Capitolo 8

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LA FORESTA URLANTE

Sono in camera mia a sistemare i miei nuovi acquisti, io e le ragazze siamo andate a fare shopping per trovare un abito adatto al tema della festa di Cheryl e Killian.
Sistemo con cura l'abito rosa sull'appendiabiti mentre ripenso alla settimana infernale che è appena passata. Dopo l'episodio da Starbucks è andata sempre peggio, ho fatto lievitare penne e cuscini solamente perché non riuscivo a concludere un espressione di matematica. Solo qualche minuto dopo, quando mia madre ha fatto il suo ingresso nella camera, mi sono resa conto che ogni oggetto presente nella stanza stava magicamente volando. Questi episodi stanno diventando sempre più frequenti e io non so cosa fare per evitarli.
Tra qualche ora ho appuntamento dal parrucchiere e dall'estetista per farmi l'acconciatura per stasera e per cambiare lo smalto sia su mani che su piedi, nell'attesa esco di casa per la mia solita passeggiata.
Mentre cammino mi torna in mente la storia che mi ha raccontato Abbie sulla foresta, decido quindi di dirigermi proprio lì. La scorsa settimana con Tom non sapevo cosa fossero quelle voci, adesso che conosco la storia dietro quei sussurri voglio scoprire qualcosa in più.
Sono esattamente difronte alla grande foresta, prendo un bel respiro mentre guardo la vastità degli alberi davanti a me e mi incammino seguendo il sentiero. Infilo le mani nelle tasche della giacca mentre il vento freddo mi accarezza il viso muovendomi poco i capelli biondi, fermo i miei passi e chiudo gli occhi beandomi del canto degli uccellini, ma improvvisamente sento un rumore.
Apro immediatamente gli occhi guardandomi intorno in cerca della fonte del rumore ma non vedo niente, magari è qualche insetto o qualche animale che ha mosso le foglie, mi guardo intorno ancora una volta e poi riprendo a camminare addentrandomi sempre di più nel centro della foresta.
Dopo ormai un quarto d'ora i sussurri iniziano a farsi sentire, non capisco esattamente cosa dicono sembrano quasi dei versi, continuo a camminare e più cammino più si fanno più nitidi.
« Hecaten filiam expectamus quae mortem nostram vindicabit.» non riesco a capire il significato di quelle parole, sembra un'altra lingua, una molto antica.
Aumento il passo seguendo quelle voci fino ad arrivare in una zona della foresta con pochi alberi e con l'erba bruciata che forma un cerchio perfetto sul terreno.
« Hecaten filiam expectamus quae mortem nostram vindicabit.» sento nuovamente quelle strane parole mentre cerco di riprendere fiato dopo la veloce camminata.
Mentre sono ferma che cerco di studiare ogni minimo dettaglio del posto in cui mi trovo sento di nuovo il rumore di prima, come di qualcuno che calpesta dei rami o delle foglie.
« C'è qualcuno?» dico io sempre con il fiato corto alzando un po' la voce.
Mi guardo intorno in cerca di qualcosa o di qualcuno ma non vedo nulla e ovviamente non ricevo alcuna risposta. Come se tutto questo non fosse abbastanza, quelle strane voci si fanno di nuovo sentire.
« Hecaten filiam expectamus quae mortem nostram vindicabit.»
Con espressione confusa e con le sopracciglia aggrottate mi abbasso al suolo guardando l'erba bruciata. È davvero strano che possa essere scoppiato un incendio qui dato che questa foresta è deserta, e se è davvero accaduto non mi capacito di come possa il fuoco bruciare in un singolo punto creando la forma di un cerchio perfetto.
Sento di nuovo quella strana sensazione che avevo sentito quando sono venuta in questa foresta per la prima volta con Tom, mi sento come quando perdo il controllo dei miei poteri. Guardo le mie mani che sono improvvisamente ricoperte dalla ormai solita nube violacea, delicatamente appoggio le mani sul terreno toccando con il palmo delle mani l'erba bruciata, e prima di poter capire quello che sta accadendo ho una visione.

« Slegaci subito Alexander.» queste parole mi escono spontanee dalla bocca senza alcun controllo.
Sono appoggiata ad un palo di legno con i polsi legati, abbasso lo sguardo e indosso una camicia da notte bianca lunga fino ai piedi nudi e i miei lunghi capelli corvini ricadono lungo le mie spalle.
Questa non sono io, questa non è la mia voce.
« Mi dispiace ma non posso farlo mia cara Odette.» mi risponde in tono duro un uomo anch'esso con i capelli corvini raccolti in un codino « Se lascio andare la vostra congrega voi mi rovinerete, e io non posso permettervelo.»
Dopo le sue ultime parole cerco di girarmi quanto posso e noto che dietro di me ci sono altre quattro donne anch'esse con la stessa camicia da notte bianca e con i capelli ormai spettinati sciolti lungo le spalle.
Guardo di nuovo quell'uomo e dalle sue spalle, nel buio, spuntano altri cinque uomini che si fermano poco dietro di lui.
« Stai andando contro i nostri insegnamenti e ideali, uccidi la tua gente e stai per uccidere anche noi, e per cosa? Per continuare indisturbato a praticare la magia oscura?» pronuncio quelle parole alzando il tono di voce « Lo sai anche tu quanto può essere pericolosa e imprevedibile quel tipo di magia, credimi arriverà il giorno in cui tu e i tuoi seguaci ne sarete sopraffatti. Hai tutta questa sete di potere ma ci sarà sempre qualcosa o qualcuno più potente di te e lo sai bene.»
« Quel giorno non è oggi, ti stai aggrappando a una leggenda. Mi dispiace sinceramente per te e per le tue sorelle, se solo voi vi foste unite a me tutto questo non sarebbe mai successo...»
Dopo aver finito di pronunciare quelle parole, si posiziona esattamente davanti a noi aprendo le mani al lati del corpo, anche i suoi seguaci fanno la stessa cosa formando un cerchio intorno a noi.
« Le vostre ultime parole?»
« Hecaten filiam expectamus, quae mortem nostram vindicabit.» dopo quelle parole che in coro continuavamo a ripetere la sua espressione si tinse di rabbia.
« Ignis ardet.» dopo quell'incantesimo l'erba sotto i nostri piedi prese fuoco.
Tra le continue urla di dolore e disperazione una frase continuavano a ripetere: « Hecaten filiam expectamus quae mortem nostram vindicabit.»

Sconcertata da quella visione fatta di fuoco e fiamme perdo l'equilibro finendo rovinosamente a terra, cercando di respirare in modo regolare ripensando a tutto quello che ho visto. Quando Abbie mi ha accennato la storia credevo che ad uccidere quelle streghe fossero stati gli abitanti di Fayetteville, gli umani solitamente si fanno guidare dalla paura quando scoprono che la magia esiste davvero, il diverso e l'ignoto spaventano la maggior parte delle volte.
Scoprire che è stato uno stregone ad uccidere Odette e le sue consorelle mi inorridisce ancora di più, non mi capacito di come abbia avuto il coraggio di imobilizzarle per poi bruciarle vive solamente per poter continuare indisturbato la sua scalata al potere. Credevo che il cerchio oscuro fosse recente, ma a quanto pare è sempre esistito.
L'unica cosa che ora mi sfugge è il significato di quelle parole, prendo il mio cellulare dalla tasca della giacca e apro Google, cerco il traduttore nella barra di ricerca e inserisco le strane parole che avevo sentito. Pronunciarle nella visione di Odette mi ha aiutata a ricordarle, non sono molto sicura della lingua, mi sembrava latino ma avendolo studiato davvero poco si fa spazio dentro di me una lieve incertezza. Dopo aver inserito il testo mi esce subito la traduzione che mi lascia però senza fiato:

Attendiamo la figlia di Ecate che vendicherà la nostra morte.

Improvvisamente tutto intorno a me si blocca, solo ora capisco perché io sentissi quelle voci, solo ora capisco perché le anime di quelle streghe si sono connesse con me. Mi stupisce però il fatto che già allora mi conoscevano, a giudicare dal modo in cui erano vestiti in quella visione, quel fatto è successo molti anni fa. Io non esistevo ancora, i miei genitori non esistevano ancora, neanche i miei nonni esistevano ancora.
Mentre la mia mente vaga tra i mille pensieri sento di nuovo quel rumore, giro su me stessa lentamente scrutando attentamente tra gli alberi.
« Chi c'è?» silenzio, ricevo solo silenzio alla mia domanda « Lo so che sei lì da qualche parte ti ho sentito, esci fuori!»
Ancora una volta sento solo silenzio, non sento alcun rumore se non il cinguettio di alcuni uccellini.
« Fatti vedere forza!» urlo ancora più forte con rabbia quest'ultime parole.
Dopo alcuni secondi sento un lancinante dolore alla schiena come se qualcuno mi abbia spinto con forza, con un urlo cado al suolo gemendo per il dolore. Mi rimetto velocemente in piedi e mi giro nella direzione in cui sono stata colpita, non vedo nessuno, non trovo neanche il tempo di riprendere fiato che vedo una sfera di fumo nero che mi colpisce dritta al petto facendomi schiantare con la schiena contro un albero.
Mi chino all suolo tossendo cercando di riprendere fiato, porto una mano al petto massaggiandomi il punto esatto in cui sono stata colpita.
Mi sforzo il più possibile e cerco di rimettermi in piedi ancora una volta.
« Chi diavolo sei?» aspetto una risposta da qualcuno, o perlomeno che qualcuno si faccia avanti, ma ancora nulla.
Sono completamente sola, c'è una strega o uno stregone che mi sta attaccando e io non ho pieno controllo dei miei poteri. Continuo a guardarmi intorno rimanendo in allerta, vedo di nuovo una di quelle sfere fumanti che stavolta mi colpisce alle gambe facendomi di nuovo cadere.
« Okay ora basta!»
Inizia salire in me una forte rabbia, le mie mani si ricoprono del solito fumo viola, con esse formo una sfera che divido poi nelle mie due mani e che schiaccio al suolo facendo vibrare il terreno sottostante.
Sento un tonfo e un gemito di dolore provenire poco più a sinistra di dove sono io, approfitto del fatto che il nemico si trova a terra per raggiungerlo ma quando arrivo in quell'esatto punto non trovo nessuno.
Me lo sono fatta scappare, in qualche modo è riuscito a farla franca, perlomeno adesso so la storia che si racconta di questo posto e so anche che in città adesso c'è un altra persona dotata di poteri magici.
A quanto pare noi Johnson non siamo l'unica famiglia di maghi in città...

La Leggenda Della StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora