Mi sento sempre meno legata al vincolo della realtà, del tempo e alla morale.
Sento di vedere il quadro completo finalmente e di poter osservare da lontano la vita, senza tangerla. Sollievo o dannazione?
Capendo la vita non divieni forse fin da subito incapace di soffrirne ma anche di goderne?
Sento che ogni mio giudizio sarà o potrà essere tagliente, sprezzante, vero. Non importa per chi o per cosa. La verità è come un coccio di vetro: al sole brilla e risplende, ma se la calpesti fa male.
Oggi mi sento una fenice, che rinasce dalle ceneri del proprio baratro.