Chapter twenty six.

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<<Mi mancherai piccola mia. Fa buon viaggio e ringrazia la mamma per i regali che ci ha fatto>> disse mia zia abbracciandomi stretta davanti alla soglia di casa.

<<Okay zia, lo farò>> dissi ricambiando l'abbraccio.

Subito dopo abbracciai mio zio che mi strinse tra le sue grandi braccia.

<<Ciao piccolina, torna presto a trovarci. Il negozio aspetta solo te>>

<<Ahahah okay>> dissi per poi scostarmi.

Li salutai con la mano e con Liam mi diressi verso la macchina mentre mia zia mi urlava cose come 'Torna presto' o 'Mangia sull'aereo' o peggio ancora 'Se crolla l'aereo fammi l'ultima telefonata'.

Assurdità.

Una volta salita in macchina Liam mise in moto e partimmo verso l'aeroporto. Durante il tragitto non parlammo, non si sentì una mosca volare e la cosa mi fece piacere perché proprio in quel momento non avevo voglia di parlare con nessuno e Liam sembrava lo avesse capito. Quando arrivammo, prima di scendere mi guardò e io lo assecondai. Mi sorrise e dolcemente mi toccò il mento con la mano. Poi scese e aprì il cofano della macchina mentre io lo raggiungevo. Scese la mia valigia, per lui era abbastanza leggera, e chiuse lo sportello posteriore. Si sistemò la maglietta e si guardò in giro.

<<Allora...ci sentiamo, d'accordo?>> gli dissi accennando un sorriso.

<<Certo>> rispose lui.

<<Ciao Liam>> dissi abbracciandolo.

<<Ciao pulce, fa buon viaggio>>

Dopo un paio di secondi mi staccai, sistemai i capelli dietro l'orecchio e presi la mia valigia dal manico per poi tirarla verso la porta automatica dell'aeroporto.

<<Mel>> mi chiamò Liam, mi girai.

<<Sta tranquilla, si sistemerà tutto>> disse.

Sorrisi anche se ci credevo poco ed entrai.

Arrivata al gate mi sistemai in una delle comode poltrone e mi misi ad ascoltare un po' di musica. Dopo essere salita sull'aereo, posai la valigia in uno degli scomparti e mi sedetti appoggiando il gomito sul bracciolo e guardando la gente rimanente a terra salire. Non so perché, forse il fatto di aver lasciato Liam dopo solo una settimana, o forse il fatto che sarei dovuta ritornare a casa e quindi affrontare tutti i miei problemi...una lacrima, calda e leggera mi attraversò la guancia destra disegnando una linea rettilinea per raggiungere il bordo del mio zigomo e poi cadere sul palmo della mia mano. In quel momento mi resi conto che ogni singola persona, ogni individuo, essere vivente, pianta o animale che sia era come una lacrima. Alcune riescono a raggiungere la fine, altre invece si fermano prima rinunciando a tutto quello che viene dopo, rinunciando alla vita. Così mi sorse una domanda in mente...sarei stata una lacrima codarda e mi sarei fermata prima del dovuto, o una lacrima coraggiosa che salta giù una volta arrivata alla fine del percorso?

Era martedì mattina ed io ero davanti allo specchio con un paio di jeans e un maglione addosso, lo zaino sulle spalle e pronta ad affrontare tutto. Presi un respiro profondo e scesi al piano di sotto dove mia madre stava indossando i giubbotto. Non appena mi vide sorrise e una volta arrivata alla fine delle scale mi abbracciò, mi diede un bacio sulla fronte e girandosi raccolse la borsa e uscì lasciandomi con un semlice 'a dopo'. Feci colazione con calma anche se non l'ero proprio, poi indossai il mio giubbotto di pelle nero, presi il caso, lo zaino e le chiavi di casa e uscii. Montai in sella dopo aver chiuso la porta, misi il casco e accendendo la moto con un rombo partii a gran velocità.

Loving HimDove le storie prendono vita. Scoprilo ora