Capitolo 22

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PEZZI DEL PUZZLE

Muovo le braccia stringendomi intorno a quello che penso sia il mio fidanzato, ma mi rendo subito conto di abbracciare il morbido cuscino invece del suo petto muscoloso. Apro gli occhi e sbatto le palpebre un paio di volte per abituarmi ai delicati raggi del sole che filtrano attraverso le tende, mi stringo il lenzuolo di seta nero intorno al seno fasciando il mio corpo nudo e mi metto seduta sul letto guardandomi intorno. È una stanza molto elegante e ordinata, l'unica cosa fuori posto sono i nostri vestiti ancora sparpagliati sul pavimento. Perlomeno ora sono sicura di non aver fatto volteggiare nulla.
« Tom?» chiamo il suo nome per capire dove possa essere finito.
Non ricevo alcuna risposta, mi alzo dal morbido letto e con il corpo leggermente indolenzito prendo la sua camicia bianca e la indosso chiudendo solo alcuni bottoni.
Mi rendo conto solo ora che ieri sera non ho neanche avuto il tempo di ammirare la sua stanza: le finestre sono ricoperte da tende bianche e nere, il soffitto bianco fa contrasto con le pareti nere, un lampadario argento illumina la stanza e il pavimento di parquet. Starci dentro è decisamente un'altra cosa rispetto a vederla solo dalla mia finestra. È proprio vero che la stanza da letto rispecchia la persona che la abita, questa camera è proprio da lui.
Dopo aver curiosato un po' in giro esco dalla sua stanza, percorro il lungo corridoio che porta alle scale e scendo a cercare il biondo.
Appena scendo le scale sento un profumino provenire dalla cucina, ma nel dirigermi verso la stanza mi imbatto in un'altra porta color ebano socchiusa. Si intravede un grande scaffale con molti libri, non resisto alla tentazione ed entro a guardare quella che si rivela una piccola biblioteca. Non ha niente a che vedere con l'immensa stanza a Villa Rogers, ma nonostante le misure ridotte è davvero molto elegante. Mi avvicino alla libreria di legno scuro come la porta per sbirciare il genere di libri che legge, ma quello che vedo mi lascia senza parole.
Gli scaffali sono ricolmi di grimori, libri di incantesimi e stregoneria, guida alle erbe e alle creature magiche, libri sulla magia nera e sulle tecniche di divinazione.
« Non dovresti essere qui.» la sua voce mi provoca un sussulto.
Mi volto di scatto verso il padrone di casa che è in piedi sulla porta ormai spalancata con indosso solo un paio di pantaloni della tuta.
« Che cosa significa tutto questo?» gesticolo ansiosa indicando la stanza.
« Credo che tu ormai lo abbia capito.»
« Che cosa sei tu? Un cacciatore di streghe?»
« Oh andiamo, sei più intelligente di così biondina.»
Non posso crederci, non voglio crederci. Non riesco a pronunciare neanmeno una parola.
« Io sono come te Edith.»
« Sei uno stregone...»
La rabbia inizia a farsi sentire, come è possibile che io non me ne sia resa conto?
« Tu hai sempre saputo cosa sono io, perché non me lo hai mai detto? Perché non mi hai detto che sei come me?»
« Non mi sembra che anche tu sia stata totalmente sincera con me.»
Sto facendo ricadere la colpa su di lui, ma anche io ho le mie. « In ogni caso avrei scoperto che cos'eri dopo ieri notte.»
« Che cosa intendi?»
« I tuoi occhi erano viola ieri, per tutto il tempo. Hai fatto volteggiare e rotto la mia lampada che era sul comodino, ho pulito e tolto i cocci stamattina mentre dormivi.»
Mi sembrava di aver sentito degli strani rumori ieri sera, ma non credevo di esserne io la causa.
« Io non sono un semplice stregone Edith.»
« Che cosa intendi dire?»
« Mi odieresti se te lo dicessi adesso.»
« Odiarti? Siamo uguali, come puoi pensare che finirei per odiarti?»
« Io pratico la magia nera.»
« Aspetta un momento, è impossibile, c'è solo una congrega che pratica la magia nera e-» come un film mi tornano in mente tutte le strane coincidenze « Tu fai parte della congrega di Alexander.»
Facevo fatica anche solo a pronunciare quelle parole.
« Si.» la sua conferma peggiora solamente le cose.
Se prima non potevo crederci o pensavo che fosse tutto uno stupido scherzo, ora quelle due semplici lettere confermavano tutto.

« ...siete arrivati lo stesso giorno.»

« Abbie aveva ragione... Tu sei davvero arrivato qui nello stesso identico giorno di quando siamo arrivati noi.»
« Edith...»
« A cosa servivi tu? A spiarmi forse?» il tono della mia voce si è inevitabilmente alzato.
« Edith ti prego ascoltami...»
« Mi hai avvicinata a te solo per potermi controllare? Che cos'hai intenzione di fare adesso, mi consegnerai a loro?»
« Se davvvero avessi voluto consegnarti a loro non saresti ancora qui in casa mia con solo la mia camicia addosso.»
Mi porto le braccia al petto e mi stringo tra me e me coprendo al massimo il mio corpo nudo.
« Lui ha sempre saputo dove fossi, ha sempre potuto attirarmi nelle sue trappole, tramite te.» i miei occhi sono ormai lucidi « Hai ucciso tu mia nonna?»
« No.»
« E allora chi?» urlo al ragazzo ancora fermo sulla porta con le lacrime che mi solcano le guance.
« È stato Alexander, pensava di trovarti lì ma quando è entrato e tu non c'eri, ha pensato di liberarsi della persona che ti stava nascondendo.»
« Perché? Perché sei così stupido da allearti con un assassino?» guardo la sua espressione fredda e impassibile « Ti ho conosciuto, sembravi così dolce, gentile...»
« Hai tutti i pezzi del puzzle Edith, devi solo metterli insieme.»
Non posso fare a meno di guardarlo con espressione confusa mentre ripenso a tutta questa situazione.

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