Thirteenth Chapter

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"Nico" lo chiamo, impegnato a guardare il cellulare sul divano.
"Nico" continuo.
"Non mi piace questo soprannome" spiega il suo silenzio.
"Ma è il tuo nome, come devo chiamarti?" chiedo.
"Amore" mi sfida.
"No" affermo convinta.
"Allora non ti rispondo" tiene testa.
Rimango in silenzio con le braccia conserte.
"Amore" lo chiamo dopo secondi di 'riflessione'.
"Dimmi amore" risponde.
"Mi abbassi la zip del vestito?" chiedo innocentemente.
"Va bene" dice per poi alzarsi dal divano e avvicinandosi.
Riesco benissimo da sola, ho le braccia molto elastiche, ma se c'è l'opportunità perché non sfruttarla.
Mi sposto i capelli da un lato.
Lui sfiora la mia schiena con le dita e poi afferra la zip che pian piano inizia ad abbassare.
Pochissimi secondi che sembrano andare in slow-motion.
Arriva circa alla mia vita e poi la chiusura della zip si conclude.
"Non è che posso anche togliertelo?" sussurra avvicinandosi al mio orecchio.
"Chiedimelo di nuovo e ti stacco la testa e la uso come soprammobile" rispondo sempre con tonalità calma, girandomi in sua direzione.
Mi volto ed apro la porta del bagno dove mi cambio.
Metto un pantaloncino e una felpa marrone lunga fino alle ginocchia.
Esco dalla stanza e varco la soglia della porta della camera da letto.
Vedo Nicolò a petto nudo cambiarsi.
Calma Eva.
Respira.
Mi copro la faccia dall'imbarazzo, aspettando che si infili la maglia.
"Ti vergogni?" chiede.
"No" affermo convinta sdraiandomi nel letto.
"Secondo me si" sostiene la sua ipotesi.
"Ti dico di no" mi difendo.
"Allora non ti imbarazza se faccio questo" dice ritogliendo la maglia che aveva indossato un attimo prima.
Ti piace giocare?
Va bene, giochiamo Nicolò.
"E a te non imbarazza se faccio questo" lo provoco a mia volta sfilandomi la felpa rimanendo con la cannottiera in pizzo e il pantaloncino corto.
"Imbarazzo no, ma qualcos'altro" mormora avvicinandosi.
"Tipo?" continuo a stuzzicarlo.
"Tipo mi fai venire voglia di baciarti fino a domattina" confessa lasciandomi dei baci umidi sul collo.
Sto impazzendo.
Ma devo tenere contegno e resistere.
Per avantaggiarmi, mi sposto sopra di lui con le gambe a cavalcioni, e inizio a baciarlo intensamente.
"Sei tu che devi stare sotto" mormora tra un bacio e l'altro.
In un nano secondo mi ritrovo sotto il suo corpo che mi bacia sul collo, sulle spalle e sulle labbra.
Un rumore ci interrompe e ci stacchiamo: è la suoneria di Nicolò.
Videochiamata da Brozo.
Spendiamo 5 minuti ad osservare Brozo indeciso sul cosa indossare per un evento di squadra pre-partita organizzato da SkySport, a cui parteciperò.
"Bro, metti la giacca bordeaux e siamo apposto" cerca di concludere Nico.
"Va bene, convinto tu. Notte Bare" lo saluta chiudendo.
"Che indeciso" mi metto a ridere.
"Anche troppo" sbuffa posando il cellulare sul comodino.
"Dicevamo?" si avvicina riprendendomi a baciare per continuare quello iniziato precedentemente.
Di nuovo, io sotto di lui, lui sopra di me.
Sembra un film, e non lo è.
Approfondisco il bacio e metto le mani nei suoi capelli, tirandoli leggermente.
Poi però ancora una volta, un telefono squilla.
"Ma che palle" esclama Nico.
Rispondo alla chiamata: è Agustina.
Voleva sapere come stavo.
Chiudo la chiamata e metto il telefono in carica.
"Ma tu ti sei messo con me solo per baciarmi?" sparo ad un tratto.
"No" afferma lui "io ti bacio continuamente perché era da mesi che sognavo di farlo" spiega.
"Quindi mi ami?" chiedo.
"Ti amo troppo".
"Io ti amo da impazzire".
E così via un altro round.

