𝟎𝟐. 𝐒𝐭𝐚𝐥𝐤𝐞𝐫

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Ore dopo aver cercato di capire dove mi trovassi, a circa 20 minuti dal campus come poi scoprii, ed essere arrivata al dormitorio con un certo affanno, finalmente mi fiondai nel mio letto con un hangover non indifferente a pulsarmi nelle meningi

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Ore dopo aver cercato di capire dove mi trovassi, a circa 20 minuti dal campus come poi scoprii, ed essere arrivata al dormitorio con un certo affanno, finalmente mi fiondai nel mio letto con un hangover non indifferente a pulsarmi nelle meningi.

La mia stanza era situata nella residenza sud della Stanford, un grosso complesso di 4 piani che ospitava universitari di ogni sesso, era assurdo ma in quell'edificio c'erano tutti i comfort di cui avevamo bisogno, caffetteria, sala giochi, palestra, se avessi voluto mi sarei potuta rintanare lì per anni senza mai mettere piede fuori, non che l'idea mi dispiacesse.

La mia stanza era la 217, al secondo piano, la condividevo con una saccente laureanda in Giurisprudenza.
Due letti coperti dai piumoni col simbolo dell'Università erano addossati alle pareti di destra e di sinistra separati da una porta finestra che dava sul terrazzino che altro non era che il mio tempio, dove mi rifugiavo ogniqualvolta che qualcosa andava storto o semplicemente quando pensavo un po' troppo, per fumarmi la mia canonica sigaretta ed osservare in silenzio gli edifici Californiani in lontananza.
Entrambe le pareti della stanza erano decorate a piacimento delle inquiline e la mia parte, quella di destra, era piena di foto e lucine intermittenti nonchè poster delle mie band preferite tra Green Day, Linkin Park, Blink 182 e di alcuni anime e manga che seguivo fervidamente.

Dormii per le due ore seguenti al mio ritorno, con il sonno disturbato da confuse immagini passate, fino a quando Maddie non era piombata in camera svegliandomi di soprassalto.

"Buongiorno Principessa Cresswell" fece la mia coinquilina con una punta di ironia nella voce, fui sorpresa di vedere anche lei ancora vestita e truccata dalla sera precedente. Mugugnai una risposta in saluto senza alzare il capo dal cuscino.

Maddie si chiuse la porta alle spalle e lanciò i tacchi nel pavimento prima di buttarsi nel mio letto spargendo i boccoli rossi ovunque, sbuffò per un secondo e io pregai mentalmente che non avrebbe giocato all'investigatrice con me come faceva sempre, ma come spesso accadeva nessuno ascoltò le mie preghiere perché puntò gli occhi verdi nei miei e mi chiese "Che fine hai fatto ieri?.

Optai per raccontare una mezza verità,"Ero talmente sbronza che mi sono addormentata in una camera a caso alla festa" ridacchiai omettendo i dettagli sgradevoli sul proprietario della suddetta camera, "Tu?" chiesi sperando di sviare il discorso e per un nano secondo ci riuscii con grazia divina, "Ho dormito da Matt, ti ho mandato mille messaggi e ti abbiamo chiamato mille volte, io e Tom" lei cercò invece di riportare l'attenzione sulla mia sventurata serata facendomi sospirare. Appena arrivata avevo messo a caricare il cellulare ma non avevo fatto in tempo a controllare eventuali messaggi e chiamate che ero crollata.

Mi voltai a guardarla , aveva le gote rosse e le labbra dello stesso colore, gli occhi verdi non ancora struccati ridotti a due fessure intenti a studiarmi, con quell'espressione corrucciata mi ricordava una lucertola, ridacchiai al solo pensiero e lei si imbronciò di fronte al mio divertimento, "Avevo la batteria morta Mads, non ti preoccupare nessuno mi aveva rapita" le dissi scostandole le ciocche rosse dal viso, adoravo quando faceva la mamma apprensiva con me, era nella sua indole se si poteva dire così, o forse era solo una gran ficcanaso, ma qualsiasi fosse la risposta, Madison Cleveland era una delle poche persone su quella terra che io tollerassi, anzi oserei dire, di cui apprezzassi l'esistenza e la compagnia.

𝐒𝐞𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢𝐩𝐢𝐭𝐲|| 𝐕𝐢𝐧𝐧𝐢𝐞 𝐇𝐚𝐜𝐤𝐞𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora