Cover by @mightbetori
Dopo la terza guerra mondiale la popolazione è decimata. I sopravvissuti vivono allo stremo, affrontando la carestia e la fame, tornando indietro di quasi cent'anni.
Le terre delle ombre sono divise in due sezione. Quelli di s...
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Un getto d’acqua fresca colpii in pieno il mio viso.
Aprii gli occhi immediatamente, nonostante fino a qualche secondo prima le mie palpebre mi sembravano troppo pesanti.
La prima cosa che vidi furono un paio di grandi anfibi sporchi di fango. Ero stesa a terra a pancia in giù, in un pavimento di cemento duro ma fresco.
La testa mi faceva ancora molto male dopo il colpo dato con una mazza da uno dei soldati, ma non sapevo quanto tempo fosse passato.
Volevo alzare il capo e scoprire chi fosse l’uomo con gli anfibi, ma non ero in grado, o forse avevo troppa paura di guardarlo in faccia.
Qualcuno mi tirò su dalle spalle, e quando mi ritrovai in piedi la testa cominciò a girare ancora di più. Le mie gambe erano molli, avrei voluto solamente ritornare a dormire sul terreno come poco prima. In quel momento non potei evitare di guardarlo.
Reggeva un secchio fra le mani, quello con l’acqua che mi aveva versato, ed era un uomo alto e muscoloso. Non avevo mai visto una persona così possente in vita mia. I suoi occhi gialli mi scrutavano dall’alto al basso.
Quel Cuorassita aveva probabilmente la stessa età di Tamacti, ma la sua espressione era molto più intimidatoria e paurosa. Le rughe gli ricoprivano quel volto che una volta dove a essere stato liscio ed umano. I capelli lunghi e grigi erano raccolti in una coda bassa.
-La strega è pronta a riceverti.- pronunciò con voce rauca e profonda. Immediatamente mi ricordai della posizione in cui mi trovavo.
Mi aveva presa. Anche se Tamacti aveva ideato un piano e un viaggio ideale, non poteva fregare la strega. Ero spacciata.
-No! Vi prego! Non sono la persona che credete! Sono solo una ragazzina!-
Provai a divincolarmi dal soldato che mi teneva ferma, ma lui mi strinse più forte.
-Non parlare! Puoi aprire quella bocca solamente quanto interpellata!- urlò furente il cuorassita.
Uscimmo da quello che sembrava un semplice stanzino vuoto, sbucando in una lunga galleria buia.
Capii che eravamo nei sotterranei, ma non sapevo di quanto ci eravamo allontanati dal punto in cui mi avevano catturato. Speravo che Tamacti mi stesse cercando…
Camminai strisciando i piedi scalzi perché ero troppo stanca, lasciai che mi trasportassero dritto nel braccio della morte.
Avevo paura di incontrare quella donna, ma più che altro rabbia.
Gelosia. Ero arrabbiata perché aveva avuto qualcosa con Tamacti, anche se non sapevo esattamente cosa, ma ero furiosa perché lei aveva potuto conoscerlo meglio, e mi stava privando di passare con lui il resto degli anni che gli rimanevano. Non era giusto, non potevo sopportare di perderlo.
Improvvisamente l’uomo possente si bloccò, facendomi scontrare con la sua schiena ampia.
Si sistemò l’auricolare all’orecchio.- Si. Siamo di strada. D’accordo , aspetteremo altri ordini.-
Si voltò verso di noi, dicendo al soldato di fare dietro marcia. -Mama non è ancora pronta. Dovrai aspettare ancora. Gael, portiamola alle prigioni.-
Spalancai gli occhi, felice perché avevo ancora del tempo per essere ritrovata da Tamacti e timorosa perché le prigioni non mi sembravano un bel posto.
Le gabbie erano nascoste lì vicino, dentro tunnel piccoli e soffocanti. Erano gabbie per animali.
Provai a fare resistenza, ma venni spinta all’interno di una di essa con così tanta forza da cadere a terra.
Chiusero a chiave dirigendosi dalla parte opposta da dove eravamo arrivati.
Mi rannicchiai in un angolo.
Avevo le labbra secche per la sete e il sudore mi gocciolava all’interno degli occhi. Quell’attesa era forse peggio di andare dritta al patibolo. Strinsi gli occhi per abituarmi al buio e notai che poco distante da me c’erano altre gabbie, ma non riuscivo a capire se ci fosse qualche altro prigioniero.
Mi avvicinai e afferrai le sbarre. Riuscivo a sentire il respiro di qualcuno nella gabbia di fronte alla mia.
-C’e qualcuno qui?-
Provai a strizzare gli occhi per individuare l’altro prigioniero, ma era tutto completamente nero.
Sentii dei passi, quel qualcuno o qualcosa si era avvicinato, ma non potevo vederlo.
-Sei un umana…- disse una voce maschile.
Dove a essere un adulto, ma aveva un bel suono. Era bassa ma pulita, elegante.
-Si, tu chi sei?-
-Sei la ragazzina che stanno cercando.-
-Mi hanno trovato.-
Lui sospirò, e per diversi minuti nessuno dei due disse più nulla. -Sei umano anche tu, suppongo.-
-È così evidente? Nemmeno mi vedi.-
-Sono ventiquattro ore con un cuorassita. La riconosco la loro voce. Perché sei qui?-
-Io…sto cercando qualcuno. Dove sei diretta tu, ragazza senza nome?-
Sorrisi fra me e me. -Mi chiamo Selva. Avrei dovuto raggiungere la riserva indiana negli Stati Uniti. Dado e vieni tu? Sei il primo umano che incontro qui. Pensavo ce ne fossero solo a Minartas.-
-Ho alloggiato qualche giorno alla riserva, prima di venire catturato al confine. Credevo che mi avrebbero strappato il cuore all’istante. E invece sono qua. Forse stanno prima svuotando il frigo.- disse con un punta di sarcasmo facendomi ridere.
-Io sono un uomo, ho imparato a combattere i cuorassiti molto tempo fa, ma tu come hai fatto ad arrivare fino a qua? Se non sbaglio Minartas è dall’altra parte dello stato.-
-Non ero sola infatti. Ho conosciuto un grande uomo che ha provato a salvami la vita fino all’ultimo. Sarà molto preoccupato ora…ma mi troverà. Lui è…non lo so, lui è forte, può fare tutto.-
-Wow, un vero super eroe il tuo fidanzato!-
-Non è il mio fidanzato, anche se non significa che io non lo ami.-
Improvvisamente mi chiesi se era proprio così.
Io lo amavo? Come potevo saperlo, se non avevo mai amato nessuno? E come potevo definire quel sentimento che provavo per lui? Tamacti era diventato la cosa più importante di tutte, il mio unico pensiero. Aveva fatto sì che mi dimenticassi il perché stessi fuggendo.
Io volevo vivere, ma volevo farlo con lui e ciò non era possibile. Lui sarebbe morto in cinque anni e poi? Come potevo sopportare una cosa del genere?
-Tu cosa cerchi invece?-
-Cercavo. Ho perso le speranze. Probabilmente morirò, e se non succederà ed uscirò vivo da qui mi stabilirò alla riserva. Cercavo i miei fratelli, ma sono passati tanti anni. Non credo siano ancora vivi.-
-Beh, in realtà lo pensi, lo speri. Non saresti arrivato fino a qui altrimenti.-
-Forse, si. Forse vivevo di speranze. La bomba colpì proprio la nostra casa…i loro scheletri saranno sotto le macerie…-
Rabbrividii, sentendo per un secondo mancarmi il fiato.
-Che hai detto?-
-Che probabilmente sono morti con lo scoppio del bomba?-
No, non poteva essere vero.
-Come si chiamano i tuoi fratelli?-
-Irvin e Tamacti.-
Mi misi le mani fra i capelli. Non sapevo reagire a quella notizia.
Lui era Jacob, il fratello maggiore che Tamacti aveva cercato per tutta la vita.