Capitolo III

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L'ombra del tempo

Il giorno dopo, a scuola, Felix raccontò ai suoi amici com'era andato il primo incontro. Lui disse che era stato normale. Non voleva raccontare i dettagli, perché non avrebbero capito. Ma quando essi insistettero nel sapere di più, dovette inventarsi una storia di sana pianta. Mentre parlava, passò di lì Hyunjin, che lo ingnorò completamente. Né uno sguardo, né un saluto o un cenno. Zero. A Felix questo gesto non passò inosservato. Anzi, gli diede fastidio questa totale indifferenza.

Quel pomeriggio doveva restare a scuola per aiutare con l'allestimento del teatro. Per tutto il tempo, Hyunjin stette per i fatti suoi, come se l'altro non ci fosse. Quando terminarono le due ore, Felix andò dritto verso il ragazzo.

- Domani ci sei?- Chiese sottovoce.

- Sì. Facciamo alle cinque?- Disse l'altro con un tono di voce abbastanza udibile.
Felix voleva infilargli un sacco in testa.

- Potresti non urlare? È già abbastanza imbarazzante.

- Cosa esattamente è imbarazzante? I tuoi voti? O il fatto che tu abbia bisogno di me?- Raccolse il suo zaino.

- Non ho bisogno di te!

- Bene. Andrò a dire al preside che non hai intenzione di collaborare. Forse non ci tieni così tanto ad entrare al college, vero?

- Alle cinque. A casa mia.- Girò i tacchi e se ne tornò a casa, con la testa che sembrava un calderone in ebollizione.

Arrivò il giorno seguente, e Felix aveva già preso una pasticca contro il mal di testa. Quando Nanny Valera accolse Hyunjin in casa, il suo umore peggiorò. Solo la vista di quel maglioncino rosa e i pantaloni bianchi, lo innervosirono. In più sembrava voler mettere a tutti costi in mostra l'addome asciutto mentre parlava con la tata, poiché più che una maglia sembrava un crop top.

- Andiamo nella mia stanza?- Li intereuppe pentendosi. Aveva paura che quella frase potesse sembrare ambigua.

E infatti Hyunjin colse esattamente ciò che non doveva essere inteso. Sapeva che così facendo irritava Felix e voleva divertirsi un po'.

- Mi vuoi tutto per te?- Domandò facendo gli occhi da cerbiatta.

- Muoviti.- Grugnì l'altro.

- Perché non mi hai salutato?- Chiese, poi, quando furono di sopra.

- Quando?

- Ieri mattina, in cortile.

- Non ti avevo visto.

- Bugiardo.

- Anche se fosse, eri troppo impegnato a raccontare frottole ai tuoi amichetti.

- Stavano diventando insistenti. Dovevo pur dire qualcosa!

- Potevi raccontargli della partita.

- Sei matto? Ti ricordo che noi non siamo amici e non lo saremo mai! E se lo hai pensato anche solo per un istante, beh, ti consiglio di togliertelo dalla testa! Io non sono come le altre persone. Non mi faccio manipolare da te!

- Dove vai?- Chiese Hyunjin vedendolo allontanarsi.

- In bagno. Torno subito.- Rispose l'altro.

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