Capitolo 12. Confini

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Capitolo 12. Confini
Pt2

"Take me to the sky"

Non so dove avesse comprato quei due abiti eleganti Jay, ma quando si vestì, dopo la doccia, andò via dicendo che sarebbe salito al più presto possibile

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Non so dove avesse comprato quei due abiti eleganti Jay, ma quando si vestì, dopo la doccia, andò via dicendo che sarebbe salito al più presto possibile. Dopo nemmeno mezz'ora eccolo che tornava, due buste in mano e un sorriso da bimbo dipinto in viso. Mi disse di non fare domande, e che aveva scelto la taglia ad occhio. Mi aveva preso un vestito blu, la camicia invece era bianca, il suo era uguale ma nero.

«A una serata di gala non possiamo presentarci in jeans e maglietta. Dovevamo avere due bei abiti da sfoggiare in sala! E poi, non dimenticare che fingo di stare con te per non dover dare il mio numero all'hostess» mi fece un occhiolino, e io subito arrossii.

Jay stava benissimo con quei vestiti; di solito lo avevo sempre visto con i jeans, maglie larghe, capelli ribelli. Quella sera invece appariva elegante e stupendo, come quei modelli dei migliori brand che sfilano davanti a milioni di persone e fanno girare a tutti la testa. Era così che mi sentivo quando c'era lui intorno a me, con la mente in palla. Quando scendemmo nella hall, che dovevamo attraversare per arrivare alla sala dove si mangiava, alcune delle persone sedute lì, sulle comode poltrone, si voltarono a guardarci.

Avevamo attirato l'attenzione di tutti, e mi sentii compiaciuto mentre una ragazza non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Jay e lui, di nuovo, fece lo stesso giochetto di prima. Lei parve restarci male, la vidi fare il broncio mentre attraversavamo la soglia della stanza illuminata, situata pochi metri più in là. L'hostess di prima era lì, dava il benvenuto a chi arrivava e la vidi letteralmente spalancare la bocca mentre ci guardava arrivare.

Jay si spinse un po' più lontano quella volta, intrecciò le dita alle mie.
Iniziai a tremare. Ecco, quel gesto mi aveva messo veramente in imbarazzo. In più, mi stava dando modo di continuare ad illudermi, ma al momento non importava. Volevo godermi la serata, perché grazie a lui ero stato tranquillo tutto il giorno, e gli ero veramente grato per questo. Se non provava veramente le stesse cose che io provavo per lui era irrilevante, perché nel suo piccolo era riuscito a farmi sentire amato, anche se per finta.

Un cameriere ci guidò verso un tavolo appartato, in un angolo della stanza, sotto la finestra che rifletteva la pioggia che batteva forte fuori dall'hotel. Tutto era molto romantico, il che creò altri film nella mia testa. Ormai era routine quotidiana, non potevo farne a meno. Sentivo l'esigenza di sentire Jay vicino, di toccarlo per vedere se fosse reale, e se nella realtà non potevo averlo, allora avrei sognato.

Ancora palpitante, avvertendo addosso la sensazione delle sue dita intrecciate alle mie, anche se ormai le aveva allontanate, presi posto in una delle due sedie e mi nascosi dietro il menù di pelle. Finsi di leggere, ma la verità era che non avevo il coraggio di alzare gli occhi e guardare Jay, in tutta la sua bellezza, ricambiare il suo sguardo. In un soppalco pochi metri lontano c'era un musicista che, suonando il violino, mi fece sentire rilassato. Era un bellissimo suono.

Ho inseguito le stelle|Taekook🦋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora