XXVI. Selva

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amminiamo a lungo, nella direzione opposta a quella in cui erano diretti i presunti cuorassiti che ci cercavano, i soldati della strega.

Ci riparammo all’Interno di una profonda caverna scavata nella roccia.

Eravamo su una montagna, abbastanza alti, cosicché Tamacti potesse controllare eventuali soldati nei paraggi.

La caviglia aveva smesso di sanguinare ma faceva ancora molto male, non era messa molto bene. Tamacti l’aveva medicata e bendata alla ben meglio, ed ogni ora aveva cambiato la garza sporca del mio sangue.

Si prendeva così cura di me che non sapevo come reagire. Che cosa stava succedendo fra noi? Che cosa eravamo? Anche lui provava le stesse emozioni che provavo io forse?

Pensavo fosse così, dopo il bacio nel fiume, così bello da sembrare solamente un sogno.  Lui non aveva detto niente, si era limitato a stringermi sempre la mano e prendersi cura di me come aveva fatto dal primo giorno che ci eravamo incontrati.

-Hai fame? – Mi chiese dopo aver analizzato per l’ennesima volta la ferita.

Annuii, osservandolo mentre cercava delle scorte di cibo nello zaino. Non ne era rimasto molto, e non potevo nutrirmi solo di crackers e carne secca. Presto avremmo dovuto provvedere anche a quello, soprattutto alla alimentazione di Tamacti, che non mangiava da più tempo di me.

Il sole stava tramontando velocemente sopra di noi, creando delle ombre uniche, ombre che si muovevano veloci come persone, umane avrei detto, ma dentro quella caverna c’eravamo solo io e il cuorassita che mi faceva battere il cuore a mille, eravamo solo noi due e non avrei desiderato altro.

Nonostante l’apparente fame iniziale, mangiai poco e nulla per via del dolore alla caviglia. Era gonfia e violacea, speravo vivamente che non avrebbe intralciato il nostro viaggio l’indomani.

Quando mi stesi a terra per potermi riposare prima di ripartire, i raggi del sole rosei illuminavano ancora per poco il viso di Tamacti.

Stava affilando il suo coltello, un espressione concentrata o pensierosa.

I suoi occhi azzurri diventarono ancora più belli con le sfumature calde del tramonto. Com’era possibile che ogni volta che lo guardavo era sempre più affascinante?

--Che vuol dire che i tuoi occhi sono un regalo della strega? Che intendeva Ombra?-

Smise di affilare la lama e mi osservò a lungo. Pensai che non volesse rispondermi.

-Non era un regalo. Io ho fatto un favore a lei, e lei mi ha ricambiato. Tutto qui. –

-Sembra...Carina.- mentii, sapendo che avrei scatenato qualcosa nel cuorassita.

-È la cosa più lontana dall’essere “carina”. Quella donna è estremamente pericolosa e malvagia. Non hai idea di cosa potrebbe farti. Ti porterei nella coscienza per tutta la vita, o quel poco che mi rimane, se ti consegnassi a lei.- Disse continuando ad affilare il coltello più velocemente, evitando improvvisamente il mio sguardo.

L’idea che Tamacti sarebbe morto da lì a cinque anni non mi rasserenava per niente. Dove mi sarei trovata io fra cinque anni? E se avessi potuto salvarlo? Se la strega avesse ragione?

-Vieni qui.-

Sussurrai con voce timida, talmente piano che sperai non mi sentisse, ma lui era un cuorassita e aveva sentito forte e chiaro.
Il coltello gli cadde dalle mani.

Indugiò a lungo facendo scorrere lo sguardo su tutta la mia figura, e lessi nei suoi occhi la confusione, il dubbio, la voglia.

Soprattutto la voglia.

Si stese al mio fianco, con la fronte appoggiata alla mia. Il suo corpo emanava calore e sicurezza.

Gli passai la mano sulla guancia ricoperta dalla barba bionda e un po’crespa.

-Non posso credere che morirai. Devi trovare tuo fratello…devi aiutare me, devi insegnarmi come stare al mondo. Non ci sono mai stata, non ho idea di cosa mi aspetta la fuori. Tu sei…importante, Tamacti.-

Forse per la prima volta in quel viaggio, Tamacti mi sorrise. -Non pensarci. Cinque anni è un tempo lungo.-

-Non mi sembra proprio.-

-È abbastanza.-

-Non mi basta.-

Tamacti mi zittii, posando le sue labbra morbide sulle mie. Baciarlo mi faceva stare bene, mi faceva smettere di pensare . Ma non mi bastava.

-Ti voglio, Tamacti.- sussurrai sulle sue labbra, spingandomi spontaneamente verso il suo basso ventre, contastando che non ero l’unica.

Il suo respiro era affannato, impaziente come il mio. Fece scorrere la mano lungo la mia gamba, arrivando fino all’orlo del vestito.

Volevo che mi toccasse, che mi entrasse dentro proprio nel modo in cui aveva invaso la mia mente e il io cuore.

Sembrò esitare quando intrufolò la mano sotto il vestito, così mi scostai da lui quel poco che bastava per togliermi il vestito e rimanere completamente nuda davanti a lui.

Contrariamente a ciò che mi aspettavo, non ero imbarazzata. Il modo in cui mi guardava non mi permetteva di esserlo. I suoi occhi urlavano di eccitazione.

-Sei…bella. –

Per uno stupido istante pensai che probabilmente la strega aveva un corpo più maturo, un corpo da donna con la D maiuscola, io invece ero solo una ragazzina nel pieno dello sviluppo.

Smisi di pensarci quando Tamacti posò la bocca sul mio seno sinistro, succhiando il mio capezzolo già turgido dal desiderio.

Chiusi gli occhi per quella nuova e estasiante sensazione che stava travolgendo tutto il mio corpo.

Si posizionò sopra di me, strusciando la sua erezione nel punto più pulsante del mio corpo. Gemetti forte, stringendolo più a me e seguendo il suo movimento.

-Voglio entrare dentro di te,Selva. Sei bellissima. Cazzo, sei perfetta.-

Fece scorrere le mani su tutto il mio corpo, lentamente, analizzandolo e accarezzandolo come un’opera d’arte.

Finalmente mi tocco nel punto che più lo bramava… e fu in quell istante , di imbarazzo e stupore, che capì che quell’ uomo mi piaceva.
E che adoravo che lui mi sentisse stretta attorno al suo pollice, sfiorata come una bambola a un quadro.

In un attimo Tamacti si denudò. Un brivido invase il mio corpo per via del suo fisico contro il mio, del suo pene contro le mie cosce.

Era un po’ impaurita, quella grandezza un po’mi intimoriva, ma era esattamente quello che volevo di più.

-Possiamo fermarci, Selva. Dimmelo se vuoi fermarti.-
-No! No,non voglio. Continua.-

-Faró piano.-

Solo nel momento in cui mi penetrò, aprii gli occhi, vedendo i suoi occhi glaciali guardandomi con occhi eccitati e il suo petto scolpito ricoperto di graffi e vecchie cicatrici.

Mi penetrò centimetro dopo centimetro con tuttala sua notevole lunghezza, al contempo lentamente e con forza, fino a riempirmi con un risucchio umido che mi annientò.

Il dolore era indescrivibile, ma pian piano mi abituai. Era bellissimo, era come amarlo in tutti i modi immaginabili. Ero sua.

-Stai bene Selva?- Disse con l’affanno.

In risposta alzai il bacino, invitandolo a continuare.
Avvicinai il suo viso al mio, baciando quelle labbra appassionatamente.

-Si. Non c’è altro posto dove vorrei essere in questo momento.-

Il mercante di cuori (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora