco che sorridono.

Fanculo i respiri.

Che poi non dovrei, lo so.
Perché siamo solo hm...colleghi? Amici?.
Non dovrei, ma è dalla prima volta che l'ho visto che mi è rimasto dentro. Gli occhi, la voce, i capelli.
Luigi spero sappia la fortuna che gli è capitata.
Chissà come l'avrà detto, lui, ai suoi amici e genitori.
Chissà se lo ha accettato subito o no.
Chissà se...
Già, chissà.

Mi riportano alla realtà delle nocche che sbattono contro la porta di camera mia in modo non molto soave, ecco.
-"Sono pronto!"
esco dalla camera e insieme andiamo alla stazione per prendere la nonna.
Alla mia vista non esita un istante ad accelerare il passo e venirmi incontro
-"Quanto sei cresciuto, amore!"
Mi abbraccia e si sa, gli abbracci dei nonni sono sempre un rifugio.

La giornata la passo tra un pranzo fuori e una passeggiata in centro con tanti racconti della nonna che mi portano quasi a viverla, una parte della sua vita.
Con la mente sgombra e felice del suo arrivo e con la notizia della sua permanenza per una settimana, la mente si riposa.

Fino a sera, però.

Perché è proprio mentre stiamo cenando tutti e tre a casa, che il mio cellulare si illumina mostrando una scritta che mi fa perdere un battito o forse più.
Manuel mi ha mandato un messaggio, il primo per essere precisi.
I miei gesti sono rapidi quando poso la forchetta, pulisco le mani in un tovagliolo e mi affretto a leggere.
-"Una faccina, Simo, davvero? Te stiamo così antipatici?"
ci impiego un po' per capire a cosa si riferisce.
Le mie dita scorrono veloci, le mie labbra un sorriso lo trattengono con forza
-"Loro no, tu sì ma non volevo offenderti"
online, sta scrivendo subito

-"Simone, quindi?"
Cosa?
Alzo lo sguardo e vedo mia nonna che aspetta una risposta a una domanda che però io non ho sentito
-"Dicevo, a lavoro come va?"
Eh, come vuoi che vada...in questo preciso istante poi
Tossisco
-"Bene nonna, grazie"
-"Ti trovi bene con i tuoi colleghi?"
Intendi con il collega che mi sta scrivendo ora, nonna?
-"Si, sono simpatici dai. Va bene io vado in camera, buonanotte"
e il fatto che io non abbia ancora finito nemmeno la cena, è un dettaglio.

Quello che faccio è correre per mettermi disteso nel letto e leggere la risposta
-"Lo vedi che ho ragione quando dico che sei come la tua pizza preferita?"
Simone ma tu davvero a 22 anni stai sorridendo per questa cosa?
-"Almeno io ho gusto. Tu lo hai solo nel scegliere le immagini profilo"
E non lo so perché lo faccio, anzi sì. Perché quando una cosa mi disturba io la devo dire, a volte nel modo opposto.
Che poi non dovrebbe disturbarmi, quello è un altro conto.
-"Tu manco in quello"
Tutti i torti non ha, è di tanti anni fa ed è un tramonto al mare con la mia figura che sembra un'ombra per quanto nera.

E allora, vediamo così.

Cerco nella galleria una foto di questa estate dove si vede solo metà della mia faccia e della mia spalla nuda, anche quì presente il mare dietro di me.
Il messaggio arriva subito dopo
-"Va bene, allora diciamo che nelle immagini profilo hai gusto"

E allora diciamo che ne ho anche in fatto di ragazzi, Manuel.

Promettimi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora