Sedici, 2 +1.

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-"Sì...va bene...no, ti ho detto che oggi va bene. Non sto parlando piano...ti dico di no, è che sono appena sveglio"
Queste parole sussurrate, quasi soffiate al telefono, sono il mio buongiorno questa mattina.
Un buongiorno che speravo non avrei mai avuto, dato che so bene a chi sono rivolti questi sussurri.

E che vengano emessi nel mio letto mi fa sentire solo brividi di disgusto.

Bramo il giorno in cui ci sarò solo io, perché il numero tre a me non è mai piaciuto. È un numero subdolo, ti fa credere di essere parte quando invece non lo sei, resti solo un +1 per quando dovesse servire.
Ed io non voglio essere il +1 di nessuno, io voglio essere il numero primo.

Il tuo numero primo.

-"Sì, anche tu...ma ti ho detto anche tu...ma sì che sono convincente...quale videochiamata, nono sono appena sveglio"

Digli di no perché ci sono io, digli che non ti fa più lo stesso effetto, raccontagli che la notte l'hai passata dentro di me e che ormai la tua casa è questa, che lui non lo è mai stato.
Diglielo e stacca il telefono, poi fai l'amore con me.
Diglielo e stacca il telefono, poi amami alla luce del sole che il nostro amore può illuminare più di esso stesso.
Fallo.
Fallo ti prego.
Se non lo fai tu, lo farò io.

-"È vero, mi hai già visto appena sveglio ma che c'entra guarda che-"
e no, questo no.
Non voglio più sentire niente.
Perché non lo accetto che il tuo viso stropicciato la mattina lo possa baciare lui e che i tuoi capelli arruffati li possa sistemare con le sue mani.
Io che di mattina ti bacio subito perché è il tuo il sapore che voglio, non quello di una stupidata menta del dentifricio.
Lui ti bacia con la menta, eh?.

Mi basta questo, per arrivare ad essere saturo di questo buongiorno che di bello non ha niente.
Mentre tu parli parli e parli ancora, di che poi, non lo so.
Di cosa, non ti sento più.
Il tre non è il mio numero preferito.

Per questo allungo una mano e ti sfioro le cosce, lo faccio dolcemente che tanto che fretta c'è.
Che tanto non si sa mai quale potrebbe essere l'ultima volta, meglio assaporare tutto.

Tu ti giri e mi sorridi imbarazzato, mi stai chiedendo scusa per caso?.

Voglio ancora assaporare tutto, le dita delle mani si fermano in un punto preciso e stringono.

Ti immobilizzi, stavi parlando di qualcosa e adesso ti sei fermato.

Il tuo +1 lo sento che ti chiede di continuare.

E allora lo accontento: continuo io, su di te, per te.

Mentre tu riprendi parola ma farfugli, cosa non lo so.

Le mie labbra depositano contatti vellutati sulle tue cosce.
Cerchi di terminare la chiamata in tutti i modi, ma non hai capito che se termini tu termino anch'io.
Allora affretto, vado più veloce di te: che lo senta, il tuo ultimo sospiro.
Abbandoni la testa all'indietro, ti parla ma non lo ascolti più.

Sei creta tra le mie mani.

Sei pasta modellabile per me.

E le mie mani modellano, impastano, creano forme sino a colorarsi del tuo chiaro colore sprigionato.

Eccolo, il tuo ultimo sospiro a denti stretti per non farti sentire.
Che peccato, privare il tuo lui di un suono così tanto bello.
Che poi porti il mio nome, è un'altra cosa.

-"Simò- sì - sì mò però stacco, ci- ci sentiamo dopo"
Un tasto rosso viene premuto con mani tremanti e pone fine a questo tragico buongiorno.

Annaspi ancora, cerchi fiato con gli occhi nei miei.
-"La prossima volta non privarlo di sentirti chiaro e tondo, lo privi di uno spettacolo"
Mi rispondi con voce flebile
-"È uno spettacolo che porterebbe solo il tuo nome, Simò"
-"E diamogli il biglietto in prima fila per vederlo allora"
Scoppi a ridere.

Ora sì che si può iniziare la giornata.

-"Lo sai che devo vederlo"
okkei, a quanto pare mi sbagliavo.
Mi fissi, cerchi di leggermi ma a me di essere letto non va.
È con lentezza che porto prima un piede e poi l'altro fuori dal letto, a toccare il pavimento ghiacciato perché di dormire con le calze non mi è mai piaciuto.
Mi sfrego il viso con le mani, sistemo i capelli e solo dopo un bel respiro mi alzo.

Ti do le spalle per non darti il cuore.

Sei rimasto tra le coperte con il viso rivolto ancora verso di me, lo so perché il tuo sguardo addosso lo sentirei anche a kilometri di distanza, seppur senza vederti.

-"Va bene"
-"Hm? Guarda che non gliel'ho chiesto io"
Hai la voce quasi...dolce
-"Ma per me puoi andare infatti"
-"Hm...si?"
il tono è incerto come quello dei bambini quando ti chiedono se hanno fatto bene a far qualcosa
-"Si"
annuisco, ancora dandoti le spalle
-"E tu che farai oggi?"
solo ora, con una calma apparente, mi giro e ti osservo.

Se non fosse per il tempismo sbagliato, ti scatterei una foto.
Tu, tra le mie lenzuola, ci stai proprio bene.

Faccio spallucce
-"Esco con Davide"
i tuoi occhi ora non sorridono più, scatti veloce a sedere e mi guardi fisso
-"Simò, fai davvero?"
-"Certo che sì. Perché, non dovrei?"
-"Direi proprio de no"
-"E il perché?"
-"Il perché se chiama Manuel Ferro"
segue la frase indicandosi con l'indice
-"Non me sembra che Manuel Ferro quando oggi sarà da voce squillante se guarderà solo nelle palle degli occhi, no?"
-"Che c'entra"
-"C'entra che sarò tuo quando tu sarai mio"
-"Stai a giocà sporco, te 'o dico"
Scende dal letto e mi raggiunge. Faccia a faccia.

Attimi di silenzio e poi.
Poi ci baciamo, perché infondo solo così riusciamo a respirare veramente.
Famelici, perché infondo solo così riusciamo a cibarci della vita.

Ma la voglia di giocare c'è ancora.

-"Dai poi quando ce rivedemo stasera te dico chi bacia meglio dei due"
Uno schiaffetto sul braccio non riesco a schivarlo
-"Te provace Simò guarda e-"
-"A baciarlo dici? O a ditte chi bacia meglio?"
Se non mi sono ancora incenerito dopo questo suo sguardo, mi considero immortale
-"Simò nun fa cazzate"
-"Sei te che te rivedi col fidanzatino tuo mica io"
-"Te la devi smette"
Mette le sue braccia sotto le mie e le sue mani sulla mia schiena, mi stringe così
-"Non è il fidanzatino mio quello"
-"Beh tecnicamente-"
-"Tecnicamente 'ncazzo Simò, t'ho detto che lo lascio e lo farò"
Un altro bacio e poi ancora ancora ancora.
A consumarci le labbra.

Ci ritroviamo fronte contro fronte, seppure ci sia la differenza di altezza.

Con occhi grandi e imploranti ti fuoriesce la domanda
-"Ce esci davvero co' quello?"
Sospiro.
Ti guardo.

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