21 - QUALCOSA DI ME

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Si baciano disperati, sanno di essere in trappola. David le ha detto che è troppo tardi per raggiungere il passaggio segreto, che ormai i tunnel saranno inagibili. Moriranno come sono morti tutti questi personaggi che David non fa che citare, moriranno come loro, ma non verranno ricordati. Loro non sono eroi, e né la loro storia ha qualcosa di speciale per cui essere raccontata. Questo è un quartiere come tanti, che allunga nella periferia la sua mano armata e che rimedia nelle cronache locali un trafiletto in cui si dice che l'ennesima faida è finita nel sangue. Non ha importanza che in mezzo a quel sangue due amanti sognassero il lieto fine, che non fossero fatti per la pioggia che li ha investiti, a nessuno interessa chi perde e chi muore.

«Avevamo tempo fino a mezzanotte, Anna Frey. Ma non sono riuscito a smettere di amarti.» Le dice.

Non le sembra triste, vede in David la consapevolezza, la scelta. Lui ha scelto lei. E per Anna è stato naturale restare lì con lui, non ha mai pensato di avere alternative, che sarebbero fuggiti, che si sarebbero salvati.

E mentre si stringono, ancora sdraiati tra i libri e le coperte, aspettando la loro fine da un momento all'altro, alla porta arrugginita della cantina qualcuno bussa forsennato e tenta di forzarla, facendo sbattere il catenaccio che però non cede. Bussa forte, così forte da contrastare la musica, gli spari e l'eco delle urla che provengono dalla piazza e dalle gallerie. È possibile pensare che le vedette o la polizia si mettano a bussare alle porte che incontrano nei tunnel?

Poi sentono urlare: «Apri! Cazzo!»

David si ridesta. «Papà!»

Anna lo guarda confusa. «Tuo padre? Ma che...»

«È tornato indietro a prenderci!» la scuote per le spalle. «Forse una via di fuga c'è ancora!»

«Tornato indietro? Alla fine lo hai ritrovato?»

«È una storia lunga, Anna Frey, coraggio, alzati!»

Non sa come sia possibile, ma David ha ritrovato suo padre, e nonostante questo ha scelto di restare con lei. Anna vorrebbe prenderlo tra le braccia, ora, e fare l'amore di nuovo, per come si sente eccitata e amata, ma capisce che questo è il momento di farsi coraggio.

Quando lei si mette in piedi un po' tremante, senza energie, David osserva per un momento i suoi vestiti strappati, il seno esposto. Non c'è imbarazzo tra di loro, ormai non più, ma lui emette un respiro profondo e pensa in fretta, si muove in fretta, le adagia una coperta sulle spalle, le chiede di tenerla stretta, non ha di meglio da offrire, e non basterà a impedire a una pallottola vagante di colpirla o a un ratto di morderla, ma le concederà un po' di sollievo in quei tunnel pieni di fumo e acqua che cola dai muri piovendo dalle tubature forate.

«Andiamo» le prende la mano, mentre nell'altra tiene la mazza da baseball, un'arma davvero inutile ormai, ma qualcosa.

Nell'ultimo istante, sulla porta, sbarazzandosi del catenaccio, David si volta a rimpiangere la sua lampada a olio, Anna legge nei suoi occhi il dolore di non poter portare con sé suo nonno, ma la superficie metallica della porta tuona ancora, devono andare. Devono lasciarsi il passato alle spalle.

NON SIAMO FATTI PER LA PIOGGIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora