Capitolo 31. Un sentimento non ricambiato

233 33 4
                                    

Capitolo 31. Un sentimento non ricambiato

Pt2

"And I don't want the world to see me, cause I don't think that they'd understand. When everything's made to be broken, I just want you to know who I am."

Dire che entrambi eravamo orgogliosi era dire poco

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Dire che entrambi eravamo orgogliosi era dire poco. Letteralmente. Dopo l'uscita di Bogum cadde una strana tensione nell'aria, talmente forte da risultare quasi tangibile, da toccare con le dita. Jungkook rimase sotto le coperte per un'ora esatta e quando si stancò si mise appoggiato sui cuscini con le braccia al petto senza spicciare una sola parola. Dal canto mio feci di peggio. Sapevo benissimo che ad aver causato quel casino ero stato io ma, deciso a ignorare il suo silenzio, rifugiandomi nella consapevolezza che i miei atteggiamenti erano una causa di ciò che aveva fatto lui per primo, rimasi zitto. Non poteva non biasimarmi.

L'unico rumore che si sentiva nell'aria erano quello delle lancette di un orologio appeso su una parete vicina e ogni tic tac veniva accompagna dai miei sospiri. In verità stavo aspettando che fosse lui il primo a parlare e a chiedermi di fare pace, ma non sembrava tanto incline a farlo, almeno in quel momento. Difatti lui fissava la porta come se ci fosse una strana entità che solo lui riuscisse a vedere e a sentire.

L'ingresso di Jimin segnalò l'inizio del degrado; il mio migliore amico entrò dentro la stanza seguito dagli addetti alla cucina che ci portarono la cena. Su indicazione di lui i due ragazzi vestiti di bianco posarono sulle nostre gambe due vassoi di metallo pieno di cibo, dopodiché andarono via lasciandoci nella mani di Jimin che ci rivolse un sorriso sereno pensando che finalmente le cose si erano sistemate.

Forse però non si era accorto della reciproca antipatia che ci veleggiava intorno, difatti sembrò comportarsi normalmente mentre noi due prendevamo a bacchettate, sul vero senso della parola, il riso dentro le ciotole colme.

«Spero che la cena sia di vostro gradimento» disse Jimin mettendosi comodo sullo sgabello, lasciato vuoto da Bogum nemmeno dieci minuti prima.
«Grazie» dicemmo insieme io e Jungkook, dopodiché ci fulminammo con lo sguardo.

Per distrarmi, presi il telefono e cercai una serie TV da guardare così che avessi altro su cui concentrarmi, e ripresi a mangiare anche se non avevo fame.

«Jimin, potresti dire a Taehyung di spegnere quell'affare visto che mi fa male la testa?»
Disse Jungkook guardandosi le dita tatuate.
Il mio migliore amico fece una faccia strana e si voltò verso di me.
«Cos...»
«Jimin, riferisci a Jungkook che non m'importa niente se gli fa male la testa o no» risposi offeso.

Veramente si rifiutava così tanto di parlarmi da coinvolgere Jimin nelle nostre discussioni?

«Non capisco cosa diamine state facendo» commentò lui sorpreso e curioso.
«Jimin, potresti ricordare a Taehyung che dentro la stanza non c'è solo lui e che pertanto dovrebbe essere più rispettoso nei miei confronti, evitando di fare restare per troppo tempo gente indesiderata o mettendo così alto il volume?»
«Ok, mi dite che cosa avete voi due?»
Chiese sempre più stupito.
«Jimin, dì a Jungkook che nemmeno gli animali dovrebbero entrare dentro questa stanza. Non è mica un pollaio qui dentro, ci porta troppe oche starnazzanti.»
«Oche starnazzanti?»
Ripeté il mio migliore amico con disappunto.
«Sempre meglio di quello sfigato che ti sbava dietro. È senza speranza» finalmente Koo si voltò verso di me mentre parlava.
«Chi ti dice che non abbia speranze?»

Ho inseguito le stelle|Taekook🦋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora