cap.15

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Spazio autrice: penso che questo sia uno dei capitoli scritti meglio, ovviamente c'è sempre da migliorare qualcosina, ma rispetto agli altri capitoli penso sia scritto molto meglio, questa è solo la prima parte di ciò che accadrà in quella cucina, ma non volevo farvi attendere troppo quindi ho deciso di pubblicare questa prima parte. Vi dico solo una cosa: preparatevi per il prossimo capitolo. Detto ciò buona lettura ragazzi e grazie davvero per tutto il supporto che mi date ogni giorno. 🖋🦋🖤
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Allison pov's

《Come se fossi caduta nel vuoto》
É questa la sensazione che mi fa svegliare di soprassalto nel cuore della notte, la fronte come i palmi delle mani erano gremite di sudore, Il respiro incontrollato, come se stessi avendo un attacco di panico, sentivo il battito del cuore accelerato, avevo bisogno di uscire al più presto da questo letto e da questa stanza. Ancora spaesata, cercando di fare il più silenzio possibile per non svegliare Pansy, infilo velocemente le ciabatte, non curandomi di prendere anche una vestaglia in caso facesse freddo. Uscí dalla stanza in punta di piedi e una volta fuori il mio primo pensiero andò alla torre di Astronomia, ma era troppo pericoloso e inoltre troppo lontano, avrei rischiato di essere scoperta, perciò decisi che l'opzione migliore era: la cucina. Stando attenta a non fare nessun rumore, arrivai nel seminterrato del castello, dove si trovavano le cucine, l'ingresso di esse è nascosto da un dipinto, dove è presente una ciotola piena di frutta, anche per le cucine l'ingresso non è "semplice", infatti per averne accesso è necessario solleticare la pera che si trova dipinta nel quadro, che al quel punto si trasformerà andando a diventare una maniglia che ti permette fInalmente di entrare nella stanza. Quest' ultima è una sala enorme, le sue dimensioni sono quasi uguali a quelle della Sala grande, lungo i muri possiamo trovare attrezzi per cucinare, tutte le postazioni necessarie per creare un buon pranzo e un camino. Mentre al centro sono disposte quattro grandi tavolate, uguali a quelle della Sala Grande.

Ero ormai seduta con le gambe penzolanti su una delle tavole da quasi venti minuti, ero ferma a fissare il vuoto,
pensavo
pensavo e
pensavo ancora, ma a cosa non lo sapevo nemmeno io, perché appena cercavo di capire cosa la mia mente stava elaborando, l unica cosa che percepivo era come un vuoto di memoria, quando in realtà, non stavo semplicemente pensando a nulla.
Persi anche la cognizione del tempo, e passarono altri dieci minuti, quando un rumore catturó la mia attenzione, era come se qualcuno avesse sbattuto contro qualche cosa, scesi con una mossa veloce dal tavolo e mi avvicinai a una delle pareti dove si trovavano gli utensili della cucina, per prendere qualcosa che potessi usare come "arma". Avevo imparato sin da piccola quella che viene chiamata "autodifesa", mia madre ha sempre pensato che il sapersi difendere da soli fosse una cosa fondamentale, soprattutto per una della famiglia Lestrange.
Arrivata di fronte a quelle che sarebbero diventate delle "armi" per me, inizió la scelta e la selezione su cosa prendere e su cosa potesse essere più utile in caso venissi aggredita. Vidi di tutto, coltelli affilati, piatti in ceramica e in acciaio, padelle e mestoli, che con la giusta forza avrebbero messo al tappeto chiunque, optai per una pentola molto grande così in caso " l'aggressore" fosse stato più violento sarei comunque riuscita a difendermi, afferrai la pentola dal manico con entrambe le mani e mi diressi verso la porta, mi impalai al lato destro di essa cosicché appena la soglia fosse stava varcata, io avrei avuto il tempo di vedere chi fosse, o almeno ci speravo, passai circa due minuti così, ferma e immobile cercando di capire se il rumore che avevo sentito era reale o solo frutto della mia immaginazione, stavo per ritornare da dov'ero venuta poiché nessun rumore si faceva vivo, ma quando vidi la maniglia della porta muoversi verso il basso mi rimisi in corrispondenza del muro, con la pentola pronta ad attaccare, la porta si apri ma assendo coperta da essa non riuscì a vedere di chi si trattasse, perciò senza controllare o perdere tempo, "usci dal mio nascondiglio" e con una botta colpì colui ch'era appena entrato, sulla testa facendolo finire per terra, dei gemiti di dolore gli sfuggirono dalle labbra, e solo quando abbassai lo sguardo verso il pavimento vidi chi fosse.
<Mattheo?>
Dalle sue labbra non usci una parola, apri la bocca solo per lamentarsi del dolore, mentre si teneva il punto appena colpito con entrambe le mani, ero rimasta lì ferma non sapendo che fare, solo dopo alcuni secondi mi resi conto che forse avrei dovuto aiutarlo, ma il mio pensiero andò subito alla discussione avuta nel primo pomeriggio dopo pranzo, perciò non feci nulla per aiutarlo, anzi, andai a lasciare la pentola lì dove l'avevo presa, e mi rimisi di fronte Mattheo, con le mani poggiate in corrispondenza dei fianchi, aveva ormai smesso di lamentarsi -per fortuna- ma continuava a starsene sul pavimento con la mani sulla testa, lo sguardai con un sopracciglio arcuato
<Mi spieghi che ci fai qui alle 3 di notte?>
Alzó anche lui la testa verso di me e mentre si alzava dal pavimento mi rispose
<E tu mi spieghi cosa cazzo fai con una pentola in mano alle 3 di notte?>
Ci trovavamo ormai faccia a faccia, poiché lui si era alzato mentre io ero sempre rimasta in piedi,
<Ti hanno mai detto che è maleducazione rispondere a una domanda, con un altra domanda?>
<E a te hanno mai detto che non si aggredisce una persona senza un valido motivo?> stavo per rispondere quando guardandolo meglio notai che aveva anche un taglio sul sopracciglio,
<Vieni che ti curo quel taglietto> affermai indicando con lo sguardo dove si era fatto male, nel momento stesso in cui lo dissi, si portò il dito sulla ferita e testandolo notó che del sangue stava colando, senza aspettare una sua risposta mi diressi verso un mobiletto, dove sono posizionati tutto ciò che è necessario in caso di ferite, quindi dischetti di ovatta, disinfettante e cosi via, misi tutto sul tavolo e dopo aver preso il necessario mi sedetti su di esso, guardai Mattheo che era rimasto fermo dove lo avevo lasciato
<Pensi di dover rimanere là a lungo o ti decidi ad avvicinarti? Non mordo eh!> , un sorrisetto sghembo lasció il suo viso
< Be su questo avrei qualche dubbio, visto la botta che mi hai dato prima>
Sorrisi leggermente, be non aveva tutti i torti.
< Non potevo di certo immaginare che alle 3 di notte mi sarei ritrovata te che cerchi di entrare nelle cucine> mi guardó in modo curioso e vedendo che non rispondeva continuai a parlare <ora puoi avvicinarti? Ripeto che devo disinfettarti la ferita>
Uno sbuffo uscí dalle sue labbra, ma poi con passo sicuro si avvicinò fino a ritrovarsi di fronte a me, che anche se seduta sul tavolo, risultavo lo stesso più bassa di lui. Versai del disinfettante sul dischetto d'ovatta che avevo preso in precedenza, dopodiché presi il mento di Mattheo fra il pollice e l'indice avvicinandolo al mio viso, iniziai a tamponare la ferita in modo lento e delicato cosi da non fargli male, si appoggiò con le mani ai lati del mio corpo ed è come se mi avesse "imprigionata" fra le sue braccia, automaticamente il suo viso si avvicinò di più al mio, e i nostri sguardi si incontrano, vedere i suoi occhi così vicini, risultò così strano che una marea di emozioni mai provate prima si insediarono dentro di me, non so perché ma mi venne automatico abbassare lo sguardo sulle sue labbra, ma accorgendomi dopo di quello che avevo fatto alzai subito lo sguardo verso di lui.

•solo tu riesci a capirmi• Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora