40. Crollare

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I don't want to live a life
without you
I will watch the world burn
without you

Ursine Vulpine - Without You


Il mondo crolla e noi lo stiamo a guardare, lo osserviamo, giudicando

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Il mondo crolla e noi lo stiamo a guardare, lo osserviamo, giudicando. I demoni ci divorano e noi li accarezziamo, come animaletti da compagnia, come dolori necessari.

Ma non avevo più nulla in me. Giudizi, dolori, speranze.

Si erano appena gettati anche loro di sotto dal ponte con mio padre e Nicholas.

Mio padre. E Nicholas.

Mi sentii...

Caddi in avanti, un sibilo martoriante mi stava distruggendo le orecchie. L'asfalto bruciante si avvicinò. Non avevo forze per oppormi, stavo svenendo, svanendo...

Qualcuno mi trattenne. Delle voci urlarono, ma il vento impervio soffiato dalle pale dell'elicottero sopra la mia testa non mi permetteva di sentire.

Che rumore fa il cuore quando si rompe?

Credevo mi si fosse spezzato ormai tanto volte. Ma quel silenzio, io, non l'avevo mai sentito. Perché sott'acqua i suoni erano un dondolare acquattato che irrorava un lenire docile dell'anima. Sott'acqua mi svuotavo e riempivo.

Adesso invece ero solo vuota. Non...

Mi lasciai trascinare in piedi, mi lasciai legare a una corda, lasciai che mi issassero contro gravità sull'elicottero sopra le nostre teste mentre l'inferno imperversava intorno a me.

Avevo la vista appannata, avevo i capelli che si libravano in mille direzioni opposte strattonandomi la cute.

Ma continuai a fissare giù, il ponte dove bruciavano ancora i resti in fiamme, dove due schieramenti opposti agitavano braccia, sparavano colpi, una guerra a cui io non appartenevo.

Il mio sguardo piombò lì, dove la mia battaglia si era appena conclusa: oltre il parapetto illuminato del ponte. Dove avevo appena perso.

Lì sotto dove il Tamigi fluiva placido e inconsapevole, avvolto dalle tenebre della notte.

Non si distingueva niente se non il creparsi frastagliato della superficie che rifletteva la luce fioca.

Niente?

Mio padre. Nicholas.

Niente...

Ombre, lampioni, fuoco.

Niente.

Uno scossone mi frastornò a tal punto da indurmi a distogliere lo sguardo e rendermi conto che ero a quattro metri da terra, sull'elicottero le cui pale strillavano un rumore perforante.

Inspirai. Ero inclinata verso la portiera spalancata del velivolo.

Osservai l'imbracatura di sicurezza con cui ero agganciata al sedile e mi soffermai sulle dita della persona che stava chiudendo la fibbia metallica. L'ombra della notte ci avvolgeva, rendendo tutto sbiadito e ammantato.

Black Moon ~ Il peso della SperanzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora