Edhel

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Elfo.

Elfo

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Hrívë - Inverno

Tanti anni prima.

Quando attraversò l'erba alta, le sue piccole gambe si nascondevano e solo i suoi ricci neri spuntarono come ciuffi ribelli e disordinati. In mezzo alla foresta, Simone si divertiva a osservare i piccoli bruchi o semplicemente le farfalle che si nascondevano con le ali chiuse - forse perché impaurite - da occhi di curiosi e indiscreti. Non sembrava sentire freddo avvolto in quella sua veste giallo scuro con una cintura ricamata in vita e con un orlo così delicato, che anche un esile ramo avrebbe potuto romperne e spezzarne la trama. Seppur all'apparenza potesse trasmettere un'aria calma e pacata, ogni qual volta che usciva da Boscoverde per respirare quell'aria senza la necessità di dover vedere gli altri inchinarsi alla sua uscita o ritorno da palazzo oppure per guardare altrove con un certo sdegno in viso, il piccolo elfo si rabbuiava quasi, cercando di capire il perché di quei comportamenti.

Simone, al di là del sangue nobile, era un elfo come tanti altri. Come tutti gli altri, o almeno così credeva d'essere.

Correva come ogni volta lungo quel solito cammino che collegava la valle che portava al ruscello - di acqua quasi sempre fredda - , alla prima radura ricoperta di verde e pioppi, larici, betulle, i castagni, i meleti. Sospirava nella pace davanti a quel verde che profumava di bagnato e umido o almeno, che suggeriva con quel suo colore la speranza. Colore, che sarebbe rimasto fino alla prima dell'entrata del pieno mese invernale e i cui pomeriggi che lo avrebbero preceduto, erano dedicati alla raccolta nelle zone più rigogliose della foresta con sua madre.

Simone era a tutti gli effetti, a discapito del pensiero degli altri, un elfo, nonostante fosse nato da una mortale e una creatura della sua stessa specie.

Non ne aveva mai subito però il peso della differenza, lui amava i suoi genitori e loro avevano sempre cercato di proteggerlo e crescerlo nell'amore.

Non aveva mai respirato la parola diversità dentro le mura del palazzo.

Simone era oltre che un elfo, proprio questo: una legittima e piccola anima curiosa che indagava attorno a sé, osservatrice di tutto quanto potesse trasmettergli un piacevole stupore e meraviglia. Alimentato da una grande sete di conoscenza e di scoperta.

La natura lo faceva sentire in pace e connesso col mondo.

Sua madre, lo richiamò con quella sua voce ovattata e dolce, mentre teneva due ceste per braccio per raccogliere erbe e farne poi dei decotti, dei filtri specifici per determinati scopi o per guarire i suoi clienti, attenta a non sgualcire o a rovinare la lunga veste rossa che portava addosso e il mantello più pesante che le avvolgeva la schiena e le spalle. Lo vedeva però, Cora. Vedeva perfettamente suo figlio che nel tentativo di farle uno scherzo, falliva miseramente per via di qualche riccio fuori posto sulla testa, in piena vista.

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