XVI. Selva

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Meno di un chilometro ci separava dalla famosa Sarymnaia, quel posto di cui avevo sentito tanto parlare ma che non avevo mai visto

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Meno di un chilometro ci separava dalla famosa Sarymnaia, quel posto di cui avevo sentito tanto parlare ma che non avevo mai visto.

Era l'unica  città confinante con Minartas ancora abitata.

Le gallerie strette e soffocanti fortunatamente erano terminate.

Sbucammo in un punto morto dove le caverne del sottosuolo erano distrutte. L'unico modo per arrivare dall’altra parte era attraversare uno dei tanti ponti che collegavano le vecchie gallerie.

Le travi erano strette e fatte di legno marcio, e quella volta la lunghezza da percorrere Sembrava più estesa.

Ad aprire la fila fu Ombra, che  si mosse veloce sul legno come le lo avesse sempre fatto.

Mi misi a gattoni sul legno e feci un respiro profondo, ripetendomi varie volte di non guardare giú.  Il vuoto sotto di noi doveva essere infinito.

-Vai piano, non mettere troppo peso sulle ginocchia. Sono dietro di te.-

  bastarono le parole rassicuranti di Tamacti a farmi procede con cautela.

Seguii i suoi consigli e gattonai lentamente sopra la trave, sentendo il legno scricchiolare fastidiosamente sotto il nostro peso.

Mi chiesi come avesse fatto Ombra a mantenere l'equilibrio e percorrerla in piedi. Probabilmente grazie alla sua vista notturna e la fisicità .

Tamacti mi seguiva silenzioso, non troppo vicino a me per non mettere troppo peso sullo stesso punto.

Non sapevo quanto mancasse alla fine.

Improvvisamente, delle urla stridule e selvagge coprirono il cigolio della trave.

Provenivano dagli abissi e non erano ne umane, ne animali. Mi fecero accapponare la pelle e dovetti fermarmi per lo spavento.

Non sembravano vicine, ma nemmeno troppo lontane. Forse poi laggiù non era così vuoto come pensavo.

-Ragazzi ci siete?-. La voce di Ombra si trasformò in un eco profondo e a risponderle furono i gemiti che avevo sentito prima, più forti e chiari .

-Continua, Selva.- sussuró Tamacti.

Avanzai più velocemente di Prima per paura di sentire ancora quelle cose, desiderosa di incontrare la terra ferma.

La trave tremava sotto al nostro peso, come se avesse timore anche lei.

Quando le mie mani toccarono la terra fangosa capii di essere arrivata, ma non feci nemmeno in tempo a tirare un sospiro di sollievo.
-Ombra, dove se…-

L'urlo disumano della cosa mi arrivò dritto al cervello, facendomi chiudere gli occhi dal fastidio che recarono alle mie povere orecchie.
All’ interno della galleria non c'era molta luce,ma riuscii a scorgere la cosa che mi aggredii.

Il mercante di cuori (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora