Alla settima ora del primo giorno di ottobre del 1989, una donna entrò in travaglio. Questo non fu in alcun modo un parto insolito, ma la conclusione di una comune e normale gravidanza.
Il bambino era normale sotto ogni aspetto, sfortunatamente per il mondo, le circostanze della sua crescita non lo furono affatto. Il bambino era nato, lo chiamarono Harold. L'infermiera porse il fagottino al padre che lo coccolò, felice della sua nascita. Il macchinario fece un suono assordante, ripetitivo, simile ad un fischio.
La madre del piccolo neonato stava morendo, a causa di un arresto cardiaco, non riuscì a farcela, morì subito dopo il travaglio, senza mai poter conoscere suo figlio. Harold crebbe assieme al padre, che dopo la morte della moglie, diventò violento.
Si portò alla rovina, cercando di trascinare con sé il figlio, ormai stanco dei lividi raccolti.Era un grande ammiratore dei fantastici otto bambini, l' Umbrella Academy per lui era tutto, tanto da collezionare ogni giocattolo e poster esistenti nel Paese.
Passava giornate, in soffitta, nascosto tra la polvere e vari vecchi scatoloni a giocare con la sua immaginazione. Inventando nomignoli adatti a personaggi cattivi e gli otto fratelli come supereroi.
«Harold, metti via quei pupazzi e portami una birra» era quello che il padre diceva al figlio, ogni volta, la sera tardi, dopo aver lavorato.Un giorno, con ancora un livido sulla guancia, si creò un costume, la stessa identica divisa che portavano gli Hargreeves e si presentò alla grande parata. Davanti alla grande e antica villa, si era creata una grande massa di persone, c'era chi portava cartelloni con varie dichiarazioni d'amore, chi urlava un autografo e chi li guardava incantati.
Harold era in mezzo a queste persone, serio, con indosso il costume creato il giorno prima. Scavalcò il piccolo cancello che lo divideva dai fratelli. E si rivolse al padre degli otto, con massima convinzione. Caló il silenzio
«Perdonami, sono un vostro grande fan...mi chiamo Harold Jenkins» disse e prese Allison per il polso, mentre Luther lo afferrò per una spalla e lo rimproverò con poca gentilezza «non puoi stare qui» sputò acido aspettandosi che il bambino obbedisse «Torna dietro la barriera» disse Reginald Hargreeves.
«Luther calmati» disse Otto liberando il ragazzino dalla forte presa del fratello.Il bambino tornò a guardare Reginald Hargreeves «Sono nato lo stesso giorno degli altri, sono come loro. Mi creda, non so ancora cosa sia il mio superpotere, ma con il suo aiuto lo scopriremo» disse.
L'uomo si avvicinò a lui lentamente, sistemandosi il binocolo «Tu non hai alcun potere, e non ne avrai mai nessuno. E adesso va a casa»
«N-no la prego..ehm..io- mi faccia rimanere, ho fatto tanta strada, la prego non mi mandi via» disse il bambino.«Lascia che ti dia un consiglio...»gli colpí gentilmente la spalla, cercando di confortare il ragazzino ormai lacrime «Ragazzo mio, non tutti a questo mondo hanno dei poteri. Inseguire ciò che è irraggiungibile è la ricetta di una vita di frustrazione e risentimento...Quindi. Togliti. Dalla mia proprietà.» Lo prese dalla giacca e lo buttò fuori dall'entrata mentre le altre persone scoppiarono in sonore risate.
Il bambino venne indicato e deriso, mentre lui fissava il portone chiuso degli Hargreeves. Aveva alimentato odio verso di loro, verso il padre e verso se stesso.Come dice il proverbio: "Mai incontrare i propri eroi".
Quella sera il padre lo chiamò per l'ennesima volta. Harold si presentò con ancora la divisa e la maschera, guadagnandosi un altro colpo da parte del padre.
«Renditi utile e prendimi una birra» furono le ultime parole sentite dal bambino, prima di perdere il controllo.
Andò in cucina e prese un martello, si avvicinò lentamente al padre, lo colpì ripetutamente, per poi scappare. Dopo anni fu ritrovato e condannato a 12 anni di prigione.
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Number Eight: The Suite Of The Apocalypse[VOLUME UNO]
Fanfiction"𝐍𝐨𝐧 𝐩𝐮𝐨𝐢 𝐜𝐚𝐧𝐜𝐞𝐥𝐥𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐎𝐭𝐭𝐨...𝐞 𝐧𝐞𝐦𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐚𝐝𝐞𝐫𝐞...𝐩𝐞𝐫 𝐞𝐯𝐢𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐚𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐝𝐨𝐯𝐫𝐞𝐬𝐭𝐢 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐡𝐢 𝐬�...