Deku slave p.3

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Sono passati alcuni mesi da quando Izuku è entrato a far parte della seconda A sezione eroi dell'istituto scolastico Yuei.

In questo lasso di tempo è riuscito a capire molte cose, come la differenza tra padrone e genitori, cosa sono i sentimenti e come si vive senza padrone. È stato molto aiutato dal ragazzo con i capelli rossi, Kirishima Eijiro, che continuava ad ospitarlo nella sua camera, dato che l'unica volta che avevano convinto il verdino a dormire da solo, non era andata bene. Un incubo incredibilmente orrendo lo aveva svegliato urlando e con le unghie conficcate in faccia talmente in profondità da far uscire il sangue.

Quella notte lo aveva riportato indietro e fatto cadere in un mutismo che durò due giorni.

Eijiro era sempre al suo fianco, alcune notti si svegliava e andava ad osservarlo per constatare che non avesse un incubo. Si era veramente tanto affezionato al verdino che non riusciva ad immaginare la sua vita senza quegli occhi così luminosi e quelle belle smorfie che faceva quando provava a sorridere. Non era ancora riuscito a farne uno come si deve.

«Eiji, dici che mi faranno andare via adesso che sto bene?» chiese un pomeriggio Izuku mentre il rosso si allenava con il quirk in palestra.

«Non credo che ti faranno andare via, ormai fai parte della classe, non trovi?» gli rispose sferrando un colpo ad una roccia e mandandola in mille pezzi.

«Ma io non posso diventare un eroe.»

«Non importa non permetterò che ti allontanino da me...cioè da tutti noi, ti vogliamo bene, lo sai.» il sorriso che gli rivolse era un po' forzato, il verdino non ci diede peso.

Altri giorni passarono e i timori del minore non diminuirono, ogni volta che vedeva dei professori guardarlo l'ansia saliva a volte fermandogli il respiro.

Ormai il suo comportamento era diventato scostante e il rosso era preoccupato anche perché si estraniava e non parlava neanche se veniva interrogato.

«Izuku.» lo chiamò Eijiro per la decima volta e gli appoggiò una mano sulla spalla il verdino scattò allontanandosi da lui spaventato.

«Ehi, Eiji, ciao.» disse mordicchiandosi l'unghia del pollice.

«Izuku, stai bene?»

«Sì, sì, tranquillo.» e dopo aver accennato un sorriso sghembo si allontanò di corsa dal rosso, ormai il fiato gli stava mancando nei polmoni e non voleva che il coinquilino lo vedesse in quelle condizioni.

Izuku corse verso il boschetto dietro l'edificio scolastico, ci andava spesso nell'ultimo periodo quando gli capitava che gli mancasse l'aria. Lo aveva cominciato a considerare il suo luogo sicuro.

«E tu chi sei?» chiese una voce nascosta, proveniva da un punto imprecisato dietro di lui.

Lo spavento fece scattare il verdino in piedi e serrare la sua gola in una morsa.

Il rumore che produsse fu spaventoso sbarrandogli gli occhi dalla paura. Le sue mani corsero al collo e presero a graffiarlo con forza, cercando di far tornare l'aria a scorrergli di nuovo dentro.

«Ehi, ragazzino, che ti succede?» chiese la figura facendosi avanti, ma rimanendo ancora non visibile al minore.

Izuku cadde in ginocchio ormai privo di forze e con gli occhi che si stavano appannando.

Poi il nero lo sopraffece.

Un dolore fastidioso fece svegliare Izuku.

Era steso su un lettino polveroso in una stanza buia.

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