CAPITOLO VI

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I see me in YOU

- Hai perso di nuovo!- Esultò Hyunjin.

- Cavolo! Secondo me stai barando!- Si lamentò Felix.

Era una sera di sabato. I due avevano ordinato una pizza a casa di quest'ultimo e stavano giocando ai video games. La camera da letto era illuminata appena dalle luci a led colorate attaccate al muro.

 La camera da letto era illuminata appena dalle luci a led colorate attaccate al muro

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- Ma come faccio a barare scusa?- Protestò Hyunjin.

- Che ne so!? Non ho mai perso a questo gioco!- Ribatté l'altro.

- C'è sempre una prima volta.

- Già. Hai ragione. Non importa. Ora che vuoi fare?- Fece spallucce.

- Non lo so! La casa è tua!

- Potremmo fare un bagno in piscina.

- Mh...no ho freddo. Ascoltiamo un po' di musica.

- Buona idea. Ti piacciono i Third Race?

- Un po'. Non sono un grande fan.

Felix mise la playlist del gruppo su Spotify.
A parte la musica, nessuno dei due parlò.

- Che c'è?- Chiese sorridendo il padrone di casa vedendo il suo ospite pensieroso.

- Niente.

- Dai! Non te la sarai mica presa per prima! Stavo scherzando!

- No. Non è questo.- Hyunjin si sedette sul letto di fronte alla finestra.

- Allora cos'è?

- Oggi è sabato.

- Wow, che arguzia.

Hyunjin fece una smorfia.

- Perché sei qui con me e non con i tuoi amici?

- Possibile che ogni volta che ci vediamo parli sempre di loro?

- Noi cosa siamo esattamente, Felix? Se non siamo amici, allora cosa siamo?

Felix lo raggiunse, sistemandosi accanto. Non rispose immediatamente.

- Non penso che esista una parola per descriverci. Siamo solo noi.

Hyunjin annuì.

- Forse è meglio così. A volte credo che anche i rapporti con le persone siano il frutto di uno stereotipo.

- Penso di sì. Insomma, guardati! Fai sempre tutto ciò che piace agli altri.

- Io...non faccio tutto ciò che piace agli altri!

Hyunjin lo squadrò.

- Non è questo il punto.- Felix distolse lo sguardo verso il pomello della spalliera inferiore in legno scuro. Si sdraiò. Poi si schiarì la voce, riprendendo a parlare.

- Comunque, tu sai praticamente tutto di me, mentre io non so assolutamente nulla di te.

Hyunjin parve divertito da questa affermazione.

- Sì, hai ragione.- Asserì semplicemente.
Felix si alzò di scatto.

- Tutto qua? Non dici nient'altro?
L'altro sospirò.

- Non ho l'abitudine di parlare molto di me. Preferisco lo faccia il mio talento.

- Sì, ma a parte il talento, chi è davvero Hyunjin? Non sapevo neanche dove abitassi prima che passassi per caso davanti a casa tua.

- Beh, non è che puoi sapere dove abita tutta la gente. Insomma, sarebbe un po' strano, non ti pare?!

- Scemo! Non fare finta di non aver capito e per una volta, non cambiare discorso! Dai, rispondimi adesso!

- Cosa vuoi sapere di me?- Domandò Hyunjin rassegnato.

- L'altra volta, hai detto che ti ha insegnato tuo padre a giocare a calcio. Come mai non hai voluto perseguire questa strada? Cioè, se sei così bravo, perché tuo padre non ti sprona a continuare? Cosa ne pensa del fatto che suo figlio abbia deciso di fare arte?

- Sapevo che me lo avresti chiesto. Mio padre è morto.

Felix cambiò espressione.

- Mi dispiace.

- È successo tanto tempo fa. Avevo dieci anni e mezzo. Prima abitavamo in una casa più grande. C'era un giardino grande e un bel cortile. Mio padre aveva allestito un piccolo campo da calcio. C'era il garage. Stavo facendo un giro in bicicletta per il vicinato. C'era un sole fortissimo e ci stavamo preparando per andare a pescare. Mio padre stava caricando la macchina. Era il giorno padre-figlio. Ci saremmo divertiti tantissimo. Ricordo che non stavo più nella pelle, stavo aspettando quel momento da due settimane. Sentii le grida di mia madre provenire dalla nostra casa. Mi precipitai da lei, rischiando di cadere. Vidi mio padre a terra, tra le braccia di mia madre. Poco dopo arrivò l'ambulanza. Non c'era più niente da fare. Mio padre morì di infarto nell'agosto di sette anni fa.

- Non lo sapevo...

- Un anno dopo ci trasferimmo nella nostra casa attuale. Mia madre trovò lavoro in una ditta di pulizie, ma lo stipendio non bastava a coprire tutte le spese dell'altra casa. Mio padre era un ingegnere molto rinomato all'epoca. Probabilmente ha costruito la tua piscina e il campo da calcio.- Rise amaramente.

- Un tempo ero ricco come te. Anzi! Potevo essere come te! Magari saremmo stati amici, magari nella stessa squadra! Ma la vita è strana. Da un momento all'altro può cambiare tutto.

Calò il silenzio.

- Lo sai? Non ho più giocato a calcio da quel giorno. La prima volta che ho ripreso un pallone in mano, è stato quando sono venuto a casa tua la prima volta.

- I-io non sapevo che...non te l'avrei chiesto... davvero...mi...mi dispiace...scus-

- Non c'è nulla di cui scusarsi. A dire il vero, mi sono davvero divertito e te l'ho anche detto. Anzi! Devo ringraziarti. Mi hai fatto rivivere un pezzo della mia infanzia. Quando era tutto semplice e io ero felice.

Felix gli prese una guancia.

- Io sono felice con te. Non pretendo che tu sia lo stesso con me, so di essere uno stronzo. Però... però...
Partì il ritornello di una canzone.

"I am YOU, I see me in you
I know when I'm with you
In the same place, in the same time
I can overcome anything"

- Anch'io...- Rispose Hyunjin.

Fu lui a baciarlo questa volta.

Felix si sentì piccolo. Finalmente vide la sua barca approdare su una spiaggia famigliare, i suoi piedi toccare la sabbia calda e confortevole. Era tutto nuovo, ma non era ostile.
Hyunjin, per quanto fosse sconosciuto ancora, era la sua casa e il suo rifugio dal resto.

"Hai brillato su di me quando nemmeno io mi conoscevo.
Non lo sapevo e mi ero perso.
Ma ad un tratto, ho visto attraverso la finestra,
Perché tu hai trascorso lo stesso attimo, lo stesso giorno, con me."

SMALL DOSES OF YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora