IL PRIMO APPUNTAMENTO
Mi trovo in piedi di fronte al mio armadio con un espressione ormai rassegnata mentre cerco qualcosa di carino da mettermi per la cena con Tom, le ragazze sono sedute sul mio letto alle mie spalle che mi guardano in attesa di vedere qualcosa di carino ed elegante uscire dal mio armadio. Mi hanno già scartato cinque vestiti: due sono troppi eleganti, due sono troppo sportivi e uno non mi sta per niente bene. Chissà che cosa mi stava passando per la mente quando l'ho comprato.
« Che ne dite di questo?» mi giro verso di loro con in mano un abito corto rosa interamente di tulle.
« Devi andare ad una cena con un ragazzo super sexy Edith, no ad un matrimonio.» mi risponde Emily ormai esasperata.
« In effetti sembreresti una bomboniera.» concorda con lei Abbie.
« È molto carino come abito, ma non è adatto per una cena.» mi rassicura Cheryl.
« Basta non ci vado! Adesso lo chiamo e annullo tutto.»
« Stai scherzando? Non puoi farlo!» urla la rossa con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
« Adesso troviamo una soluzione.» parla Abbie alzandosi dal letto e andando verso l'armadio mentre io mi accascio ai piedi Cheryl prendendomi la testa fra le mani.
« Va tutto bene ragazze?» ci chiede mia madre comparendo alla soglia della porta della mia stanza.
« No mamma va tutto malissimo!» le rispondo io piagnucolando.
« Che succede?»
« Non ho nulla di adatto da mettermi!»
« Beh menomale che ci ho pensato io allora...» guardo con gli occhi sgranati la mia salavatrice.
« Che intendi dire?»
« Intendo dire che dovresti ritenerti fortunata che io non ti do mai ascolto e che faccio di testa mia.» mentre pronuncia queste parole porta in avanti le mani che fino ad ora sono rimaste dietro la schiena e mi passa un sacchetto.
Lo prendo e ci sbircio dentro vedendo un tessuto di raso rosa parecchio familiare.
«Mamma!» apro ansiosamente il sacchetto e tiro fuori il meraviglioso abito rosa che avevo provato con mia madre al centro commerciale « quando sei andata a prenderlo?»
« Questo è un segreto, vedi che sapevo che ti sarebbe servito prima o poi?»
« Grazie mamma.»
« Su forza vatti a vestire che è quasi ora.»
Mi precipito velocemente in bagno, tolgo i vestiti e mi infilo l'abitino in raso, ritorno nella mia camera con le ragazze che mi aiutano a sistemarmi i capelli e il trucco e in un battito di ciglia è già ora di andare da Tom.
Tutte e quattro scendiamo le scale e dopo aver salutato tra i mille complimenti dei miei genitori, percorro il vialetto di casa mia per poi andare verso la casa del mio adorato vicino.
Busso un paio di volte e dopo qualche interminabile secondo, il padrone di casa mi apre la porta rivelando la sua elegante figura in camicia bianca e pantaloni neri.
« Ciao bambolina.»
« Ciao biondino.»
« Prego accomodati pure.»
« Grazie.» mi fermo vicino all'appendiabiti per togliermi la giacca e appenderla.
« Sei davvero bella stasera, lo sei sempre in realtà.» si complimenta rimanendo fermo vicino alla porta alle mie spalle.
« Sei in vena di complimenti ultimamente.» gli rispondo girandomi verso di lui con un lieve sorriso dipinto sulle labbra.
« Dico solo la verità.» posso notare il suo sguardo percorrere ogni centimetro del mio corpo.
Io ovviamente non posso fare altro se non imitarlo, anche lui è davvero molto bello stasera, ma ammetterlo significherebbe sopportare il suo enorme ego per tutta la serata.
« Allora... dov'è la tua deliziosa carne cucinata da te che mi avevi promesso?»
« Sei il tipo di donna che va dritta al punto vedo.» sorrido di nuovo alle sue parole « Vieni seguimi.»
Inizia a camminare scomparendo poi in cucina, lo seguo come mi ha detto fino a quando non mi ritrovo una meravigliosa tavola apparecchiata molto elegantemente.
La tovaglia bianca copre l'intera superficie del tavolo, i piatti neri sono riposti con cura alle due estremità con al loro fianco le posate di argento sopra ai tovaglioli bianchi. Al centro del tavolo c'è un vaso con un bouquet di rose rosse, e due calici di cristallo con una bottiglia di vino rosso.
Mentre rimango incantata dalla cura dei dettagli di quella tavola, lui mi aspetta dietro la sedia.
« Prego accomodati.»
« Mi toglierai la sedia mentre mi siedo o posso fidarmi?»
« Devo ammettere che sarebbe davvero divertente vederti con il culo sul pavimento, ma voglio fare il bravo per questa sera quindi cercherò di trattenermi.» rido leggermente mentre vado verso di lui che mi aiuta ad accomodarmi.
« Sei sempre così galante con tutte?»
« Solo con chi ne vale davvero la pena.»
« Oh! Quindi con me ne vale la pena?»
« Direi di si.» risponde lui aprendo la bottiglia di vino versandomene un po' nel mio calice.
Fa lo stesso con il suo e prima di sedersi prende il piatto degli antipasti mettendolo al centro del tavolo.
Ha preparato un delizioso tagliere di salumi con delle mozzarelline e delle frittelle fritte.
« Buon appetito.» inaugura la cena sedendosi al suo posto e prendendo il suo calice per fare un brindisi.
« Buon appetito.» lo imito facendo tintinnare il mio calice con il suo.
Bevo un sorso di vino e dopo aver preso la forchetta nelle mie mani, mi servo iniziando poi a mangiare.
« Ho sentito al notiziario quello che è successo oggi a scuola.» cerco di rimanere più neutrale possibile.
« Si è stato terribile.»
« Tu stai bene? Sei ferita?»
« Sto bene, fortunatamente non ho nessun graffio. Menomale che non ci sono stati morti o feriti gravi.»
Mi sento così in colpa, oltre ad aver ferito delle persone devo anche continuare a mentire.
« Si sa che cosa sia stato a causare l'esplosione?»
« No, si presume sia stata colpa di un terremoto.»
« Che situazione strana...»
« Già.» continuo a mangiare cercando di cambiare discorso « Invece a te come è andata al lavoro?»
« Abbastanza bene, per ora è tutto tranquillo.»
« Sei riuscito ad ambientarti?»
« Si finalmente, non ho più bisogno dei babysitter.» dice ridendo.
In pochi minuti il tagliere si svuota e Tom si alza a prendere i piatti con la prima portata, davanti a me appaiono delle fantastiche e profumatissime tagliatelle ai funghi.
« Wow che buon profumino.»
« Spero ti piacciano.»
Ne prendo una forchettata e dopo aver soffiato leggermente le porto in bocca, e dopo averle assaporate non posso non guardarlo completa sente sotto schock.
« Oh mio Dio sono fantastiche!» parlo con ancora la bocca piena mettendomi una mano davanti alle labbra.
« Davvero?»
« Assolutamente si! Non mi hai ancora detto dove hai imparato a cucinare così bene.»
« È merito di mia madre in realtà, a lei piaceva molto stare in cucina. Ogni domenica lei sfornava un dolce diverso, lo preparavamo insieme e poi lei lo cuoceva. Credo che mi abbia lasciato un po' della sua passione per i fornelli.»
« Beh credo che abbia fatto un ottimo lavoro.»
Mi guarda dolcemente con un lieve sorriso sulle labbra. La sua voce e i suoi lineamenti si addolciscono sempre quando parla di sua madre, si vede che gli era molto legato.
Mi sorprendo invece del suo comportamento nei confronti di suo padre, non lo nomina quasi mai e quelle poche volte che lo fa cambia immediatamente discorso.
Tra risate e ricordi del passato il piatto si svuota e per l'ennesima volta il padrone di casa si alza per prendere i piatti vuoti.
« Posso darti una mano?»
« No non preoccuparti, tu rilassati, fai l'ospite e preparati per il fantastico piatto che ti avevo promesso.»
« Va bene.» gli rispondo sorridendo prendendo un altro sorso di vino.
Dopo pochi minuti torna mettendomi davanti una piastra calda con sopra la tagliata di manzo che mi aveva promesso.
« Ecco a lei madame, stia attenda a non scottarsi.»
« Wow vuoi proprio fare colpo stasera, addirittura servita sulla piastra bollente...»
« Beh si, io le cose le faccio bene.»
« Anche meglio di un ristorante.»
« L'hai detto tu stessa, mia madre ha fatto un bel lavoro.» il suo sorriso ritorna amaro.
« Posso farti una domanda?»
« Si certo.»
« Com'è morta tua madre.» posso notare i suoi occhi incupirsi mentre mi guarda.
« Un incidente d'auto.» il suo tono è freddo.
« Mi dispiace tanto...» cerco di consolarlo allungando la mia mano per prendere la sua.
Con mia sorpresa gira la sua per incrociare le sue dita con le mie. Ero quasi sicura che sarebbe sfuggito al mio tocco, invece rimane lì ad accarezzarmi il dorso della mano col il pollice.
« Grazie Edith.»
« Di cosa?»
« Non mi capita spesso di parlarne con qualcuno, tu invece mi aiuti ad esternare un po' il mio dolore. Mi fa bene, se ne parlo mi sembra come di tener vivo il ricordo di lei.»
« Si dice che sono i ricordi a tenere in vita le persone che purtroppo non ci sono più.»
« Si lo credo anch'io.»
Abbandoniamo un po' la maliconia mangiando un po' della sua fantastica carne dopo che la piastra si è leggermente raffreddata. Ovviamente è bravo anche con la cottura della carne, oltre ad avere le giuste spezie, è talmente morbida da sciolgliersi in bocca.
Divoro tutto quello che ho nel piatto cercando di essere elegante, anche se in realtà ha già potuto vedere il modo in cui mi abbuffo di cibo durante la cena a casa mia.
« Vedo che ti è piaciuto tutto...»
« Si, purtroppo devo ammettere che sei un fantastico chef.»
« Ti ringrazio, ma ho ancora una cosa di la da farti assaggiare.»
« Ancora? Dici sul serio? Sto letteralmente esplodendo.»
« Sono sicuro che c'è un piccolo spazzietto ancora.»
« Mi hai incuriosito.»
« Torno subito.» ritira le piastre vuote e tira fuori una piccola ciotolina dal frigorifero tornando poi davanti a me « Ti va di dividerci un tiramisù al pistacchio?»
« Oh mio Dio si!»
Mi porge uno dei due cucchiaini che tiene nelle sue mani, appoggia il piatto al mio fianco per poi avvicinare la sua sedia.
« Le concedo il primo assaggio madame.»
« Oh ma che gentiluomo.» affondo il cucchiaino nella crema al pistacchio prendendone un po' « Hai fatto tu anche questo?»
« Si certo.»
« Sappi che verrò più spesso a cena da te.»
« Sappi che mi farà più che piacere.» mi risponde con un sincero sorriso sulle labbra « Almeno ho un po' di compagnia.»
« A proposito, com'è vivere da soli?»
« Beh diciamo che non hai nessun genitore o adulto che ti stressa, quindi sotto questo aspetto direi che è bello abitare da soli. Non hai orari, puoi fare quello che vuoi quando vuoi, ma ogni tanto la solitudine si fa sentire.» risponde alla mia domanda con una lieve malinconia.
« Beh allora sarò più che felice di farti compagnia qualche volta.» gli sorrido mangiando un altro boccone di tiramisù.
Ricambia il mio sorriso e dopo pochi minuti finiamo anche il dolce, si alza per sparecchiare e lo stesso faccio anch'io per aiutarlo.
« Tranquilla rimani seduta, faccio io.»
« Ho fatto l'ospite per troppo tempo, lasciati aiutare.»
« Va bene.» risponde ormai esasperato.
Prendo i restanti piatti e lo seguo in cucina, mettiamo tutto dentro il lavandino e lo guardo alzarsi le maniche della camicia bianca rivelando le sue braccia tatuate.
« Non avevo mai notato i tuoi tatuaggi.» parlo io guardando uno strano simbolo poco sopra il suo polso.
« Davvero?»
« Davvero.»
« Non sono proprio invisibili.»
« Siamo a fine febbraio, indossi sempre vestiti a maniche lunghe.»
« Questo è vero.» mi risponde prendendo in mano la spugna e mettendoci sopra del detersivo per piatti.
« Che cosa significa questo simbolo?» gli domando sfiorandogli il simbolo che ho visto prima.
« È il simbolo alchemico della morte.»
« Sei appassionato di Alchimia?»
« Mia madre lo era, me lo sono tatuato per lei.»
« Oh.» continuo a guardare quel piccolo simbolo che ricorda vagamente una serratura.
Molto probabilmente se sua madre fosse ancora viva sarebbe felice di sapere che nel mondo magico esistono davvero gli alchimisti, sono rari certo, ma esistono.
Prendo un panno che è lì vicino al lavandino e mi sposto nell'altro lavandino dove Tom stava facendo sgocciolare i piatti appena lavati.
« Non vorrai aiutarmi anche a lavare i piatti?»
« Beh si, tu lavi e io asciugo.» gli rispondo agitando il panno vicino al suo viso « Così almeno finiamo prima.»
In risposta ride passandomi il piatto che stava lavando, lo asciugo e lo metto al suo posto dentro l'antina sopra il lavandino.
« Invece tu?» mi domanda passandomi un altro piatto.
« Io cosa?»
« Cosa mi racconti di te? Finora ho parlato solo di me, raccontami qualcosa di te.»
« Non saprei, cosa vuoi sapere?»
« Quel tuo amico, Jonathan mi pare che si chiama, ti gironzola ancora intorno?»
« Si chiama Jaxon.» puntualizzo ridendo « E siamo solo amici.»
« Mi sa che lui non vuole esserti solo amico sai?»
« Sei geloso percaso?»
« Geloso io? Assolutamente no!»
« No certo.» rispondo io con un sottile velo di ironia.
« E poi di cosa dovrei essere geloso scusa? Io sono molto meglio.» si vanta lui asciugandosi le mani per poi appoggiarsi al lavandino.
« Oh mio Dio quanto te la tiri! Dovresti tenere i piedi per terra sai? Non sei poi tutto questo granché.» gli rispondo sempre scherzando asciugandomi le mani.
« Che cosa hai detto?» mi chiede con un espressione giocosa di finta offesa.
Prima di poter capire cosa sta succedendo le sue mani sono intorno ai miei fianchi, dando così inizio alla cosa che più non riesco a sopportare, il solletico.
« No il solletico no!» cerco di parlare e prendere fiato tra una risata e l'altra.
« Oh si invece, il solletico si.» mi risponde lui continuando quella divertente tortura mentre io non faccio altro che dimenarmi.
« Ti prego basta, non ce la faccio più!»
« La smetto solo se dici che sono bellissimo.»
« Mai!»
« Okay l'hai voluto tu.»
Continua a farmi il solletico aumentando la presa sui miei fianchi per evitare di farmi scappare.
« Okay va bene!» dico ormai urlando tra le risate.
« Come scusa? Non ti sento.»
« Sei bellissimo!» urlo continuando a ridere ormai senza fiato.
« Non credo di aver sentito bene...»
« Sei bellissimo!» urlo ancora più forte « L'ho detto adesso smettila ti prego.»
« Visto? Non ci voleva tanto.» mi risponde anche lui tra una risata e l'altra.
Sono ancora tra le sue braccia mentre riprendo fiato e solo ora mi accorgo di essere molto vicina a lui.
« Ti ho chiesto quelle cose solo perché volevo assicurarmi che tu fossi libera.» squadra ogni centrimetro del mio viso accarezzandomi una ciocca di capelli per poi portarla dietro l'orecchio « Credevo ti stessi frequentando con lui, o che fosse il tuo ragazzo, sembravate molto complici l'altra sera.»
« Sono libera, te l'ho detto io e Jaxon siamo solo amici, ho avuto un solo fidanzato e devo dire che mi è bastato.»
« Perché che è successo?» mi chiede con lo sguardo confuso allontanandosi leggermente per riappoggiarsi sul lavandino.
« Si chiamava Luke, noi due siamo sempre stati molto amici ma si capiva che entrambi ci piacevamo. Lui era un po' il playboy della compagnia, era molto bello e aveva sempre un sacco di ragazze che gli gironzolavano intorno, infatti non credevo neanche che lui mi potesse guardare con gli stessi occhi con cui lo guardavo io.» continuo il mio raccondo guardando il viso incuriosito di Tom « Arrivando al punto, una sera usciamo insieme e lui mi confessa che io gli sono sempre piaciuta da quando ci siamo incontrati ma che aveva paura che non fosse corrisposto. Per fartela breve ci siamo fidanzati e per un paio di mesi sembrava andare tutto bene, poi più passavano i giorni e più stare sola con lui diventava estenuante. Non faceva altro che farmi pressioni per andare a letto con lui, per quanto mi piaceva ritenevo che fosse ancora troppo presto per un passo del genere dato che stavamo insieme solo da qualche mese, ma a lui non importava. Quando ha capito che con me ci avrebbe messo più tempo ad infilarsi nelle mie mutande è andato a letto con una mia amica, o meglio, che ritenevo una mia amica.»
« È un idiota.»
« Già, li ho beccati insieme in camera sua il giorno del mio compleanno.»
« Mi dispiace tanto Edith.»
« Sono felice di non aver fatto quel grande passo con lui, me ne sarei sicuramente pentita.»
« Aspetta un secondo, tu sei vergine?» annuisco leggermente alla sua domanda portando il mio sguardo altrove.
Posso percepire il suo sguardo su di me e le mie guance diventare sempre più rosse dall'imbarazzo.
All'improvviso le fredde mani di Tom circondano il mio viso, sento i suoi freddo anelli argento sulle mie guance ormai ardenti e non posso fare altro che puntare il mio sguardo color ambra nei suoi freddi occhi color ghiaccio.
« Non devi vergognarti di quello che sei Edith Johnson, non devi vergognarti dei tuoi valori.» mi accarezza le guance con i pollici mentre mi parla « Ognuno hai i suoi tempi per questo tipo di cose e credimi ti fa molto onore il fatto che dia un certo peso a determinati argomenti, ed è giusto aspettare la persona giusta con cui affrontarli.»
« Non credevo che tu potessi essere così, di solito le persone si scandalizzando quando rivelo questa parte di me.»
« Le persone si fanno trascinare dalla società in cui vivono, bruciano le tappe solo per seguire le mode. Le cose belle della vita vanno vissute con i propri tempi e bisogna godersele al massimo senza mai pentirci di nulla.» non posso fare altro che sorridergli.
Improvvisamente sentiamo un rumore provenire dall'esterno che mi fa balzare leggermente all'indietro.
« Cos'è stato?»
« Non lo so, aspettami qui vado a controllare se dalla finestra si vede qualcosa.»
Mentre lui sparisce in salotto non posso fare a meno di pensare al radicale cambiamento nel comportamento del mio caro vicino.
Non avrei mai pensato che potesse essere una persona così sensibile e profonda, ogni tanto vengono ancora fuori le sue insopportabili battutine, ma questa versione di Tom mi piace di gran lunga di più.
« Fuori non vedo nulla, magari era qualche animale che è scappato dalla foresta.» mi tranquillizza lui tornando in cucina.
« Si può essere.»
« Che ne dici se ti accompagno a casa?»
« Come se fosse a dieci chilometri da qui.»
« Non si sa mai.» sorride porgendomi una mano che afferro subito.
Camminiamo mano nella mano fino all'appendiabiti dove lui prende la mia giacca e mi aiuta a metterla, prende le chiavi di casa e insieme usciamo dalla porta. Dopo averla chiusa a chiave scendiamo lungo i gradini del suo portico, e dopo aver fatto incrociare nuovamente le mie dita con le sue percorriamo in silenzio il suo vialetto.
Non è un silenzio imbarazzante, semplicemente siamo in totale tranquillità dopo esserci detto tutto quello che volevamo dirci, un silenzio che lascia trasparire molte emozioni solo con il tocco delle nostre mani.
In pochi secondi siamo già vicini alla porta di casa mia che segna la fine della serata e l'inizio dei saluti.
« Sono stata davvero bene questa sera Tom.» non posso fare a meno di sorridergli tenendo ancora la mano nella sua.
« Anch'io sono stato bene con te.»
« Grazie per la cena, le risate e le belle parole.»
« Grazie a te di aver accettato il mio invito.» solleva la mia mano per poi stamparci un dolce e tenero bacio sul dorso.
Dopo avergli sorriso con le guance ormai in fiamme mi giro lentamente per andare verso la porta di casa, ma ancor prima che me ne accorgessi tira la mia mano ancora nella sua verso di lui facendomi finire contro il suo petto.
« Te ne vai senza salutare?»
« Cosa? Io-» senza nemmeno lasciarmi il tempo di finire la frase, il suo viso è a pochi millimetri dal mio e le sue morbide labbra incontrano le mie.
Nonostante sono abbastanza sorpresa, non riesco a porre fine a quel dolce e delicato contatto che forse desideravo più di quanto io voglia ammettere. Sento le sue braccia cingermi dolcemente i fianchi e io non posso fare altro che continuare a baciarlo infilando le mie dita nei suoi morbidi capelli biondi.
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La Leggenda Della Strega
FantasyUn'antica leggenda narra di una strega molto potente in grado di fare cose inimmaginabili, in possesso di un potere che va contro ogni legge della natura, ma si sa che solitamente un grande potere porta sempre a delle grandi responsabilità e, purtro...