Apro gli occhi strofinandoli e stiracchiandomi.
Ho ancora sonno.
"Buongiorno" saluto Nicolò accanto a me.
"Buongiorno" risponde.
"Che ore sono?" domando.
"Le 9.30".
Sobbalzo dal letto.
È tardissimo.
Non ce la farò mai se non mi sbrigo.
"Muoviti che dobbiamo andare in studio!" esclamo.
Corro al piano di sotto e preparo due cappuccini con due cornetti.
"Metto questo completo per venire?" chiede Nicolò appoggiandosi alla porta.
"Si" rispondo esaminando i vestiti che tiene in mano.
Dopo colazione lo saluto ed esco da casa sua, per prepararmi.

Arrivo davanti agli studi Sky dopo aver passato ore a decidere cosa indossare.
Ho optato per una tuta elegante color lilla con giacca e stivali bianchi.
"Ciao Eva" una voce mi chiama.
"Ilaaa" saluto la ragazza girandomi in sua direzione.
"Come stai?" chiede.
"Bene, tu?" rispondo.
"Non c'è male. Sono qui per intervistare dei ragazzi della Juve" spiega.
Lei è specializzata a Torino.
Anche lei due squadre, ma due stadi, povera.
"Io gioco con Inter TV" dico la mia.
"Allora ti lascio. Buon lavoro Eva" mi saluta.
"Ciao Ila" ricambio il saluto entrando nella struttura.
Prendo l'ascensore e salgo all'ottavo piano, dove c'è uno studio intestato a me dell'Inter TV.
Anche al decimo ce n'è uno intestato a me, ma è del Milan TV.
Entro in studio e inizio a sistemare tutto.
Leggo le targhette sul tavolo.
R. Lukaku
C. Eriksen
N. Barella
M. Skriniar
M. Brozovic
Andiamo bene.
Menomale che ci sono Chris e Milan un po' calmi.
Metto la mia playlist di Spotify nelle casse della sala e parto a sistemare lo studio dalle telecamere e le inquadrature.
Proseguo sistemando le 5 postazioni e il mio sgabello.
Il tutto cantando a squarciagola Love me like you do.
Arrivo di fronte al quadro delle luci e vedo i ragazzi già sulla soglia della porta.
Sobbalzo.
"Da quanto siete qui?" chiedo imbarazzata staccando la musica.
"Abbastanza da aver sentito la tua esibizione" mi prende in giro Romelu.
"Impeccabile" lo asseconda Marcelo.
"Se non la smettete vi prendo a calci sui polpacci" li minaccio.
"Perché nei polpacci?" chiede Christian.
"Così vi infortunate e soffrite il doppio a casa" spiego.
"Giusta osservazione" afferma Milan.
"Che dobbiamo fare?" chiede Nicolò.
"Sedetevi al tavolo dove c'è la targhetta col vostro nome" gli dò indicazioni.
"Il gioco consiste nell'indovinare e poi scrivere la risposta corretta sulla lavagnetta che avete davanti. Appena avete scritto premete il pulsante, il primo che preme il pulsante mostra le risposta e se è corretta prende 2 punti. Tutto chiaro?" spiego il gioco.
"Chiaro" affermano.

Terminato il servizio mattutino, torno a casa per salutare i miei genitori che sono tornati da Zurigo.
Dopo mi aspetta un nuovo scontro a San Siro.
Entro in casa e saluto mio padre seduto sul divano della cucina.
Mi sposto poi in salotto dove Leandro sta già giocando alla PlayStation.
Gli tolgo le cuffie.
"Te la brucio la Play" lo minaccio.
"Eva!" esclama girandosi in mia direzione abbracciandomi.
"Ciao rompipalle" lo saluto ricambiando l'abbraccio.
"Agus?" chiedo.
"È di sopra" spiega.
Salgo al piano di sopra e apro la porta della camera dei gemelli.
(So che non sono gemelli realmente ma nella mia storia si).
"Dov'è la mia sorella preferita?" esclamo.
"Evaaaaa" mi corre incontro abbracciandomi.
"Ti sono mancata?" chiedo.
"Troppo" risponde.
"Devo raccontarti cos'è successo" affermo.
"Sono tutto orecchie" dice sedendosi sul bordo del letto.

Continua...

"Just Friends" | Nicolò BarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora