Prologo

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"Empty spaces fill me up with holes, distant faces
with no place left to go.
Without you, within me
I can't find no rest.
Where are you going?
Is anybody guess..."

Ho inseguito le stelle
Vkook
🦋
Prologo

Quando ero piccolo giocavo con un gruppetto di bambini del mio quartiere

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Quando ero piccolo giocavo con un gruppetto di bambini del mio quartiere. Ci divertivamo un sacco a fingerci soldati in guerra, sparandoci con le pistole ad acqua e correndo di qua e di là come matti. Il gioco era semplice: ci dividevamo in squadre avversarie e chi alla fine del tempo aveva più membri del battaglione con i vestiti bagnati perdeva. Ogni volta che la mia squadra vinceva facevo una V con le dita e me la portavo sotto l'occhio, ridendo divertito. Era il mio "saluto militare".

Il mio ruolo era quello di tenente e ancora oggi ricordo che nella mia squadra doveva sempre esserci un bambino con i capelli scuri e i denti un po' sporgenti che si chiamava Jungkook. Lo conobbi per caso un giorno d'estate. Stava piangendo sotto l'ombra rassicurante di un albero vicino a casa mia. L'innocenza e la debolezza che emanavano dal suo viso paffuto e roseo mi spinsero ad avvicinarmi per confortarlo, e da quel momento non ci allontanammo più.

Jungkook si era trasferito da poco a Seoul, veniva da Busan e i suoi genitori avevano trovato lavoro presso una scuola nella mia città. Un giorno, mentre esplorava i dintorni del nuovo posto in cui avrebbe trascorso la vita si perse e, afflitto dal pianto e dalla paura di non riuscire a tornare a casa dai suoi genitori, si rifugiò in un angolo del piccolo prato che si trovava davanti alla mia abitazione.

Incuriosito gli rivolsi la parola e mi sentii veramente felice quando, tra le lacrime, finalmente fece un sorriso. I suoi denti erano leggermente grandi, ma nonostante questo sembrava brillare se incurvava in quel modo le labbra sottili e morbide. Ripassando velocemente i fotogrammi della mia debole memoria mi rivedo ancora ridere a crepapelle quando, portando Jungkook in casa e spiegando la situazione a mia madre, lei andò alla polizia per denunciare il ritrovamento di quel piccoletto.

I poliziotti rintracciarono i suoi genitori in meno di un'ora dalla segnalazione e così scoprimmo che abitava a un isolato da me, il che vuol dire che Jungkook aveva perso la via di ritorno allontanandosi di pochi metri da casa.
Diventammo inseparabili in pochissimo tempo. Ogni giorno, dopo i compiti e la merenda, alle quattro in punto del pomeriggio io e lui, insieme ad altri quattro ragazzini, ci incontravamo nel piccolo prato e giocavamo senza sosta fino all'ora di cena. Jungkook doveva sempre fare parte della mia squadra di giochi, mi ero affezionato a lui e mi rendeva geloso chiunque provasse a portarmelo via.

Fu così che passai due anni della mia infanzia, felice e spensierato insieme al mio piccolo migliore amico, almeno finché... non accadde qualcosa di terribile.

Una mattina di dicembre, sulla soglia del mio nono compleanno, Koo (questo è il soprannome che gli ho dato) non venne a giocare con me. Andai fino a casa sua a cercarlo, ma nessuno aprì la porta, nemmeno il giorno dopo o quello dopo ancora. Ricordo di essermi sentito vuoto con la sua assenza. Non capivo perché fosse sparito così da un momento all'altro e solo al quarto giorno dalla sua scomparsa mia madre, sedendosi accanto a me sul letto, mi svelò una verità terribile. Jungkook era stato rapito e i suoi genitori, disperati, dopo aver denunciato tutto al comando di polizia erano tornati a Busan per ampliare le ricerche. Forse ero troppo piccolo per capire la gravità della questione, ma piansi parecchio alla sola idea che, probabilmente, non lo avrei più rivisto. Nel frattempo i genitori non permettevano più ai loro figli piccoli di uscire da soli di casa e il gruppetto si sciolse.

Ho inseguito le stelle|Taekook🦋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora