CAPITOLO IX

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La colpa

Felix non dormì per tutta la notte. Hyunjin spense il telefono, era irraggiungibile. Forse. Perché pensò che avrebbe potuto prendere la macchina e correre da lui, sbatterlo al muro e chiedergli cosa diamine gli stesse succedendo. Ma non lo fece. Si rigirò nelle coperte, disfacendo il letto, lottando contro quel senso di colpa. Se solo...
Ma se solo cosa? Hyunjin sapeva tutto.

Ma perché non voleva capirlo? Era davvero tutto così facile come lui e Nanny Valera cercavano di fargli capire? No non lo era

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Ma perché non voleva capirlo? Era davvero tutto così facile come lui e Nanny Valera cercavano di fargli capire? No non lo era. Era un immenso casino.

La mattina arrivò lentamente questa volta. Avete presente quando vorreste che la notte passi il più piano possibile e dormire un po' di più? Ecco, quello non era il caso. Ma qualsiasi cosa fosse, doveva affrontarlo.

Arrivò a scuola prima di tutti, persino prima che il custode aprisse i cancelli. Non si aspettava di trovare anche Hyunjin. Si avvicinò quasi correndo, fermandosi a un metro di distanza.
Hyunjin indossava il suo maglioncino rosa e i pantaloni bianchi. Portava una borsa di jeans hand made piena di libri. I capelli erano raccolti in modo disordinato. Non aveva messo molta cura nell'aspetto come era solito fare e non era da lui. Non aveva dormito, ed era evidente.

I suoi occhi non erano luminosi, sembravano quasi neri

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I suoi occhi non erano luminosi, sembravano quasi neri. Nuvole nel cielo, completamente grigio. Tutto palese, non valeva la pena di chiedere, ma detto da lui era essenziale. Almeno. Glielo doveva.

- Cosa dovevi dirmi?- Domandò Felix.

- Mi dispiace.- Rispose l'altro con freddezza.

- Non è vero.

- Comunque sono stanco. Devi accettarlo. Buona giornata.

Gli passò accanto, sfiorandogli la spalla. Soffiò un vento gelido.
"Accettarlo." Pensò Felix.

Il cortile si popolò di studenti.
Uscì il sole. Rimase fermo. Per la prima volta di sentì solo in mezzo a tanta gente. Un attore dopo uno spettacolo, quando tutto si spegne e resta con sé stesso, mentre le luci di tutte le case si accendono e si inizia a ridere, a vivere.
Christopher Bang gli venne incontro insieme al resto della squadra.

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