Cap. 13

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Allison pov's

La lezione che seguí quella di pozioni, fu - Difesa contro le Arti Oscure- insegnata da Remus Lupin, uno dei miei insegnanti preferiti, egli è un uomo avente un viso abbastanza pallido con alcune rughe che spiccano sulla fonte e intorno alla bocca, capelli brizzolanti di un castano chiaro e di statura medio-alta.
É una persona intelligente, equilibrata, pacifica, altruista e coraggiosa, con un gran senso dell umorismo e con un insolita perspicacità riesce a capire sempre in che stato d'animo si trova la persona che ha di fronte.
Essendo arrivata con qualche minuto di anticipo, mi ritrovai in classe, sola e circondata da un armonico silenzio, fin quando non iniziarono a fare il loro ingresso alcuni studenti, che vedendomi mi rivolsero un sorriso gentile, che stava a simboleggiare un saluto, e che io ricambiai con un cenno della testa.
Seguirono minuti interminabili, dove iniziarono ad arrivare tutti gli studenti, alcuni ridendo, altri spettegolando con i propri amici, altri invece presentavano un viso cupo e sofferente, affianco a me si sedette una ragazza Corvonero, presentava un viso luminoso, capelli corti fin sopra le spalle di un castano scuro, quasi nero, un naso leggermente allungato, e labbra sottili ma che sul suo viso le donavano un aspetto delicato e notevole.
Essa roteó il capo verso di me, sfoggiando anch'essa un sorriso gentile ma timido, spesso essere la figlia di Bellatrix Lestrange non è molto facile, poiché le persone ti temono, hanno paura di te, hanno paura che da un momento all'altro tu possa avere un attacco di pazzia "stile Lestrange", ma alcuni non hanno ancora capito che essere la figlia, o il figlio di..., non significa  essere uguali ai genitori, le rivolsi anch'io un sorriso e mi presentai
<Piacere Allison> , probabilmente non si aspettava che la sottoscritta poteva rivolgergli la parola, infatti si girò verso di me con la bocca socchiusa, e gli occhi leggermente spalancati
<Isabelle, ma pu-oi chiamarmi Belle, se vuoi, ce nel se-nso in caso parle-rem-o di nu-ovo e a te far-à pia-cer-e ri-parla-rmi, alt-rime-nti non ti preoccupare> disse tutto con una tale impacciataggine e con un balbettio così divertente che non potei evitare di scoppiare in una risata, al che le sue guance si tinsero di un rosa acceso e abbassò lo sguardo verso il suo banco, dove aveva posizionato tutto l'occorrente per lezione, con la mia mano destra le affarai la  mano sinistra che stava giocherellando in modo maldestro con le pagine del quaderno, con uno sguardo confuso mi guardó e io le parlai
<Ei ei, respira, non mordo mica Belle>
<Mi hai chiamata "Belle"?>
Annui delicatamente <Si, sei una brava ragazza, si vede, ma un consiglio...> la guardai come per chiedergli il consenso a continuare e lei avendolo capito annui debolmente <non mostrarti mai e dico mai così debole di fronte alle persone, perché adesso hai trovato me, ma in un'altra occasione potrebbe capitarti qualcuno che della tua timidezza se ne approfitti, se ti dico ciò è perché ci sono passata anch'io. Con questo non sto dicendo che devi andare in giro per la scuola come quelle montate e snob che si credono chissà chi, ma devi mostrare la vera te, la vera Belle, perché so che questa ragazza timida e impacciata non sei tu> essa mi guardò con occhi sbarrati, e con la bocca socchiusa per la sorpresa, forse perché mai nessuno è riuscito a capirla e dopo aver annuito col capo mi parló, affermando la mia ipotesi precedente
<Sai mai nessuno mi ha capita e compresa come hai appena fatto tu, perciò grazie Allison>
<Di nulla Belle>
Passó qualche secondo e dalla porta entró finalmente il professore, che arrivato di fronte la cattedra inizio subito a parlare
<Bene ragazzi vedo che ci siete tutti, perfetto direi, allora come già vi avevo accennato alla fine dell'anno precedente, anche se non credo ci sia qualcuno che realmente si ricorda o mi sbaglio?> tutti scoppiarono a ridere e lo fece anche il prof. stesso <proprio come immaginavo...allora vediamo se riesco a rinfrescarvi la memoria, prima di tutto chi sa dirmi cos'è un Molliccio>, mi affrettai ad alzare la mano, ma notai che, apparte me, nessun'altro sapeva rispondere, perciò il professore non potette fare altro se non chiamare me <Si signorina Lestange>, a quel punto iniziai a parlare e abbassai la mano
<Un Molliccio è una creatura mutaforma che assume l'aspetto della cosa che più  spaventa la persona che ha difronte.
Nessuno sa che aspetto abbia questa creatura quando è da sola, poiché essa preferisce stare in luoghi chiusi o nascosti nei boschi, né avvertiamo la presenza poiché loro iniziano a dondolarsi, a fare rumore o a graffiare l'oggetto in cui si sono nascosti, spesso anche i Babbani ne avvertono la presenza ma risultano meno capaci nel distinguerli poiché hanno la convinzione che essi siamo semplicemente frutto della loro immaginazione. Ovviamente è possibile far scomparire un Molliccio, ma non è cosi facile come si può pensare, questo perché, i Mollicci temono le risate, perciò per far si che esso scompaia oltre a pronunciare l'incantesimo "Riddikulus" la persona interessata deve riuscire a trasformare nella sua mente, la sua paura in una cosa comica e divertente, e una volta che l'interessato riesce a ridere, il Molliccio sparirà, ma non per sempre, poiché i Mollicci nuovi andranno poi a prendere il posto di quelli vecchi>, leggere, studiare, sono sempre state cose che mi hanno colpito e che mi piaceva fare, ho sempre avuto ottimi voti e di questa cosa tutti ne rimanevano sempre stupiti, questo sempre per via dei numerosi pregiudizi che la gente ha sul mio cognome
<Eccellente Lestrange, come sempre d'altronde> sorrisi al professore e dopo ciò egli si rivolse a tutta la classe
<Bene, dopo che, grazie alla signorina Allison, abbiamo avuto una rinfrescatina su ciò che è un Molliccio, ora voi proverete a sconfiggerlo, e la prima a provarci sarai proprio tu Allison, dai vieni e porta qui con te la bacchetta>
Degluti a fatica, ma senza troppi lamenti feci come Lupin mi aveva appena detto, ritrovandomi di fronte all'armadio dove si trovava il Molliccio, senza darmi il tempo di metabolizzare la cosa, il professore aprí le ante dell'armadio ed è li che mi pietrificai, da esso ne uscí un vortice che roteava su se stesso a una velocità innata, era di un nero mescolato al grigio, da esso uscivano urla, visi sframmentati, sorrisi e risate inquietanti, il respiro inizió a mancarmi e il battito del cuore ad accelerare, la vista si annebbió e io non riuscì a muovere un muscolo, non sentivo nessuno fiatare, le voci diventarono ottave e solo quando il professore pronunció l'incantesimo mi risvegliai da quello stato parallelo in cui mi ero rinchiusa e senza guardare nessuno lasciai cadere la bacchetta dalle mani e corsi fuori dall'aula rintanandomi in bagno.
Attacco di panico, stavo avendo l'ennesimo attacco di panico, il petto mi tremava, mi faceva male, gli occhi bruciavano così come la gola, non riuscivo a respirare, sembravo una bambina indifesa, li per terra, con le ginocchia piegate e la testa fra esse, mentre stavo per annegare in me stessa, quando qualcuno entró dalla porta, un ragazzo, visto la voce che riuscì a sentire poco dopo <Allison, Allison, che ti succede?>, era Mattheo, mentre cercava di parlarmi, prese il mio viso tra le mani e lo guardai negli occhi, era preoccupato?... si sedette anche lui affianco a me mente cercava di farmi riprendere, ma con scarsi risultati, fin quando non sentì le sue labbra sulle mie, calde, morbide, che cercavano il mio consenso per approfondire quel bacio casto in uno più rude, e cosi successe, iniziai di nuovo a respirare, ma incosciente di quello che stava accadendo passai la lingua sul labbro inferiore di Mattheo, tirandolo, sorpreso  da quel gesto socchiuse le labbra e ne approfittai per infilarci la lingua e cercare la sua, che trovai presto, pronta per assecondarmi, i nostri respiri, i nostri sapori iniziarono a mescolarsi l'uno con l'altro, avevo bisogno di sentirlo, di sentire il suo corpo sul mio, perciò mi staccai per un momento dal bacio, mettendomi a cavalcioni su di lui, e senza dargli il tempo di metabolizzare,  appoggiai di nuovo le labbra sulle sue, ri-iniziando uno scontro di bocche e di lingue, allineai la mia intimità coperta dalla stoffa delle mutandine, sul suo cavallo dei pantaloni e iniziai a dondolarmi facendo strusciare il mio clitoride contro la sua erezione che sentivo dura sotto di me, portai le mie mani nei suoi capelli tirandoli. Il mio bacino cominciò ad avere un andamento tutto suo, prima piano, poi veloce, di nuovo piano e di nuovo veloce, Mattheo si staccò dal bacio, e puntó sul mio collo baciandolo in modo passionale, leccandolo e succhiandolo mentre con le mani che appoggiò sui miei fianchi, mi attirò verso la sua erezione facendo sfuggire un gemito a tutti e due, si sporse verso di me fermandosi vicino il mio orecchio, ne succhió con vigore il lobo, per poi riavvicinarsi verso il padiglione auricolare, e con voce eccitata mi parló <Non sai quante volte ho immaginato questo ieri sera mentre ballavi e muovevi quel culo in pista> mi sfuggi un sorriso malizioso e intrappolai nuovamente le sue labbra fra le mie, la sua voce così  roca e  profonda, le sue mani su di me, che mi toccavano lentamente, in modo esperto sapendo esattamente che punti del mio corpo stringere di piu, e quali di meno fecero sconnettere ancora più la mia mente dalla realtá.
Sentivo la mia intimità bagnarsi sempre di più e la sua erezione pulsare sotto il tessuto sottile dei pantaloni, sentivo che sarei potuta venire, li in quel momento, sopra  di lui con ancora le mutandine addosso, ma il bussare della porta non me lo permise, sentii dall esterno la voce del professore chiamermi per accertarsi che tutto fosse apposto e dopo averlo tranquillizzato, guardai Mattheo che era ancora sotto di me e gli dissi <Grazie>.

•solo tu riesci a capirmi• Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora