XXII. Selva

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FANEDIT SELVA X TAMACTI

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FANEDIT SELVA X TAMACTI

Mi coricai presto, poco dopo il tramonto. Avevo la pancia piena ed ero pulita, ma soprattutto ero ancora viva.

Ombra e Tamacti dormivano nel salotto, io invece nella cameretta singola, una tipica stanza da bambino, che mai sarebbe arrivato.
Non riuscii a prendere sonno, per via di ciò che avevo visto o per i rumori provenienti dall'esterno.

Sentii i passi dei Cuorassiti che correvano affamati negli altri appartamenti, e le pareti erano così sottili che sembrava quasi che fossero lì con me.

Mi strinsi nelle lenzuola pulite e intrise delle mie lacrime che avevo versato dal momento stesso in cui mi ero stesa in quel letto.

Non avevo idea di che ora fosse quando sentii dei passi pesanti avvicinarsi alla stanza, ma doveva essere già notte perché la camera diventava sempre più buia e mi ero appisolata leggermente, ma ero sveglia, pronta a correre se fosse stato necessario.

Era girata sul fianco, rivolta verso l'armadio e non mi spaventai quando avvertii quella presenza. Avevo imparato ormai a riconoscere il suo passo.

Avvertii le molle del letto cigolare e il materasso abbassarsi quando si stese al mio fianco, così lontano ma allo stesso così vicino.

Il suo respiro era pesante e rumoroso, animalesco. Lui era un animale, continuava a ripete il mio cervello. Non avrei dovuto provare certe cose, certe nuove emozioni per una cosa…non umana.

Mi abituai presto al suo respiro profondo, cadendo in una specie di dormiveglia rilassante. I nervi avevano lasciato il mio corpo nel momento in cui si era steso al mio fianco.

Non seppi con precisione dopo quanto tempo decisi di voltarmi verso la sua direzione. Tamacti aveva gli occhi aperti, talmente azzurri che brillavano come diamanti grezzi in quella stanza buia, illuminata solamente dalla luce lunare attraverso le finestre.

Non dicemmo nulla, continuando a guardarci negli occhi.
-Perché sei qui?- sussurai a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Immaginavo non riuscissi a dormire.- Rispose con voce roca, avvicinandosi lentamente.

-Tamacti, non voglio più continuare questa fuga. Ho paura.-

-Sarebbe strano il contrario. Non chiedermi Perché ci tengo così tanto, Selva. Devi solo fidarti di me, quando ti dico che è la cosa giusta da fare.-

Non resistetti più e incrociai le mie gambe alle sue, coperte solamente da un paio di pantaloni che gli arrivavano fino al ginocchio. Indossava una canotta bianca e pulita, che lasciava scoperta il suo petto scolpito.

Contrariamente a quanto immaginai non si irrigidì, ma strinse la presa intorno alle mie gambe.

Allungai una mano sul suo viso illuminato dalla luce esterna, appena visibile nella penombra, e gli accarezzai il viso e la barba ruvida.
-Io mi fido di te.- sussurai a pochi millimetri dalle sue labbra carnose.
Fece scorrere lentamente la mano lungo la mia gamba intrecciata alla sua, indugiando un momento vicino all’orlo del vestito.
Mi afferrò la coscia e l'alzo, posandola sopra di lui e intrufolandosi maggiormente in quell’incastro che si era creato tra noi, il suo bacino pericolosamente vicino al mio.

Il suo corpo era caldo, eppure avevo i brividi. Sentii le mie guance andare a fuoco, e stavo così bene lì. Era come se fossimo stati fatti per stare stretti in quel modo così intimo.

Mi accarezzò ovunque, oltrepassando anche la soglia del vestito che era salito fino alle natiche. Come potevo sentirmi così al sicuro con un Cuorassita? Cosa c’era che non andava in me?
Passai una mano sulla sua schiena, prestando particolare attenzione alle vecchie cicatrici ormai guarite che dipingevano la sua schiena. Si irrigidì per un istante e pensai di aver sbagliato qualcosa,  ma quando mi accoccolai nell’incavo del suo collo continuò a stringersi a me in quel modo che ormai mi faceva impazzire.

Avrei voluto conoscerlo in altra situazione, senza mostri e senza malattie, senza povertà, e magari avremmo potuto uscire insieme come una coppia normale, o forse no, forse lui sarebbe stato sposato con una bella donna della sua età ed io no, io avrei potuto fare da babysitter ai suoi bambini perfetti per pagarmi la scuola.

Alla fine, qualcosa di positivo c’era in quella tragedia mondiale.

Il mattino seguente mi svegliai beatamente, sudata e avvinghiata a Tamacti.

L’alba si mostrava a noi come un bellissimo dipinto dalle sfumature rosa e arancioni, e per un momento mi sembrò di stare nel mio sogno, di non essermi ancora svegliata del tutto.

Tamacti dormiva ancora, con le  palpebre che tremavano leggermente, forse mi stava sognando anche lui.

Era sudato anche lui ma nonostante il caldo mi teneva stretta a lui, come se avesse paura a lasciarmi andare.

Era la prima volta che avevo dormito così bene da quando mi ero cacciata in quella brutta situazione. Rimasi a lungo a guardarlo, godendomi di quello strano silenzio e del suo respiro regolare.

A risvegliarmi da quel momento magico però fu Ombra, che entrò rumorosamente nella stanza.

-Forza piccioncini! Dobbiamo andare!- disse sbattendo i pugni al muro.

Tamacti si svegliò di soprassalto, guardandosi intorno confuso.
Quando si accorse di me si irrigidì e spalancò gli occhi sorpreso, allontanandosi velocemente.

Lo guardai confusa mentre si alzava dal letto e si preparava.
-Alzati, non perdiamo altro tempo.- Disse come se non avessimo condiviso lo stesso letto. Non mi guardò nemmeno in faccia, e sparì per un tempo infinito in bagno.

Mi aspettavo una reazione del genere, simile a quella che aveva avuto nel lago, ma non mi piaceva.
Raggiunsi Ombra nel salone, intenta a preparare le borse per il viaggio.

Riempii nuovamente il mio zaino con altro cibo trovato nella credenza, sentendo già il mio stomaco brontolare.

-Non portare molta roba. Il troppo peso in spalla potrebbe rallentarti.-

-Va bene.- mi bloccai con in mano una confezione di merendine, chiedendomi se portarle o meno, ma i miei pensieri tornarono nuovamente e inevitabilmente all’uomo nell’altra stanza.

-Ombra…-

-Si?-

Non avevo il coraggio di voltarmi e di guardarla. Non volevo essere giudicata.

-Tamacti…Io e Tam…-

-Selva, non voglio sapere nulla. Quello che fate non è affar mio.-

-Noi non facciamo nulla.-

-Tamacti è intelligente, ed è l’uomo più bravo che io abbia mai conosciuto. Per questo motivo non ho motivo di preoccuparmi per voi. Lui sa quello che è giusto o sbagliato. Lui sa quello che fa.-

Il punto era, che io non lo sapevo.

Il mercante di cuori (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora