Capitolo 2

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UN INVITO A CENA

Sono in centro città con mia madre in giro per negozi, mentre mio padre è andato nel suo nuovo ufficio per sistemare tutti i documenti del suo trasferimento.
Stiamo comprando le cose essenziali per la scuola: quaderni, penne, evidenziatori colorati, matite e libri. Una volta finito con la scuola passiamo un classico pomeriggio tra donne e la prima tappa è l'estetista.
Entriamo in un centro estetico e per prima cosa ci facciamo un trattamento al viso, poi ci fanno sedere entrambe su una poltrona per fare una pedicure e una manicure mentre ci porgono gli espositori degli smalti per scegliere il colore più adatto a noi. Io ho scelto uno smalto color rosa Barbie mentre mia madre il classico rosso brillante.
Quando lo smalto è asciutto usciamo dal negozio per andare dal parrucchiere poco più avanti sull'altro lato della strada, mamma ha deciso di tagliarsi un po' i capelli corvini e io invece ritocco con la decolorazione la ricrescita dei miei lunghi capelli biondi, infine tra una risata e l'altra entrambe scegliamo una piega mossa.
Come ultima tappa prima di tornare a casa decidiamo di andare al centro commerciale per un po' di sano shopping e per fare la spesa dato che siamo arrivati in città solo ieri. Mentre percorriamo la galleria del centro commerciale con in mano tutti i nostri sacchetti, passiamo davanti ad una vetrina di un negozio che ha esposto sul manichino un fantastico vestito. Blocco subito i miei passi e mi giro verso la vetrina ammirandolo, è un vestito di raso rosa con le spalline sottili e lungo fin sopra il ginocchio.
« Perché non entriamo a provarlo?»
« Non lo so... Non credo sia adatto a me.» rispondo alla domanda di mia madre riponendo il mio sguardo di nuovo sul vestito.
« Beh non puoi saperlo se non lo provi. Forza andiamo.» mi prende la mano e mi trascina dentro il negozio.
Chiama il primo commesso che le passa accanto, gli chiede del vestito in vetrina e con quello tra le mani mi accompagna ai camerini. Entro nella prima cabina libera e inizio a togliere i miei vestiti infilando quello rosato, mi guardo alla specchio e devo ammettere a me stessa che non mi sta male come credevo, per la prima volta dopo tanto tempo mi sento carina. Esco dal camerino dove c'è mia madre che mi stava aspettando seduta su un divanetto, appena mi vede rimane a bocca aperta.
« Wow tesoro... Ti sta benissimo! Devi assolutamente comprarlo.» le sorrido per poi guardarmi ancora una volta allo specchio.
« Non lo so mamma, tu credi?» lei continua a guardarmi annuendo  leggermente. « È che lo vedo più adatto per la sera. E indovina? Non ho amici con cui uscire la sera.» abbasso lo sguardo un po' malinconica.
« Sono sicura che farai nuove conoscenze e che ci sarà sicuramente un'occasione in cui metterlo.» mette le sue mani sulle spalle cercando di confortarmi.
Rientro nel camerino per rimettere i miei vestiti, e mentre ammiro ancora una volta quell'abito di raso rosa esco dalla piccola cabina e dopo averlo rimesso al suo posto esco molto silenziosamente dal quel negozio.
« Edith che fai? Non lo prendi?»
« No mamma è inutile avere una cosa nell'armadio che non userò mai, non fa niente.» dico guardandola. « E poi ho comprato un sacco di cose, per oggi va bene così.»
Senza aggiungere altro usciamo dal centro commerciale, metto tutte le buste in macchina e salgo sul lato passeggero chiudendo piano la portiera. Mentre mi allaccio la cintura sento uno sbuffo da parte di mia madre che attira la mia attenzione.
« Accidenti ho dimenticato una cosa! Avevo promesso a tuo padre che gli avrei preso quella salsa per hamburger che gli piace tanto.» dice mentre apre di nuovo la portiera della macchina.
« Vuoi che venga con te?»
« Oh no tranquilla, ci vorrà solo un secondo.» scende dalla macchina e prima di chiudere la portiera si rivolge di nuovo a me « Aspetta qui torno subito.»
Chiude la portiera della macchina alle sue spalle tornando dentro il centro commerciale.
Nell'attesa accendo lo stereo della macchina per mettere un po' di musica, parte subito "Thak you next" di Ariana Grande, alzo un po' il volume e la musica si espande in tutta la macchina e inizio così a cantare. Adoro la sua musica, oltre ad avere una bellissima voce le sue canzoni mi mettono sempre il buon umore.
Dopo alcuni minuti sento aprire di nuovo la portiera della macchina, mia madre si siede nuovamente al posto del guidatore, mette la busta sui sedili posteriori e dopo essersi allacciata nuovamente la cintura mette in moto la macchina dirigendosi verso casa.
Dopo dieci minuti siamo già davanti al nostro vialetto, mamma parcheggia l'auto e proprio quando sta per scendere la fermo prendendola per il braccio.
« Mi sono divertita tanto oggi, forse una giornata di bellezza, relax e shopping era quello che mi serviva per distrarmi un po'. Grazie mamma.» gli sorrido dolcemente.
« Sono contenta che ti sia divertita e che tu stia meglio ora.» dice lei ricambiando il mio sorriso.
Scendiamo entrambe dall'auto e apriamo le porte posteriori per prendere i numerosi sacchetti con tutti i nostri acquisti, quando sentiamo una voce.
« Salve signora Johnson!» dice il nostro amato vicino con un cenno della mano in segno di saluto « Edith.» rivolegendosi poi a me con un cenno del capo.
Gli rispondo con un sorriso che sembra più una smorfia infastidita.
« Oh ciao Tom, che fai di bello?» chiede mia madre in modo gentile.
« Nulla di importante, ho appena finito delle scartoffie per l'ufficio, sono uscito a ritirare la posta e vi ho viste arrivare.» viene verso di noi avvicinandosi alla macchina « Wow avete fatto spese oggi.»
« Si oggi giornata tra donne.»
« Vedo. Bei capelli biondina.» posa il suo sguardo su di me allargando le sue sottili labbra in un piccolo sorriso.
Alzo gli occhi al cielo e cerco di prendere le borse.
« Volete una mano con quelle?» chiede di nuovo lui indicandole.
« Sono convinta che possiamo farcela anche da sole grazie.» gli rispondo bruscamente.
« Edith!» alza la voce mia madre rimproverandomi, per poi rivolgersi di nuovo a Tom « Sei davvero molto gentile Tom, ma non voglio recarti alcun disturbo.»
« Non si preoccupi nessun disturbo è un piacere aiutarvi.» prende qualche borsa e ci segue dentro casa.
Una volta dentro casa il biondo chiude la porta di ingresso e ci dirigiamo tutti in cucina per appoggiare tutte le buste sul bancone.
« Grazie per averci aiutate Tom.» lo ringrazia mia madre posando le ultime buste.
« Si figuri signora Johnson, per così poco...» si gratta il collo in segno di imbarazzo.
« Chiamami pure Grace.»
« D'accordo Grace.» le sorride.
« Mio marito arriverà a casa tra qualche ora, ti va di unirti a noi per cena? Vorrei davvero ringraziarti a dovere per la tua gentilezza.» sgrano gli occhi a questa fantastica uscita di mia madre.
« Oh no... Io... Io non vorrei disturbarvi troppo. E poi non c'è bisogno che- »
« Insisto. Non crei alcun disturbo, anzi, sarei molto felice se tu accettassi.» prima di fargli finire la frase mia madre continua a parlare interrompendolo.
« Okay va bene, ci sarò. Grazie Grace.»
« Perfetto, allora ci vediamo stasera alle 8:00. Sono sicura che Edith sarà così gentile da accompagnarti alla porta mentre io sistemo queste cose.» mi dice lei guardandomi.
« Ma certo.» rispondo io tagliente andando verso la porta mentre Tom saluta un ultima volta mia madre per poi raggiungermi.
Apro la porta e mi giro a guardarlo invitandolo ad uscire con lo sguardo.
« Beh credo proprio che ci rivedremo più tardi allora.» avrei fatto qualsiasi cosa per togliergli quel sorrisetto dalla faccia.
« Evviva.» gli rispondo con un falso sorriso sulle labbra.
« A dopo biondina.» mi risponde a sua volta avvicinando il suo viso al mio, mi guarda per qualche secondo, poi torna in posizione retta e sempre sorridendo esce dalla porta.
Non lo sopporto, e in più lo avrei avuto anche qui per cena. Frustata chiudo la porta e torno da mia madre mettendomi di fronte a lei.
« Sei completamente impazzita? Perché lo hai invitato a cena?»
« Oh suvvia tesoro, non farne un dramma. È stato molto gentile con noi, ci ha aiutate e volevo solo ricambiare il favore. E poi... Sembravate in sintonia.» la guardo stralunata.
« In sintonia? Noi in sintonia?» chiedo gesticolando.
« Ti ha fatto i complimenti per i capelli.» mi guarda sorridendo con un'espressione furba.
« Oh mio Dio mamma! Ti prego dimentica questa cosa okay? Stanne fuori. Lui... Lui non mi piace, neanche un po' e io non piaccio a lui.» urlo ormai esasperata.
« Va bene, va bene ne starò fuori. Tu intanto va di sopra a sistemare le tue cose e scegli cosa indossare sta sera. Dovrai essere perfetta.»
Prendo i miei sacchetti ed esco dalla cucina, ma prima di salire il primo scalino guardo di nuovo mia madre.
« Se continui ti giuro che mi presento a cena in pigiama.» e senza darle il tempo di rispondere salgo in fretta le scale chiudendomi in camera mia.
Sistemo tutti i vestiti e le scarpe nuove, poi apro un po' la finestra dato che facendo avanti e indietro mi è venuto caldo, e vado avanti a sistemare sulla scrivania tutte le cose per la scuola.
Avrei iniziato tra due giorni, e dire che sono terrorizzata è dire poco. Ho sempre studiato a casa con mio padre o con un insegnante privato e quei pochi amici che avevo erano tutti maghi o streghe come me, li avevo conosciuti grazie alla vecchia cerchia di streghe di mia nonna, non sapevo nemmeno come comportarmi.
Tiro un enorme sospiro.
« Certo che ti capita spesso di bloccarti a guardare il vuoto eh.» mi volto verso la finestra e lui è lì, appoggiato al muro di fianco alla finestra con le braccia incrociate sul petto.
« Certo che ti capita spesso di spiarmi dalla finestra.»
« Touché.»
« Che cosa vuoi? Già ti dovrò sopportare questa sera a cena, non credo di avere abbastanza forze per farlo anche ora.» dico ormai vicino alla finestra.
« Sai, mi piace infastidirti, quindi sono qui per darti fastidio.» ed eccolo lì con il suo solito sorrisino.
« Beh mi dispiace per te ma ho delle cose più importanti da fare quindi... addio biondino.» feci per andarmene ma sento ancora la sua voce.
« Hey! Mi rubi le battute adesso?»
« Ciao Tom.» gli volto le spalle, vado in bagno chiudendogli la porta in faccia.
Mi spoglio e cerco di legarmi i capelli senza rovinarli, apro il getto d'acqua ed entro nella doccia, mi insapono il corpo e torno sotto il getto dell'acqua calda.
Quando ho finalmente finito esco dal box doccia e mi avvolgo un asciugamano intorno al corpo, sciolgo i capelli e prendo la mia crema corpo allo zucchero filato e inizio a spalmarla dopo aver asciugato il mio corpo. Esco dal bagno e apro l'armadio indecisa su cosa mettere.
« Dovresti imparare a chiudere le tende sai?» in quel momento volevo solo sprofondare, oppure ucciderlo... credo sia meglio la seconda.
Mi volto di scatto verso di lui.
« Oh mio Dio ma che diavolo- » non faccio in tempo a concludere la frase, improvvisamente tutto intorno a me si blocca.
È appena uscito dalla doccia anche lui e  ha solo un'asciugamano legato in vita, il suo petto è ancora ricoperto di piccole goccioline d'acqua e con una mano si sta tamponando i capelli con un'altro asciugamano.
« Ti piace quello che vedi?» chiede lui sorridendo, e stavolta era un sorriso vero e non i suoi soliti ghigni snervanti.
Mi attacco a quel briciolo di lucidità che mi è rimasta, in qualche modo devo uscire da quella situazione imbarazzante, insomma siamo entrambi nudi.
« Io...Io...» balbetto. « Sei un pervertito! Ma come ti salta in mente di spiarmi dalla finestra? Appena uscita dalla doccia poi!» corro verso la finestra tenendomi stretto l'asciugamano, prendo le tende nelle mie mani e le chiudo.
« Guarda che sei tu la sprovveduta che lascia finestre e tende aperte! Sai dovresti fare attenzione, c'è brutta gente in giro che potrebbe spiarti e guardare ogni tua singola mossa.»
« Oh... Tipo te? Ora se non ti dispiace dovrei vestirmi quindi ciao.» lo sento ridere mentre cerco di chiudere le finestre senza spostare troppo le tende, controllo che quest'ultime siano chiuse per bene e vado a vestirmi.
Mi trucco, infilo le scarpe e poi scendo di sotto da mia madre e con grande sorpresa incontro anche mio padre.
« Papà! Quando sei tornato?» vado verso di lui stringendolo in un'abbraccio.
« Hey piccola! Ma come sei bella stasera.» mi dice lui guardando il mio nuovo vestito nero che avevo preso oggi con la mamma « Sono tornato dieci minuti fa.».
« Come è andata in ufficio Ethan?»  domanda mia madre intromettendosi nel discorso.
« Per fortuna è andato tutto bene, nessun intoppo. Lunedì inizierò a lavorare. Fortunatamente il FayetteJournal è l'unica testata giornalistica in città, almeno non dovremmo pensare alla concorrenza.»
« Si anche io inizierò lunedì, ho appena ricevuto una telefonata dall'ufficio legale.»
« Bene! Che cosa si mangia stasera mamma?» quando c'è di mezzo il cibo qualsiasi cosa va in secondo piano, il cibo è l'unica cosa che mi mette il buon umore.
« Beh dato che dobbiamo fare bella figura, mi sono lasciata trasportare dalla cucina italiana. Come antipasto ho preparato delle bruschette con i pomodorini, come prima portata ho scelto una bella pasta alla carbonara, per la seconda portata ho preparato una fantastica tagliata di manzo accompagnata da delle verdure grigliate che adesso tuo padre mi aiuterà a finire e infine macedonia di frutta con il tuo gelato alla panna che adori.» mi brillano gli occhi solo al sentirne parlare,
« Sarà tutto fantastico mamma, vado ad apparecchiare la tavola mentre tu e papà finite.» dico dirigendomi in sala da pranzo.
Stendo la tovaglia, metto i piatti e i bicchieri e distribuisco le posate con i tovaglioli. Prendo poi tutte le bibite e quando ho finito sento il campanello suonare.
« Tesoro potresti andare tu?»
« Si mamma vado io!»
Cammino verso l'ingresso e una volta che sono davanti alla porta la apro.
« Ma buonasera bambolina.»
« Buonasera. Nuovo nomignolo?» dico io guardando l'elegante biondino davanti a me che ormai è già entrato in casa.
« Beh, si dal caso che tu mi abbia rubato quello precedente  quindi ho dovuto inventarne uno nuovo. Devo dire che è più azzeccato.» lo guardo stranita.
« Io non sembro una bambolina.» queste parole mi escono con un tono indignato.
« Si invece. Sei un po' bassina, hai capelli biondi, unghie rosa e vestitini pomposi.» risponde lui squadrandomi e avvicinandosi al mio viso continua a parlare. « Si sei proprio una bambolina. Comunque... Gran bel vestito.»
Non potevo credere a quello che avevo appena sentito, anche se lo aveva detto a modo suo era pur sempre un complimento.
« Gran bella camicia biondino.» solo ora mi rendo conto che ha una bottiglia di vino tra le mani. « E quella?» chiedo io indicandola e lui prima di rispondere la alza verso il suo viso e la ammira per qualche secondo.
« Beh ho pensato che per ringraziarvi del vostro invito, una bottiglia di buon vino fosse la scelta migliore.» prendo la bottiglia e leggo l'etichetta: "Brunello di Moltalcino 2015". Un vino italiano.
« Ciao Tom ben arrivato! Grazie per averci portato il vino non dovevi.» senza neanche essermene accorta mia madre è già alle mie spalle.
« Buonasera Grace. Non si preoccupi è un piacere.» saluta lui stampandosi un sorriso provocatorio sulle labbra. « Sta benissimo stasera.» continua poi guardando il suo vestito rosso.
« Oh non esagerare Tom, mi farai arrossire così.» non posso credere a quello che sto vedendo.
Dopo che mia madre ci chiese di seguirla in sala da pranzo, io e Tom ci accomodiamo a tavola uno di fianco all'altro, appoggio la bottiglia di vino al centro del tavolo e quando mia madre torna in cucina da mio padre mi giro verso il biondo accanto a me.
« Fai sul serio?» mi guarda con un finto sguardo sorpreso.
« Non so di cosa parli. Potresti essere più chiara?»
« Ci stai provando spudoratamente con mia madre e la cosa è alquanto disgustosa.» sussurro per non farmi sentire dai miei genitori nell'altra stanza.
Lui in risposta fa uno dei suoi soliti sorrisini perversi e si avvicina di nuovo al mio viso tenendo i suoi occhi color ghiaccio nei miei color nocciola.
« Sei gelosa?»
« Che cosa? Gelosa? Sei completamente fuori strada.» gli rispondo ormai ridendo, è decisamente fuori di testa se pensa che sono gelosa di lui.
« Beh tua madre è davvero una bellissima donna. È alta e slanciata, formosa e ha delle gambe da pau- »
« Oh mio Dio sei disgustoso! Se non l'hai notato mia madre è sposata e ha quasi il doppio dei tuoi anni. Quindi smettila di farle gli occhi dolci.»
« Ma dai non ci credo! Quanti anni ha tua madre?» lo guardo più sconvolta di prima.
« Quarantacinque come mio padre.»
« Allora non ha il doppio dei miei anni. Abbiamo solo vent'anni di differenza, di cosa ti preoccupi?» mi chiede lui con nonchalance.
« Senti il problema non è l'età, puoi anche metterti insieme a una donna di cinquant'anni o più, ma non con mia madre.» esasperata dalla situazione, prendo tra le mie mani la bottiglia di vino, la apro e ne verso un po' nel mio calice.
Mentre bevo un sorso di vino mio padre arriva in sala da pranzo a salutare Tom e si siede di fronte a noi aspettando mia madre che arriva due minuti dopo con il piatto di antipasti.
« Oh wow! Ha preparato le bruschette. Adoro il cibo italiano.» dice prendendone una mettendosela nel piatto.
« Beh  se ti piace il cibo italiano allora adorerai anche il resto dei piatti che ho preparato.»
« Hai anche portato un vino italiano, direi che sei rimasto in tema.»
« In realtà è stato un puro caso signor Johnson, l'ho preso solo perché mi piacciono molto i vini italiani.» 
Non mi sono intromessa nella conversazione perché sono troppo occupata a divorare il cibo che ho davanti. Quando il vassoio è finalmente vuoto mia madre lo riporta in cucina seguita da mio padre che la aiuta con i piatti della prima portata.
Non appena sono di nuovo tutti seduti affondo la mia forchetta negli spaghetti per poi portarla alla bocca.
« Mamma questa pasta alla carbonara è veramente fantastica hai superato te stessa.» le dico con la bocca piena.
Sento tutti ridere leggermente e li guardo con uno sguardo interrogatorio.
« Grazie tesoro ma sai cosa penso sul fatto di parlare con la bocca piena.» alzo gli occhi al cielo.
« Ti piace proprio mangiare eh.» prende parola il pallido ragazzo accanto a me.
« A chi non piace? È la cosa più bella del mondo!» mi sorride in risposta e si rivolge di nuovo ai miei genitori.
« Come fate a cucinare questi piatti così alla perfezione? Avete origini italiane percaso?»
« Si mia madre era italiana.»
Mi cade la forchetta dalle mani a sentire le parole di mia madre. Si voltano tutti verso di me, anche se ho lo sguardo basso sul piatto posso percepire i loro sguardi su di me.
Sento solo la voce di mio padre.
« Edith...» al suo richiamo alzo di nuovo la testa verso di loro.
« Scusate.» sussurro cercando di reprimere il ricordo di mia nonna « Sapete cosa manca? Un po' di pepe vado a prenderlo.»
Mi alzo velocemente dalla sedia e mi nascondo in cucina, appoggio le mani sul bancone e sospiro, potevo sentire la conversazione che stavano avendo nell'altra stanza.
« Scusaci tanto Tom, purtroppo la nonna di Edith è morta da poco ed è ancora una ferita aperta.» chiudo gli occhi cercando di reprimere le lacrime.
« Non deve scusarsi, anzi, dovrei scusarmi io. Non volevo schiacciare un tasto dolente. Mi dispiace.» risponde lui cercando di scusarsi, faccio dei profondi respiri e apro la credenza per prendere il barattolo del pepe.
« Non è colpa tua Tom non potevi saperlo.» mi fermo vicino alla porta della cucina, mi stampo un falso sorriso sulle labbra e torno in sala pranzo.
« Eccomi. Effettivamente con un po' di pepe è molto meglio.» mia madre mi guarda con tristezza, sarò anche sembrata una pazza ma non potevo sopportare i loro sguardi compassionevoli.
Riprendo a mangiare, ma il tavolo è coperto di un silenzio imbarazzante così decido di avviare una conversazione.
« Allora Tom, oggi hai detto che avevi da fare con dei documenti per lavoro, di cosa ti occupi?» mi guarda per qualche secondo, ha già capito che cerco di superare quel momento tagliente.
« Sono il direttore di un'agenzia che si occupa di finanze e marketing.»
« Oh wow.» sono alquanto sorpresa, chi l'avrebbe mai detto che l'odioso biondino avesse un lavoro così importante.
« Voi invece di cosa vi occupate?» chiede ai miei genitori.
« Io sono un'assistente legale mentre Ethan è un giornalista di cronaca nera.»
« Oh Beh non vi annoiate mai.»
« No infatti.» dice mio padre alzandosi dal tavolo per raccogliere i piatti ormai vuoti « Vado a preparare la piastra con la tagliata di carne. Voi intanto potete conversare un po'.» anche mia madre si alza e segue mio padre.
Non ho nemmeno il tempo di controbattere, so cosa sta facendo mia madre, sta cercando di lasciarci da soli il più possibile, quando questa cena finirà me la pagherà cara.
Prendo ancora una volta il mio calice e bevo l'ultimo sorso di vino che c'è al suo interno.
« Vacci piano con quello o finirai per ubriacarti.»
« Non riesci a non essere odioso anche solo per cinque minuti vero?»
« Te l'ho detto che adoro infastidirti, sei davvero carina quando ti arrabbi.»
« Wow oggi sei in vena di complimenti biondino.»
« Non ti ci abituare troppo bambolina.» sorride come suo solito « Comunque scusa tanto per prima, non volevo farti stare male.»
« Non fa niente, non potevi saperlo.» gli sorrido cercando di tranquillizzarlo.
In quel momento tornano i miei genitori con i piatti, guardo la fantastica carne davanti a me, ne prendo alcune fettine e continuo a mangiare.
La cena prosegue tranquilla tra racconti imbarazzanti del passato e risate e quando tutti i piatti sono vuoti mia madre inizia a sparecchiare insieme a mio padre.
« Mamma posso darti una mano?»
« Oh no tranquilla tesoro ci pensiamo io e tuo padre. Perché intanto che preparo il dolce non fai fare un tour della casa a Tom?» mi domanda come se posso rifiutarmi.
Mi alzo dalla sedia e seguita da Tom salgo al piano superiore e arriviamo nel lungo corridoio, passiamo davanti alla camera dei miei genitori, poi dal bagno e infine in camera mia. Lui entra dalla porta e ammira la stanza.
« La classica stanza di una bambolina.» a questa sua affermazione alzo gli occhi al cielo sorridendo. « È molto più grande di quello che si vede dalla mia finestra.»
Continua a fare avanti e indietro per la stanza per poi fermarsi difronte alla libreria.
« Ti piace leggere eh...» lo vedo accarezzare i libri e fermarsi su quello strano libro dalla copertina rossa con le sue lunghe e affusolate dita ricoperte di anelli argentati.
« Già. Purtroppo quelli sono solo la metà dei libri che avevo, non sono riuscita a farceli stare tutti in valigia.»
Di certo non posso dirgli che sono una strega con un antico potere a cui danno la caccia  e che delle persone hanno ucciso mia nonna nel tentativo di arrivare a me, obbligandomi così ad abbondonare casa mia in una notte. Quando ha finito di esaminare i libri, si siede comodamente sul mio letto.
« Accomodati pure.» gli dico io con sarcasmo quando è ormai già seduto sul bordo.
« Hai una bella famiglia sai? I tuoi genitori sono molto uniti e si vede che tengono molto a te.» mi sorride lui ignorandomi.
« Si è vero ci sono sempre l'uno per l'altra, e riguardo a me credo sia perché sono la loro unica figlia.» mi siedo anche io accanto a lui, posa il suo sguardo su di me e sembra che i suoi occhi si siano svuotati di quella spensieratezza che aveva prima « E la tua famiglia? Vivi da solo qui?»
Prende un lungo respiro, abbassa lo sguardo sulle sue mani e poi risponde alle mie domande giocando nervosamente con i suoi anelli.
« Si vivo qui da solo. Diciamo pure che la mia famiglia non è tra le più accoglienti, o meglio, mio padre non lo è.» guarda dritto davanti a se e continua « Mia madre è morta quando avevo dodici anni e da allora sono cresciuto con mio padre. Ha sempre cercato di plasmarmi a sua immagine e somiglianza, di farmi seguire le sue orme.»
« Mi dispiace.» non pensavo avesse avuto un'infanzia così dolorosa, posso leggere la sofferenza nei suoi occhi che ormai stavano guardando il vuoto mentre parlava. « Non era mia intenzione farti rivivere un momento così doloroso, non volevo far riaffiorare brutti ricordi.»
« Non devi scusarti, non potevi saperlo.» mi sorride, uno di quei suoi sorrisi veri e sinceri che faceva pochissime volte.
Sentiamo mia madre chiamarci dalle scale, ci alziamo entrambi per tornare in sala da pranzo a concludere la nostra cena con il mio amato gelato e la macedonia.
Mentre scendo i primi gradini mi fermo a pensare: forse mi sbagliavo su di lui, non sembra così male come pensavo, magari il suo comportamento così odioso è frutto di una vita piena di sofferenze...

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