Undici, mare.

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L'acqua scivola lenta dalla mia pelle, gli occhi chiusi e il respiro calmo mi portano una sensazione di rilassamento assoluta. È ormai obbligatorio per me questo rito ogni mattina, altrimenti la giornata non la inizio bene. Nemmeno il pensiero di Manuel che dorme ancora nel mio letto mi può levare questa sensazione mattutina, assolutamente e completamente no.

La porta si apre e lo spavento si mangia tutto il rilassamento, tiro fuori solo metà viso da un'anta della doccia ma è abbastanza per riuscire ad identificare la figura che ha appena fatto interrompere il mio momento
-"Manuel ma sei scemo? Vai subito via!"
sussulta, anzi quasi compie un salto enorme portando poi una mano poggiarsi sulla parte del cuore
-"Simò! Mi hai fatto prende un colpo! Ma che se fa così?!?"
-"Ma guarda che quello che è entrato mentre sono nudo sotto la doccia sei tu, mica io"
-"Ho capito ma le chiavi per chiude 'na porta te nce l'hai? Famme capì! Ce facciamo vede nudi da tutti tanto chissene frega?"
Da sotto il getto dell'acqua, ammetto che sto ridendo
-"Da tutti chi che mai nessuno entra nel bagno mio"
-"Vabbeh posso fa pipì?"
-"Ma non credo proprio, ce sto io da sta parte ao!"
-"E me la devo tené fin quando non esci? Non ce penso ma manco guarda"
-"Finiscila e vai nel bagno di sotto, che se mi vedi nudo il fidanzato tuo chi lo sente!"
Va via urlando un
-"Questo da appena sveglio me deve ricordà che c'ho un fidanzato rompicoglioni, guarda te se questo è un buongiorno oh!" con la porta del bagno sbattuta a completare il tutto.
A me viene solo da ridere ed è proprio questo che faccio mentre mi insapono il corpo e poi sciacquo.

Non mi soffermo molto, per scelta, sulla sensazione di familiarità che ho avvertito vivendo questo momento. Piuttosto fingo, quando vado di sotto a far colazione, che mi abbia anche dato fastidio.
-"ao Simò é inutile che mi tieni il muso, ti ho detto pensavo che le chiavi se esistono un motivo c'è, no?"
è seduto nella sedia, posizionata davanti ad un tavolo con sopra dei cornetti portati dalla nonna, mentre pronuncia questa frase andando poi ad addentare il cornetto ma:
-"Sei proprio vendicativo mamma mia" rimane con nulla in mano perché quello stesso cornetto glielo rubo ad un soffio dalla sua bocca e me lo mangio in modo poco decoroso
-"Che vuoi, questo cornetto è il mio preferito e la nonna me lo prende sempre"
mi fa un eco poco carino del "e la nonna me lo prende sempre" ma faccio finta di nulla.
A fine colazione cerchiamo di organizzarci per il lavoro e scopriamo di avere entrambi il turno che inizia di pomeriggio.

L'idea folle di andare quindi al mare è sua ma, anche se ho finto lamentele, a me va più che bene.
Mentre osservo il suo viso concentrato sulla strada e la sua mano sul cambio penso semplicemente che ci starebbe bene la mia, di mano, sopra la sua.
E che in quei lineamenti del viso vorrei tracciare una strada con le mie labbra.
Mi guarda di sottecchi, sorride e indossa gli occhiali da sole
-"Mi imbarazzi se mi guardi così"
sorrido a mia volta
-"Perché, Manuel Ferro si imbarazza pure?"
-"Solo quando è Simone Balestra a guardarlo"
il cuore perde i battiti e lo sguardo si posa altrove, a cercare tutto e niente, basta che non possa far trasparire ciò che in questo momento sto provando.
-"E a quanto pare anche Simone Balestra si imbarazza, vedo"
ride, penso di non aver mai visto qualcosa di più bello di Manuel. Alla guida. Con gli occhiali da sole. Che ride.
Dio, ogni volta penso di non poter vedere mai niente di più bello e invece mi frega sempre, facendomi innamorare a poco a poco anche solo guardandolo.
Perché è questo che sta succedendo, no? Mi sto innamorando, forse.
-"Solo quando Manuel Ferro gli dice certe frasi"
sposta per un attimo lo sguardo dalla strada per posarlo su di me, attraverso quelle lenti riesco comunque molto bene a vederli allegri e con un pizzico di amore, mi verrebbe da dire, se non avessi paura di illudermi.
Mi rivolge un sorriso, la mano la sposta per stringermi il ginocchio ed è un contatto che dura due secondi ma sembrano ore per me, che solo con quel gesto ho sentito brividi sulla pelle.

E alla fine, al mare, ci siamo arrivati.
-"È bello pure quando è inverno"
vorrei rispondergli che a rendere tutto bello pure se inverno è lui, che il mare solitamente non mi piace ma che ora che lo guardo con lui sembra la cosa più bella del mondo.
Mi limito però ad annuire e sorridere, che tanto poi quando sto con lui lo faccio spesso; sorridere, intendo.

Pranziamo con dei panini, di dubbio gusto, trovati nell'unico bar aperto al mare in questa stagione. Non importa il sapore strano di questo cibo perché la pace dei sensi che raggiungo mentre cammino accanto a lui, raccontandoci aneddoti divertenti di noi, con il rumore del mare e del vento, supera di gran lunga quella che provo di mattina sotto la doccia.
Mi sento di fluttuare in un universo solo nostro.

Ci sediamo in mezzo alla sabbia, la mia mano gioca con la sabbia fredda e umida che scivola tra le dita e tu, con un coraggio che forse ancora io non ho, mi racconti di come hai scoperto di provare attrazione anche per i ragazzi.
E lo racconti in modo divertente, però sappi che la sofferenza che c'è dietro nel non riconoscersi più da un giorno all'altro, mi arriva tutta dritta al cuore.
-"Posso fare una cosa, Manu?"
mi guarda sconcertato ma non ci pensa un secondo ad annuire.

Così, lo abbraccio.

Ti abbraccio, Manu, perché vorrei dare conforto a quel sedicenne che aveva paura di ciò che era,
magari pensava pure non fosse giusto.
Come se poi ci fosse un giusto e uno sbagliato universale per tutti,  come se non fossimo noi a decidere cosa è cosa.
Ti abbraccio, Manu, perché vorrei poterlo fare più spesso e ogni volta che lo desidero.
Ti abbraccio, Manu, perché spero di scappare un po' da me e andare dove sto veramente bene e senza pensieri, grazie alle tue braccia.

Un abbraccio che dura un'infinità.
In questo universo, del resto, ci siamo solo noi.
È solo nostro.

Due labbra si sfiorano, così delicatamente che penso di averlo sognato. Penso che non sia vera la morbidezza delle tue labbra, che fa parte tutto dei miei desideri.
Capisco che così non è quando mi chiedi scusa.
Che poi, scusa di che.
Scusa perché questa morbidezza appartiene a delle labbra che purtroppo non sono le mie?.
O scusa perché mi stai facendo innamorare?.

Ci alziamo lenti, che si è fatta una certa ora e l'altro universo, quello dove ci sono mille persone e noi in mezzo, ci attende.
I nostri passi sembrano non volerlo raggiungere, vanno così tanto a rilento che sembrano volersi fermare quì, che si sta meglio.

Eppure in macchina ci rientriamo e in rigoroso silenzio, con un lontano sottofondo musicale di canzoni della radio che probabilmente nessuno dei due conosce, percorriamo la strada per andare a lavoro.

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