Capitolo 27. Ti fidi di me?

196 30 9
                                    

Capitolo 27. Ti fidi me? Pt2/3

"If I was down on my knees, you'll be the one to rescue me"

Jimin e io, insieme all'aiuto degli infermieri, caricammo Jungkook nei sedili posteriori della macchina del mio migliore amico

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Jimin e io, insieme all'aiuto degli infermieri, caricammo Jungkook nei sedili posteriori della macchina del mio migliore amico. Mi tremavano le gambe e la sola vista della maglia bianca di Koo macchiata di sangue mi faceva sentire debole e impotente, sempre sull'orlo di uno sfinimento. Mi sorpresi di me stesso per quanto stessi resistendo senza crollare al suolo privo di sensi. La costante tensione che sentivo sul petto somigliava un sacco a quella sensazione di asma che mi chiudeva la gola e i polmoni non permettendo la circolazione dell'aria nel mio corpo e l'ansia di perdere la persona che amavo più al mondo mi faceva sentire vuoto, come un guscio inospitale. Non sarei stato più io senza lui e la cosa mi rendeva più depresso e triste che mai.

«Che cosa vuoi fare Jimin?»
Chiesi con un filo di voce mentre lui si attaccava la cintura di sicurezza e io appoggiavo delicatamente la testa di Koo sulle mie gambe.
Infatti, dopo averlo caricato, Jimin mi disse di stare insieme a lui nei sedili posteriori e di reggerlo per bene quando sarebbe partito.

«Dobbiamo arrivare in ospedale entro dieci minuti. Non ci possiamo permettere di dilugarci per le strade secondarie.»
«Ma non ho capito il tuo piano, la strada qui è chiusa quindi cosa facciamo?» Domandai preoccupato.

Lui mise in moto la macchina poi fece un respiro profondo e strinse il volante tra le mani.
«Mi sa che oggi dovremmo trasgredire il codice stradale»
«Vuoi passare nonostante le transenne?»
«Non abbiamo altra scelta se vogliamo salvare Jungkook. È una questione di vita o di morte, nessuno potrà punirci per questa ragione. Preoccupati soltanto di reggere bene Jungkook e tieniti forte.»

Jimin lasciò la frizione. Diedi un bacio a Jungkook sulla testa, curandomi di non lasciarlo per nessuna ragione al mondo. Il mio migliore amico nel frattempo iniziò ad accelerare, ma fui costretto a chiudere gli occhi quando colpì la transenna principale facendola volare dall'altra parte della strada. Ci fu un forte boato, poi ci lasciammo tutto alle spalle e a velocità assurda corremmo in direzione dell'ospedale. Mentre il paesaggio sfrecciava fuori dai finestrini della macchina di Jimin abbassai gli occhi sul viso pallido e malato di Jungkook, avvertendo una straziante stretta al cuore che mi bagnò gli occhi di lacrime dolorose. Non potevo nemmeno pensare alle sorti che potevano colpire quel ragazzo, stavo male alla sola idea. Non sopportavo che era stato colpito al posto mio e che per questo adesso rischiava la vita, né che il destino fosse stato tanto crudele con me e soprattutto con lui. Quando avremmo avuto un po' di pace? Ormai non ci speravo più.

«Jimin, lui è così pallido» piagnucolai.
In risposta accelerò ancora di più. L'ospedale era sempre più vicino, mancava qualche chilometro e saremmo arrivati.
«Non preoccuparti, lo opererò immediatamente appena scenderemo dall'auto.»
Disse quando parcheggiammo.
«Ho bisogno di una barella, codice rosso» urlò agli infermieri davanti alla porta, che si affrettarono a portarla davanti allo sportello dell'auto, che Jimin aprì subito.

I dottori afferrarono delicatamente Jungkook per le spalle e poi, seguiti subito da Jimin, corsero in direzione della sala operatoria. Ovviamente anch'io lo feci, ma fui interrotto a metà strada dal mio migliore amico, non potevo avanzare più di così.

«Ce la metterò tutta per salvarlo, stai tranquillo» disse passandomi velocemente una mano sulla spalla.
«Ti prego Jimin... è tutto ciò che mi resta»

Il mio migliore amico fece un sorriso debole, poi scomparve dietro le porte chiuse della sala operatoria. Sfinito e preoccupato mi lasciai cadere sul pavimento freddo dell'ospedale. Avevo ancora la faccia e i vestiti macchiati di sangue, mi tremavano le mani e non riuscivo a smettere di piangere. Non sapevo cosa fare e in più provavo a pensare in positivo ma morivo quando la mia testa crudele s'immaginava Jungkook senza vita e la faccia di Jimin distrutta mentre mi annunciava la tragica notizia. I singhiozzi mi ferivano la gola e respirare stava diventando sempre più difficile. Ormai inalavo l'aria a enormi boccate, ma non bastava a sentirmi bene, avvertivo che le forze stavano per abbandonarmi.

Il mio primo pensiero fu quello di chiamare mia madre e dirle di venire a prendermi. Fu una cosa strana a dire il vero, ma mi ricordò della mia infanzia. Da piccoli, quando ci facciamo male o siamo tristi la prima persona che cerchiamo è sempre la mamma. Sembra che tra le sue fragili braccia riusciamo a calmarci e a riprenderci. Per tale ragione, anche se mi sentivo uno stupido, afferrai il telefono e le telefonai. Il cellulare squillò solo qualche minuto, poi la sua voce angelica mi riempì le orecchie.

«Taehyung?» Disse quasi sorpresa.
Ormai non la chiamavo da un sacco di tempo.
«Mamma...» piansi.
Fu qualcosa più forte della mia volontà di nascondere i sentimenti tristi che mi stava assalendo.
«Taehyung, cosa è accaduto?»
Il suo tono di voce divenne immediatamente più preoccupato.
«Mamma, ti prego vienimi a prendere. Sono in ospedale» singhiozzai.
«Ti sei fatto male? Stai bene?» Domandò di fretta.
«Io sto bene...ti prego vieni»

Ovviamente non avevo alcuna intenzione di andare via fino a quando non avrei saputo cosa stava accadendo a Jungkook, ma avevo bisogno del sostegno di qualcuno e mai come allora necessitavo della presenza di mia madre.

«Arrivo subito Taehyung, aspettami» disse prima di chiudere la chiamata.

Le persone che erano lì di passaggio mi fissavano mentre io, in ginocchio, pregavo che Dio non me lo portasse via. Non avrei superato una tale perdita, né mi sarei mai ripreso. Dopo tutto il tempo passato a cercarlo, ora che finalmente era al mio fianco, non volevo assolutamente che scomparisse così per sempre.

Mi sentivo intrappolato in una tempesta in mare aperto. Più provavo a spingermi verso l'alto e respirare e più venivo trascinato in basso, ingoiato dal panico. Agitarsi non serviva a niente, eppure mi sembrava di star affondando a ogni singhiozzo.

Con la vista appannata rivolsi lo sguardo sull'insegna luminosa che recitava la scritta "operazione in corso".

L'ansia mi martellava nel petto e niente poteva distrarmi o addirittura indurmi a spostarmi da lì. Sarei rimasto anche se fosse scoppiata una bomba.

«Taehyung? Taehyung, che è successo?»
Sentii la voce di mia madre alle mie spalle.
Mi voltai immediatamente, pronto a correre tra le sue braccia quando mi bloccai. Per una strana ragione, o forse coincidenza, era accompagnata dalla mamma di Jungkook.

Ho inseguito le stelle|Taekook🦋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora