36. Zavorra

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I hear the thunder
Is coming

Rain - Turya

Un lamento. Ovattato. Vicino...

Un dolore, prepotente, dilaniante.

Un altro lamento.

Uno spillo conficcato nello sterno... no, crebbe, si ingigantì, divenne un punteruolo, un dardo, una lancia che affondò nella pelle, lacerando la carne, fracassando le ossa.

No...

I polmoni si accartocciarono, si svuotarono, rimpicciolirono sotto il peso del dolore, del mondo crudele, del destino atroce.

Annaspai, boccheggiai.

Soffocavo...

Un lamento riempì l'aria. Il mio lamento.

Caddi in avanti con la testa, il pavimento troppo vicino, il buio mi inghiottì, il freddo mi baciò il viso, la guancia, le dita. Non respiravo. Le tenebre mi stavano divorando, mi bramavano, mi avvolgevano.

«Ti avevo avvertita...»

Uno strattone poderoso, il sotto divenne sopra e tornai in una posizione eretta. Ma ero incapace di rimanere in piedi. Non avevo più caviglie, né legamenti, né muscoli che le mie gambe potessero controllare. Il pavimento era liquido, sabbie mobili in procinto di farmi sprofondare.  Ancora.

E ancora...

...ancora...

«Rossa.»

Sbattei le palpebre.

Non funzionava nulla. Era tutto appannato.

Era agonizzante, ogni respiro, come se mi avessero compresso la trachea e l'aria dovesse lottare, sgomitare e raschiare pur di giungere a destinazione, in quella terra rasa al suolo che era l'empio vortice degli alveoli nei miei polmoni. E allora l'ossigeno scappava all'indietro alla ricerca di un'altra via per compiere il suo dovere... per farmi... Sopravvivere.

All'improvviso le luci rischiararono l'ambiente intorno a me mettendo a nudo ciò che dovrebbe rimanere negli incubi, nella poltiglia che inneggia alla follia, nel rintocco delle notti più buie, nei segreti più reconditi e marci...

Perché lui era lì e il mio sogno di speranza era appena diventato l'antro dei demoni dei miei incubi.

Nicholas mi guardò, dall'altro lato della stanza, per la frazione di un sogno che si distrugge. Il calare sovrano delle ombre nelle sue iridi di luna, indossando quelle minacce che erano state a lungo le sue vesti; la maschera che il mondo gli aveva dipinto addosso e che lui aveva reclamato come vera, finendo per crederci lui stesso...

«No...»

«Samantha. Al momento perfetto.» La voce di Charles Black mi raggiunse.

Provai a voltarmi, i capelli erano incastrati nello scollo di quel vestito blu che mi avvolgeva come un guanto. Che mi stringeva, troppo. Che mi intrappolava. Che io non avevo scelto...

Calai lo sguardo, lo afferrai con dita che tremavano... perché tremavano?

Qualcosa mi gorgogliò nel petto. Serrai i polpastrelli intorno ai lembi, stritolai la stoffa. Strinsi l'abito e iniziai ad affondarci le unghie, a tirare.

Volevo strapparmi di dosso quel vestito, volevo urlare fino a raschiare il palato, volevo correre fino a consumarmi le forze, volevo...

«Fermala, Trevor.»

Black Moon ~ Il peso della SperanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora