VIII. Tamacti

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Camminai spedito verso la casa della strega delle ombre

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Camminai spedito verso la casa della strega delle ombre.

Era buio pesto ma i miei occhi, come quelli di tutti i Cuorassiti, erano in grado di vedere bene anche al buio.

A quell’ora di notte giravano per le gallerie desolate i mostri più poveri e affamati, se eri sfortunato poi potevi incontrare anche un mutante delle fogne, ma raramente accadeva.

Nel mio percorso non incontrai nessuno però, e arrivai a casa di Mama senza intoppi.

Feci un respiro profondo prima di avvicinarmi.

Mi fidavo di Ombra e sapevo che la ragazza con lei era al sicuro, che non le avrebbe storto nemmeno un capello.

Mama Mandombe viveva in una delle case più sicure e Grandi di Minartas di sotto. Non era una baraccopoli malmessa come quella in cui vivevo io e altri poveri malati.

Si trovava dentro ad una caverna enorme, controllata esternamente dai suoi soldati personali. Dovevano proteggerla assiduamente, anche se nessuno si sarebbe sognato di presentarsi alla sua porta.

Non era la prima volta che mettevo piedi in quella caverna, ma avrei preferito non tornarci mai.

C'erano due dei suoi leccapiedi all’entrata della sua dimora.

Guardai i loro volti scarni e il modo impacciato in cui reggevano i loro fucili di seconda mano. Probabilmente non avevano mai sparato in vita loro e se avevano l'unico scopo di spaventare i visitatori Indesiderati, non ci sarebbero mai riusciti. La malattia se li stava mangiando giorno dopo giorno.

Appena mi videro mi puntarono l'arma a pochi metri dal mio naso.
I loro occhi rossi erano opachi, segno con non mancava molto al loro decesso. I Cuorassiti erano come le mosche. Morivano e basta.

-Chi va là?- non vedevano più al buio, per quel motivo entrambi avevano dei frontalini sulla fronte.

-Tamacti Jon.-

-Hai un appuntamento con la strega?-

Feci un sospiro nervoso, impaziente di entrare e andarmene al più presto. -Ditele solo il mio nome.-

I due uomini si guardarono dubbiosi sul da farsi, ma dopo qualche secondo uno dei due si allontanò all’interno.

Il più giovane continuava a reggere il fucile con mani tremanti verso la mia direzione. Doveva avere sedici anni eppure non gli restavano tanti giorni.

Doveva essere un puro. I puri erano i Cuorassiti che erano stati concepiti nel dopoguerra, fra quei tunnel infiniti, nati da genitori entrambi portatori del morbo. Non ero mai riuscito a spiegarmi come si potesse pensare di far nascere qualcuno in quel posto, ma succedeva sempre più spesso.

Uomini e donne si accoppiavano in continuazione dando alla luce esseri non umani, malati e cannibali. Era assolutamente proibito farlo, come era proibito contagiare quelli di sopra, ma nessuno rispettava le regole.

Il mercante di cuori (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora