XIII. Selva

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Restai a lungo seduta su quello scomodo materasso, cercando di cogliere ogni minimo rumore proveniente dall'esterno. La porta era sprangata con un'asta in ferro e per quel motivo mi sentivo abbastanza al sicuro, Ma non potevo mai sapere.

Quando il caldo però iniziò a rendere difficile anche il solo tenere aperti gli occhi, presi il fagotto di Ombra e andai nel bagno.

Non mi ero mai lavata in quel modo, con l'acqua che usciva difficilmente dal rubinetto arrugginito e freddissima, ma mi sentii immediatamente meglio riportando la mia temperatura ad un livello normale.

Indossai il leggero vestito estivo e bianco che mi aveva dato Ombra, che nonostante mi fosse largo sulle maniche era molto più leggero.

I capelli si asciugarono in pochi secondi all' aria. Camminai avanti e indietro per la stanza preoccupata per la mia incolumità ma , stranamente, Anche per quella del Cuorassita che era salito a Minartas molte ore prima.

Doveva essere abituato a intrufolarsi di sopra, visto che quando lo avevo visto era fuggito dai suoi inseguitori con maestria sotto la strada.

Ricordai che quel giorno nascondeva un ventilatore sotto la giacca. Se non era in quella casa, che ne aveva urgentemente bisogno, dove poteva essere? Un ventilatore sarebbe stato proprio ottimo, in quel momento.

Sussultai quando sentii la porta aprirsi alle mie spalle.

Tamacti entrò in casa col fiatone e più sudato di quando aveva lasciato l'alloggio. Mi lanciò un'occhiata veloce e poi lanciò quasi la sua borsa vecchia sull'unica scrivania della stanza, per poi scomparire nel bagno.

Lo aspettai mentre si faceva l'ennesima doccia, più velocemente della prima.mi chiesi che cosa avesse fatto tutto quel tempo a Minartas.

Quando ritornò nella camera, i capelli bagnati appiccicati alle guance e i vestiti di prima, iniziò a tirare fuori il contenuto della borsa.

Spalancai gli occhi increduli quando vidi tre paia di uova grandi e bianche sul tavolo e una mela verde.

-Dovrà bastare, per ora.- disse solamente senza mai guardarmi. Aprì poi vari scomparti della piccola cucina e tirò fuori l'unica padella che aveva, arrugginita ma ancora intatta.

I Cuorassiti non mangiavano quello che mangiavamo noi, e lo guardai a lungo incuriosita mente apriva tutte le uova sul tegame in maniera impacciata e un po' buffa.

-Quelle uova sono per me?- Chiesi Direttamente alla sua schiena ampia.

-E per chi altro?-

Accese il fuoco sui fornelli con un accendino e ci mise la padella con le uova.

Avevo una certa fame e in quel momento avrei mangiato di tutto, per cui gli ero davvero molto grata.

-Che cosa intendi con per ora?-

Lui non mi rispose subito, maneggiando con una forchetta le uova. Dopo qualche minuto spense il fuoco e appoggiò la padella fumante Direttamente sul tavolo, invitandomi a sedermi con un cenno del capo.

Tutto quello mi sembrava assurdo ma non me lo feci ripetere e mi sedetti di fronte a quella pentola di sei uova che aveva cucinato per me.

Erano bollenti, ancora crude e senza sale, eppure in quel momento mi sembrava il piatto più buono che avessi mai mangiato. Non capii se fosse per il fatto che lo avesse cucinato una persona diversa da mia madre o perché aveva rischiato la propria vita, per recuperare quelle uova.

-Allora? Perché per ora?-

-Non puoi tornare di sopra.-

Per poco mi soffocai con le uova. -Perché? Hai visto mia sorella?-

-Non ho fatto a tempo, avevo i soldati alle calcagna. Ti stanno cercando tutti, le strade sono piene zeppe di controlli militari e volantini col tuo volto.-

Improvvisamente mi passò la fame. Non avevo più un posto dove stare, mi volevano tutti morta.

-Non capisco. Perché proprio io? Che cosa devo fare adesso?- mi ero ripromessa di non piangere davanti a lui, ma come potevo essere Forte? Ero preoccupata per me ma soprattutto per la mia famiglia. E se gli avessero fatto del male? Forse la cosa giusta da fare era consegnarmi e curare tutti quei malati.

Mi asciugai le guance quando sentii il sapore salato delle mie Lacrime sulle mie labbra.

-Se sono davvero la cura, è meglio che vada da questa dannata strega direttamente. Perché non mi hai ancora consegnato a lei? –

Tamacti mi guardò preoccupato, appoggiato ai fornelli, a debita distanza da me.

-Perché...non lo so il perché, Selva. Non mi fido di quella donna e tantomeno dei dottori. Magari vogliono te per altri strani esperimenti, non sei la prima umana che viene presa dalla strega per trovare un vaccino, ma non è mai successo. –

-Ma potrebbe funzionare questa volta.-

-Si, potrebbe. Ma non è sicuro . Sono più le probabilità che sia solo una perdita di tempo. Saresti solo una vittima in più e la tua morte sarebbe inutile, ed io sono stanco di vedere i ragazzi morire per i capricci della strega. –

Non riuscivo a capire il suo discorso, ma lui sembrava abbastanza certo delle sue parole, e al momento era l'unica persona di cui potevo fidarmi.

-Che cosa devo fare allora?-

Tamacti si avvicinò, sedendosi finalmente al mio fianco e guardandomi attentamente.

-Dobbiamo lasciare Minartas. Era già nei miei piani lasciare questo posto prima che entrassi in scena tu. Una volta lontani, ognuno andrà per la sua strada.-

-Cosa? No! Non posso lasciare i miei genitori! –

-Se rimani a Minartas morirai comunque e sarai costretta a lasciarli. –

-Ma...non si può attraversare il confine.-

Tamacti sorrise furbo, schioccando la lingua sul palato. -Lo faccio quasi ogni giorno, non sarà un problema.-

-Ma ...ma dove dovremmo andare?-

-Più lontano possibile, finché smetteranno di cercarti, se mai lo faranno. Ci sono posti molto lontani dove si può ricominciare a vivere , senza Cuorassiti che mangiano i propri simili. Non ti fermerai finché non sarai sicura di essere al sicuro, e se non sarai mai al sicuro non smetterai mai di muoverti e scoprire il mondo, finché si dimenticheranno di te.-

La cosa che mi preoccupava di più, è che mentre mi raccontava tutte quelle cose Sembrava del tutto serio.

-Ma quando te ne andrai, come sarò in grado di sopravvivere da sola?-

-Quando ci separeremo vorrà dire che sarai al sicuro e abbastanza matura per badare a te stessa.-

-Perché fai questo per me?-

Tamacti di alzò dalla sedia, smettendo di guardarmi e concentrando la sua attenzione a qualcos'altro di futile.

-Te l'ho già detto, non voglio vedere morti inutili.-

Concluse il discorso trafficando con il suo walkie talkie, chiamando il nome della sua amica a vuoto attraverso l'oggetto elettronico.

Io allontanai la padella con le uova, perché non sarei riuscita comunque a mangiare dopo quello che mi aveva appena detto.

Il mercante di cuori (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora